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Cosa vuol dire che è stato superato il picco di influenza stagionale

Attraverso l’ultimo bollettino di RespiVirNet, il sistema di sorveglianza sulle sindromi simil-influenzali in Italia, l’ISS ha annunciato che è stato superato il picco stagionale. Cosa significa e perché il rischio di ammalarsi è ancora elevato.
A cura di Andrea Centini
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L'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha annunciato che è stato finalmente superato il picco della stagione influenzale 2023 – 2024, considerata una delle più intense degli ultimi anni. Da ottobre dello scorso anno a oggi, infatti, sono infatti circa 8 milioni gli italiani finiti a letto con febbre alta, tosse, dolori muscolari e altri sintomi tipici. Significativo anche il numero di ricoveri per polmoniti di origine virale scaturite da patogeni influenzali e simili, le cui infezioni hanno messo sensibilmente sotto pressione il Sistema Sanitario Nazionale. Non a caso si stima che al termine della stagione, la prossima primavera, oltre 14 milioni di connazionali avranno avuto a che fare con una sindrome simil-influenzale registrata nei sistemi di sorveglianza.

Fortunatamente, come indicato, i dati diffusi dall'ISS certificano il superamento del picco stagionale; ciò significa che i casi di infezione hanno iniziato a calare. A dimostrarlo l'ultimo bollettino di RespiVirNet, il Sistema di Sorveglianza Integrata – dunque epidemiologica e virologica – dei casi di sindromi simil-influenzali e dei virus respiratori, in precedenza conosciuto come InfluNet. Il rapporto settimanale è legato ai dati raccolti dai “medici sentinella” e dai laboratori regionali, la cui gestione è coordinata dall'ISS e dal Ministero della Salute. L'ultimo bollettino fa riferimento alla prima settimana del 2024 (da Capodanno a domenica 7 gennaio) ed evidenzia un significativo calo nell'incidenza rispetto all'ultima settimana del 2023; nello specifico, l'incidenza di sindromi simil-influenzali (ILI) in Italia nella settimana 1 del 2024 è stata di 16,5 casi per mille assistiti, contro i 18,3 casi per mille assistiti di quella precedenza. Questo dato, come specificato, certifica il superamento del picco stagionale, dopo settimane di “impennate” della curva.

La diminuzione più rilevante è stata registrata nelle fasce di età pediatriche e in particolar modo tra i bambini con meno di cinque anni; in questo sottogruppo l'incidenza nella settimana 1 del 2024 è stata infatti di 33,6 casi per mille assistiti, contro i 47,2 dell'ultima settimana del 2023. D'altro canto, l'incidenza è rimasta “stabile negli adulti e anziani”, come riportato nel bollettino di RespiVirNet. È doveroso sottolineare che alla formulazione del rapporto non concorre solo l'influenza, ma tutta una serie di infezioni respiratorie innescata da vari patogeni. Fra essi, oltre ai virus a RNA dell'influenza A e B (appartenenti alla famiglia Orthomixoviridae), figurano anche il coronavirus SARS-CoV-2 responsabile della pandemia di COVID-19, il virus sinciziale respiratorio (RSV), Rhinovirus, Adenovirus, Metapneuvirus, altri coronavirus e via discorrendo.

Il patogeno preponderante nella stagione influenzale attuale è il sottotipo H1N1 del virus dell’influenza tipo A, più nello specifico il ceppo pdm09 (Pandemic disease Mexico 2009). Recentemente il decesso di due persone a causa di questo virus è stato erroneamente correlato all'influenza suina, ma si tratta di un ben noto ceppo dell'influenza umana che circola da numerose stagioni. Non a caso l'antigene è contemplato anche nel vaccino antinfluenzale per la stagione corrente. RespiVirNet evidenzia che durante la settimana 1 del 2024 i campioni positivi ai virus dell'influenza sono stati il 34 percento del totale, contro il 46 percento registrato nell'ultima settimana del 2023, un altro dato che, oltre a quello complessivo, sottolinea il superamento del picco stagionale. Ma cosa significa effettivamente averlo superato?

Dal punto di vista meramente statistico, ci troviamo innanzi alla classica discesa della curva che si verifica in ogni stagione; i casi di sindromi simil-influenzali raggiungono tipicamente un picco in questo periodo dell'anno e poi iniziano a scemare, fino ad appiattirsi con l'inizio della primavera (è ampiamente noto che la stagione fredda catalizza le infezioni respiratorie, per ragioni biologiche ma anche logistiche). Il fatto che è iniziata questa discesa, tuttavia, non significa affatto che il pericolo sia scampato. Anzi, gli esperti continuano a esortare le persone – in particolar modo quelle fragili e quelle che sono a contatto con le categorie a rischio – di vaccinarsi, proprio per ridurre i rischi legati alla coda finale della stagione. Nelle prossime settimane, del resto, si ritiene “fortemente probabile una circolazione sostenuta” dei virus, come affermato dalla dottoressa Anna Teresa Palamara del Dipartimento di Malattie Infettive dell'ISS. Pertanto la raccomandazione è sempre quella di vaccinarsi e di essere prudenti nei comportamenti. Il rischio di ammalarsi è ancora elevato e l'influenza – così come altre sindromi simil-influenzali – non è assolutamente un'infezione da sottovalutare; basti sapere che ogni anno circa 8.000 persone all'anno perdono la vita in Italia per cause dirette e indirette legate all'influenza. Un recente studio olandese, ad esempio, ha dimostrato che durante la prima settimana di influenza il rischio di infarto aumenta di ben sei volte.

Nonostante la sensibilizzazione pubblica attraverso la promozione della campagna di vaccinazione, che da un paio di anni è combinata Covid-Influenza, purtroppo ci sono ancora tantissime persone con più di 65 anni che non si sottopongono al vaccino, andando incontro ai rischi più significativi in caso di infezione. In base agli ultimi dati sono state somministrate quasi 10 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale, con una copertura del 45 percento per la popolazione over 65. I dati, al termine della stagione, dovrebbero essere in linea con quelli dello scorso anno, ma nel contesto di una epidemia molto più intensa. Come spiegato dal professor Gianni Rezza, docente di Igiene all'università San Raffaele di Milano ed epidemiologo, il virus H1N1 predominante può portare a polmonite interstiziale primaria anche nei giovani adulti, seppur raramente, mentre negli anziani “può assumere frequentemente un certo livello di pericolosità”. Insomma, anche se il picco è stato superato e ci avviamo verso la fine della stagione influenzale, ci saranno diverse altre settimane a rischio elevato, pertanto il consiglio resta sempre lo stesso: vaccinarsi perché l'influenza è una patologia con rischi significativi, soprattutto nei pazienti fragili.

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