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Covid 19

Emorragie cerebrali nei feti di donne incinte con Covid: il virus passa dalla madre al figlio

In 26 cervelli di feti analizzati in laboratorio sono stati trovati i segni di emorragie cerebrali. Tutti erano associati alla COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2.
A cura di Andrea Centini
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I feti di donne incinte con la COVID-19 rischiano emorragie cerebrali, legate a una “ridotta integrità” dei vasi sanguigni del cervello e a un aumento dell'infiltrazione di cellule immunitarie. In altri termini, l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2 può provocare danni al delicatissimo tessuto cerebrale in sviluppo dei bambini nel grembo materno. Non è chiaro se il danno al cervello fetale (in particolar modo all'area della corteccia) sia dovuto all'azione diretta del patogeno pandemico o alla risposta immunitaria della madre all'invasione virale, vista la presenza delle cellule immunitarie. Ciò che è certo è che si tratta di un rischio da non sottovalutare per i piccoli, per questa e altre ragioni gli esperti raccomandano alle donne incinte di sottoporsi al vaccino anti Covid.

A determinare che i feti di donne in gravidanza con Covid rischiano di avere emorragie cerebrali è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze del King's College di Londra, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie (ICGEB) di Trieste, del Centre for Discovery Brain Sciences dell'Università di Edimburgo e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Katherine R. Long del Centro di Neurobiologia dello Sviluppo dell'ateneo inglese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato oltre 600 campioni di tessuto fetale raccolti tra luglio 2020 e aprile 2022, un arco temporale nel quale sono state presenti diverse varianti dominanti del SARS-CoV-2.

Fra le centinaia di campioni analizzati, in 26 avevano i segni delle emorragie cerebrali. In tutti quelli con danno cerebrale conclamato erano presenti le prove della COVID-19, l'infezione provocata dal patogeno pandemico. Nei campioni non infettati l'integrità dei vasi risultava essere sensibilmente superiore. La maggior parte dei cervelli con emorragie erano di feti deceduti tra la fine del primo trimestre e l'inizio del secondo, una fase molto critica dello sviluppo, dato che, come spiegato dagli esperti in un comunicato stampa, in questa fase si determina la formazione della barriera ematoencefalica, lo “scudo” che permette di proteggere il cervello dall'invasione di agenti esterni potenzialmente pericolosi.

“Mentre le emorragie si verificano occasionalmente nei cervelli in via di sviluppo, è estremamente insolito che ci siano così tanti casi in un periodo di 21 mesi. Ora è della massima importanza seguire i bambini che sono stati esposti prenatalmente alla COVID-19 in modo da poter stabilire se ci sono effetti sullo sviluppo neurologico a lungo termine”, ha dichiarato la professoressa Katherine R. Long. “I nostri risultati suggeriscono che esiste un'associazione tra lo sviluppo precoce del tessuto cerebrale fetale umano e la vulnerabilità all'infezione da COVID-19”, le ha fatto eco il coautore dello studio Marco Massimo.

Come specificato, gli scienziati non sanno se il danno al tessuto cerebrale è scaturito dall'infezione diretta del SARS-CoV-2 o dalla risposta immunitaria della madre; è noto che la COVID-19 può scatenare reazioni immunitarie molto violente – come la tempesta di citochine – che possono portare a complicazioni estremamente pericolose, alla stregua dell'insufficienza multiorgano e della sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS). Non si esclude che possa innescare anche danno tissutale al cervello fetale.

Per quanto concerne la rilevazione del virus nei campioni fetali, la proteina S o Spike del virus, il “gancio biologico” che sfrutta per legarsi alle cellule umane e infettarle, è stata rilevata in basse concentrazioni nei neuroni della corteccia, nella placenta e nel cordone ombelicale, mentre risultava "abbondante nel plesso coroideo dei campioni emorragici", come spiegato nello studio. Queste informazioni aiuteranno a capire l'impatto della COVID-19 in gravidanza, che un recente studio guidato da scienziati dell'Istituto Milken dell'Università George Washington (Stati Uniti) ha rilevato essere estremamente pericoloso per le future mamme. Il rischio di morte risulta infatti sette volte superiore rispetto alle gestanti non infette, mentre le probabilità di aver bisogno di ventilazione meccanica, di essere ricoverate e sviluppare una polmonite sono molto più elevate. I dettagli della nuova ricerca sui campioni fetali “Haemorrhage of human foetal cortex associated with SARS-CoV-2 infection” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica specializzata Brain.

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