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Aperta la caccia domenica 17 settembre, LAV: “Passione sanguinaria, uccise anche specie a rischio”

Domenica 17 settembre partirà la stagione venatoria 2023 / 2024, con l’Italia sotto inchiesta della UE per la controversa gestione della caccia, ad esempio ai danni di specie protette e in sofferenza. Per saperne di più su numeri e conseguenze della caccia in Italia abbiamo contattato Massimo Vitturi, Responsabile animali selvatici della LAV.
Massimo Vitturi
Responsabile animali selvatici della LAV
A cura di Andrea Centini
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Come ogni anno, la terza domenica di settembre collima con l'apertura della caccia, al netto delle preaperture; ciò significa che la stagione venatoria 2023 / 2024 avrà inizio ufficialmente domenica 17. La sua conclusione è invece prevista per mercoledì 31 gennaio 2024, con possibili posticipi e deroghe per la cosiddetta caccia di selezione. Ricordiamo che a tal proposito a dicembre 2022 la Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento che permette la caccia alla fauna selvatica anche in aree dove in precedenza vigeva il divieto assoluto, come quelle protette e urbane. Inoltre viene data la possibilità di abbattere o catturare gli animali anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. Al di là del nuovo emendamento, che non ha nulla a che vedere con la regolare stagione venatoria, l'Italia è finita sotto inchiesta da parte della Commissione Europea proprio per la gestione controversa della caccia, tra circolari che cercano di aggirare i regolamenti sulle munizioni al piombo e il permesso di abbattere specie in sofferenza. Per saperne di più sull'imminente stagione venatoria abbiamo contattato Massimo Vitturi, Responsabile animali selvatici della LAV (Lega Anti Visisezione Italiana). Ecco cosa ci ha raccontato.

Innanzitutto le chiediamo, quanti sono i cacciatori in Italia?

Il dato preciso sul numero di cacciatori attivi non c'è. Bisognerebbe chiedere a ogni Regione il numero di tesserini venatori rilasciati. Io una volta l'ho fatto ma è un lavoro improbo, che richiede un impegno costante. Non rispondono, c'è chi lo fa dopo mesi, non capiscono e così via. I dati ufficiali non sono rilasciati, ma la stima ci dice che ci sono circa 450.000 cacciatori a livello nazionale, sulla base del trend che è in continua flessione da anni.

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Quando abbiamo raggiunto il picco di cacciatori in Italia? E quanti erano?

Parliamo degli anni '80, un paio di milioni di cacciatori. È molto calato il numero, c'è stato un crollo. Letteralmente. Quando ci sono stati i referendum contro la caccia alla fine degli anni '80 – inizi '90 è stata una continua diminuzione, che sta ancora continuando. Ma non ci sono dati certi. L'età media è superiore ai 60 anni. Io avevo fatto uno studio sulla Regione Emilia Romagna, che fornisce tutti i dati anno per anno anche con le classi di età, e si vedeva che di anno in anno l'età media aumentava sempre di più. Questo vuol dire che i cacciatori che mollavano – per raggiunti limiti di età o perché morivano – non venivano sostituiti da nuovi ingressi. Quindi la caccia dimostra di non avere appeal. È poco interessante per i giovani. Lo si nota dal fatto che le associazioni venatorie sono in costante campagna di reclutamento rivolta soprattutto ai giovani. Ultimamente anche alle donne. Sono davanti a una pagina web di un sito collegato ai cacciatori e c'è la pubblicità di un fucile con una donna che spara. Sullo sfondo si vede un uomo.

Sappiamo quante sono le donne cacciatrici?

No, ma sicuramente sono una minoranza molto ristretta. Però c'è una forte pressione per stimolarle ad entrare nel mondo venatorio.

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Quanti animali ammazzano ogni anno queste persone?

Tre anni fa avevo fatto una stima – con molta fatica – partendo dai dati di cinque Regioni campione del Nord, Centro e Sud Italia che poi ho “spalmato sulle altre”, sulla base dei calendari venatori. Sapere il numero esatto di animali che vengono uccisi è impossibile, per due ragioni. La prima è che tutto viene lasciato in mano all'autocertificazione dei cacciatori, che sanno bene che, se segnano tutti gli animali che hanno ucciso, a un certo punto raggiungono il limite e non ne possono ammazzare altri. Hanno un carniere giornaliero e stagionale, quindi hanno tutto l'interesse a non segnare tutti quelli uccidono. Quel numero è già inficiato alla base. Inoltre viene segnato sui tesserini che vengono riconsegnati alle Regioni, che dovrebbero verificarli e controllarli. Le dico che in Veneto, dove vivo e ho avuto più facilità di accesso, ho visto con i miei occhi le stanze degli archivi con montagne di tesserini venatori che mai nessuno ha controllato. Immagino sia così ovunque. Quindi non è possibile conoscere il numero preciso di animali che vengono uccisi, però conosco il numero preciso di animali che le Regioni, tutte assieme, per legge consentono ai cacciatori di uccidere: parliamo di circa 400 milioni di animali.

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È un numero mostruoso

Sì, che porterebbe all'estinzione. Ma è un numero reale, scientifico. Posso fornire tutti i dati. È basato sul carniere di ogni cacciatore. Ogni cacciatore ha la possibilità di uccidere un numero massimo di animali al giorno e durante la stagione venatoria: quello che si ottiene è un numero potenziale. È chiaro che se il cacciatore può uccidere dieci tortore, magari ne uccide una, o ne segna una. Però la Regione gli dà la possibilità di dieci tortore. Assieme a tutti gli altri cacciatori di tutta Italia fanno milioni. È spropositato.

Ma non c'è modo di fare dei controlli più accurati in qualche modo, magari sul numero di proiettili sparati in relazione all'effettivo numero di animali uccisi

No. Fanno come vogliono. Anche perché sanno benissimo che i controlli sono sostanzialmente inesistenti. Da quando Matteo Renzi ha fuso il Corpo Forestale dello Stato nel Corpo dei Carabinieri e ha cancellato le province, questo è stato un colpo disastroso nei confronti della vigilanza venatoria. Che era sostanzialmente in mano ai forestali e alle polizie provinciali. Che comunque erano poche. Adesso sono praticamente inesistenti. Quindi tutta la vigilanza venatoria è nelle mani delle stesse associazioni venatorie. Che hanno le loro guardie venatorie volontarie. Non serve approfondire, direi. Gli unici che sono pizzicati sono quelli che incappano nelle guardie volontarie del WWF, della LIPU, della LAC. Perché c'è anche qualche guardia volontaria delle associazioni ambientaliste, ma sono veramente pochissime. E bisogna dire che quando le guardie venatorie delle associazioni ambientaliste elevano una sanzione di bracconaggio, nel 98 percento dei casi i coinvolti sono tutti cacciatori. Quando qualcuno viene sanzionato per atti di bracconaggio, quasi nel 100 percento dei casi ha in tasca la licenza di caccia.

Se non ricordo male la provincia di Brescia è il luogo peggiore in Italia per numero di animali uccisi

Sì, è quella a più alto tasso venatorio e anche di bracconaggio. È tristemente nota per questo. Non a caso società storiche che producono armi e munizioni vengono da quelle parti, dalla Val Trompia. Non a caso è considerata un black spot nel piano nazionale di contrasto al bracconaggio.

Bracconaggio con reti in provincia di Brescia
Bracconaggio con reti in provincia di Brescia

Tornando alle specie cacciabili in Italia, la LIPU segnala circa 20 uccelli che sono in cattivo stato di conservazione, eppure possono essere uccisi. Tra essi alcuni sono considerati proprio in pericolo, come il tordo sassello, l'allodola, la coturnice e il moriglione. Consultando per curiosità il calendario venatorio del Lazio abbiamo letto che ogni cacciatore nella stagione 2023 / 2024 potrà uccidere 50 allodole e 10 moriglioni. Ma è normale che sia permessa una cosa del genere?

Questo è il dramma. Vengono fatti questi calendari venatori e noi come associazioni, assieme a LIPU, WWF, ENPA e così via, li impugniamo e vinciamo regolarmente. Non viene azzerato il calendario venatorio, ma si vince in riferimento proprio a queste specie che hanno uno stato di conservazione critico. Purtroppo questo evidenzia quanto le Regioni siano assoggettate e confidenti alle richieste del mondo venatorio. Loro sono sempre sostanzialmente disponibili. Le faccio un esempio: l'apertura della stagione di caccia è la terza domenica di settembre, questa domenica, però tutte le Regioni fanno le preaperture dal primo di settembre. Quella è una facoltà che è scritta sulla legge nazionale sulla caccia. Il presidente della Regione può decidere che per alcune specie si possa anticipare al primo settembre. Bene, nello stesso articolo dove c'è scritta questa cosa, c'è scritto anche che il presidente può ridurre il periodo di caccia per certe specie, a causa magari di condizioni climatiche particolari, difficoltà ambientali e così via. Può ridurre il periodo o annullare la caccia. Nessun presidente di Regione ha mai ridotto, non dico tolto o eliminato, ma ridotto l'apertura della caccia. Mai in restrizione. Nemmeno per i gravi incendi che ci sono stati in Sardegna negli anni passati. Per essere più contemporanei, nemmeno per l'alluvione in Emilia Romagna che ha fatto un disastro. Tant'è che la stessa Regione ha chiesto lo stato di emergenza. Lo stato di emergenza vale per tutti ma non per la fauna selvatica. Abbiamo chiesto formalmente al presidente Bonaccini di limitare la caccia almeno nei territori colpiti dall'alluvione, non dico a Piacenza. Invece zero. Lettera morta. Ma anzi, anticipano. Rispetto alle specie protette, le Regioni vanno sempre e solo incontro agli interessi dei cacciatori.

Questa situazione ha creato un bel problema all'Italia. La Commissione Europea all'inizio di agosto ha aperto un'inchiesta contro il nostro Paese proprio per la pessima gestione della caccia. Ad esempio sul divieto delle munizioni al piombo nelle zone umide – sappiamo quanto il piombo è pericoloso per gli animali -, con l'Italia che ha cercato di sviare la direttiva europea. Lo stesso è avvenuto per il permesso di caccia alle sopracitate specie in sofferenza. Il governo ha tempo due mesi per rispondere alla richiesta di chiarimenti da parte di Bruxelles; sappiamo cosa ha fatto per non andare incontro alla procedura d'infrazione?

Questo purtroppo non lo sappiamo. Non ne abbiamo avuto notizia, perché l'interlocuzione è diretta tra la Commissione Europea e lo Stato italiano. Quello che possiamo dire rispetto al piombo, è che l'Italia a fronte dell'approvazione del regolamento europeo – che detta dei limiti molto precisi e definiti per l'utilizzo di queste munizioni nelle aree umide e in prossimità delle stesse, sostanzialmente vietandolo – si è affrettata pochi giorni dopo ad approvare una circolare interpretativa di questo regolamento. A firma congiunta congiunta del Ministero dell'Agricoltura, quindi Lollobrigida – che sappiamo essere cacciatore e filovenatorio – e del sedicente Ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin, visto che si parlava di munizioni al piombo e non ha avuto meglio da fare che sottoscrivere una circolare interpretativa che dava maggiori possibilità, che depotenziava il regolamento europeo. Assieme alle altre associazioni abbiamo impugnato quella circolare interpretativa e il TAR del Lazio ha detto in sostanza che quella circolare è carta straccia. Perché c'è un regolamento europeo che dice chiaramente le cose come stanno ed è immediatamente applicabile, non c'è bisogno di un recepimento nazionale come per una direttiva comunitaria. Quindi quella circolare interpretativa non vale nulla.

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Dunque, cosa dobbiamo aspettarci?

I cacciatori qualche giorno fa sono andati a piangere di nuovo al cospetto del ministro Lollobrigida, chiedendo un intervento legislativo. Gli hanno detto “qua le associazioni impugnano le cose che fate a favore di noi cacciatori”, quindi chiediamo la modifica della legge, un qualcosa che non possa essere impugnato. In questo momento – ho ricevuto la mail mezzora fa – la maggioranza parlamentare sta lavorando proprio per inserire un emendamento a una delle leggi di conversione dei vari decreti legge sui quali sono impegnati al parlamento, per infilarci proprio ciò che era riportato nella famigerata circolare interpretativa.

Quindi in sostanza andremo incontro a questa procedura d'infrazione da parte della UE. Che conseguenze ci saranno?

La procedura d'infrazione è una procedura abbastanza lunga, gestita dalla Commissione Europea, che pone delle domande circa il quadro normativo dello Stato membro. Lo Stato membro ha due mesi di tempo per rispondere, poi la valutazione avviene entro altri due mesi, poi si danno delle indicazioni e così via. È uno scambio di documentazione approfondito che può durare anche un anno. Dopo di che si può arrivare anche a una condanna e a multe milionarie, che sono pagate da tutti i cittadini dello Stato membro. Tutti noi ci rimettiamo per la complicità, sostanzialmente, di un parlamento nei confronti dei cacciatori. Dico parlamento non a caso. Se è chiarissimo come la pensa la maggioranza, dove sono tutti ripiegati su quel mondo lì, anche all'opposizione non va meglio. Dopo che c'è stata la bocciatura al TAR della circolare sul piombo, ho letto anche le dichiarazioni di due esponenti del PD – uno dei quali è Vaccari – che esortavano il governo a fare un intervento al fine di garantire ai cacciatori le loro libertà. Le solite cose. C'è una quadra per quanto riguarda la caccia. L'abbiamo definita il più grande attacco ai danni degli animali selvatici. C'è una tempesta perfetta: maggioranza e opposizione perfettamente d'accordo. Hanno i numeri – purtroppo – per fare ciò che vogliono. Possono demolire tutto ciò che è stato fatto negli ultimi 30 anni a tutela della biodiversità, dell'ambiente e degli animali che in quell'ambiente hanno il diritto di vivere.

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Perché si caccia in Italia? Qual è la cosa che spinge queste persone ad ammazzare gli animali?

Io quando scrivo i comunicati la definisco la loro “passione sanguinaria”. Come aneddoto le posso dire che in tanti anni di carriera anti caccia – purtroppo, io avrei voluto finirla con l'abolizione – ne ho incontrati tanti di cacciatori. Ma tanti. E mai uno che mi abbia detto “io vado a caccia perché mi piace ammazzare”. Tutti vanno perché “è bella la campagna la mattina”, “perché tengo il fisico allenato”, “perché mi piace portare il cane a spasso”, “perché mi piace fare le passeggiate”, “perché è bello trovarsi con gli amici e poi a mangiare”. Tutte ragioni che chiunque può sottoscrivere, anche io e lei. Anche io me la vado a fare una bella passeggiata coi cani. È sempre così. Ma io sono convinto che il loro è un bisogno interiore e personale di sopraffazione, di potere, di decidere della vita e della morte di un altro. Loro provano piacere nel togliere la vita a qualcuno, su questo non c'è dubbio. È un qualcosa di cattivo.

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