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Cambiamenti climatici

Gli anfibi si stanno estinguendo a un ritmo spaventoso: il 41% delle specie è a rischio

Un nuovo studio ha dimostrato che due anfibi su cinque sono minacciati di estinzione. Sarebbero oltre 200 le specie di rane, salamandre, cecilie e altri anfibi scomparsi negli ultimi 150 anni a causa dell’uomo. Le principali minacce attuali sono rappresentate dal cambiamento climatico e dalla distruzione dell’habitat naturale.
A cura di Andrea Centini
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Gli anfibi sono tra gli animali più minacciati in assoluto della Terra e un nuovo, approfondito studio sul loro stato di conservazione evidenzia una condizione drammatica: il 41 percento di questo antichissimo e affascinante gruppo di esseri viventi è a rischio estinzione. Ciò significa che due anfibi su cinque rischiano di sparire per sempre dal nostro pianeta. E la colpa, ovviamente, è principalmente dell'uomo. Distruzione dell'habitat naturale e cambiamento climatico catalizzato dalle emissioni di CO2 e altri gas a effetto serra sono infatti tra le principali minacce per questi animali, ma anche la diffusione di alcune malattie – in particolar modo la fungina chitidriomicosi – sta mietendo un numero spaventoso di vittime, che rischia di condannare intere specie.

A determinare il precario stato di salute di rane, rospi, salamandre, cecilie e altri anfibi è stato un copioso team di ricerca internazionale – composto da oltre mille esperti da tutto il mondo – guidato da scienziati dell'Amphibian Specialist Group dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), il principale organo mondiale che si occupa di tutela della biodiversità. Tra i principali strumenti di monitoraggio vi è la Lista Rossa, un elenco nel quale vengono inserite tutte le specie minacciate. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Jennifer A. Luedtke, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato il rischi di estinzione di oltre 8.000 specie di anfibi provenienti da tutto il mondo, oltre un quarto delle quali valutate approfonditamente per la prima volta. Grazie alla raccolta dei dati, avvenuta tra il 2002 e il 2022, i ricercatori sono giunti alla conclusione che circa il 41 percento di questi animali rischia l'estinzione. Si tratta di uno dei gruppi più colpiti in assoluto nel contesto della Sesta Estinzione di Massa causata dall'uomo, che secondo una recente ricerca avrebbe fatto estinguere fino a 260.000 specie in soli 500 anni. Gli anfibi noti alla scienza ed estinti negli ultimi 150 anni potrebbero superare i 200, qualora venisse data conferma per le specie che non si avvistano da tempo.

Tra le migliaia di specie analizzate ve ne sono 300 che sono a rischio di estinzione. Per il 39 percento di esse la principale minaccia è rappresentata dal cambiamento climatico, responsabile di siccità, ondate di calore, fenomeni meteorologici estremi e incendi – tra le altre cose – che hanno un impatto drammatico su animali che vivono in stretta relazione con l'acqua. Secondo gli esperti le percentuali aumenteranno in futuro con l'ulteriore raccolta dei dati, poiché gli anfibi sono particolarmente sensibili ai cambiamenti ambientali che si verificano nel proprio habitat naturale. Particolarmente drammatico è anche l'impatto della perdita dell'habitat, perpetrato principalmente dal settore agricolo tra allevamenti e raccolti. Essa ha contribuito al deterioramento dello stato di conservazione del 37 percento delle specie, ma in qualche misura colpisce praticamente quasi tutte le specie di anfibi minacciati. Tra le specie che si considerano estinte a causa dell'agricoltura figurano Craugastor myllomyllon e Pseudoeurycea exspectata, avvistate l'ultima volta oltre 50 anni fa. Come indicato, anche le malattie alla stregua della chitridiomicosi hanno devastato intere popolazioni di anfibi negli ultimi decenni, portandone alcune sull'orlo dell'estinzione. Fra esse la rana arlecchino Chiriqui (Atelopus chiriquiensis).

“Mentre gli esseri umani guidano i cambiamenti nel clima e negli habitat, gli anfibi stanno diventando prigionieri del clima, incapaci di spostarsi molto lontano per sfuggire all’aumento indotto dai cambiamenti climatici nella frequenza e nell’intensità del caldo estremo, degli incendi, della siccità e degli uragani”, ha dichiarato in un comunicato stampa la dottoressa Luedtke. “Il nostro studio dimostra che non possiamo continuare a sottovalutare questa minaccia. Proteggere e ripristinare le foreste è fondamentale non solo per salvaguardare la biodiversità, ma anche per affrontare il cambiamento climatico”, ha chiosato l'esperta. L'impatto antropico è spaventoso anche per altri gruppi di animali; sono infatti considerati minacciati il 26,5 percento dei mammiferi, il 21,4 percento dei rettili e il 12,9 percento degli uccelli. I dettagli della ricerca “Ongoing declines for the world’s amphibians in the face of emerging threats” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.

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