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India. Stuprò e uccise una ragazza: “E’ colpa sua, non avrebbe dovuto opporsi”

Uno dei responsabili di no stupro di gruppo e della morte di una giovane indiana ha spiegato: “Una ragazza che abbia un po’ di decenza non dovrebbe andare in giro alle nove di sera”.
A cura di Davide Falcioni
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Accusato di aver violentato ed ucciso una donna insieme ad altri cinque complici a bordo di un autobus lo stupratore – intervistata dalla BBC per un documentario intitolato "India's Daughter" che verrà trasmesso l'8 marzo in occasione della festa della donna, ha dichiarato: "Colpa sua che oppose resistenza". Poi, sempre riferendosi alla vittima, ha aggiunto che "avrebbe dovuto solo stare zitta e lasciarsi violentare". Lo stupro di gruppo, culminato con la morte di una studentessa di 23 anni, si verificò oltre due anni fa a New Delhi, a bordo di un autobus. "Una ragazza che abbia un po' di decenza non dovrebbe andare in giro alle nove di sera", ha affermato Mukes Singh, condannato a morte per il delitto, nel documentario dalla BBC. "Alle ragazze si addicono i lavori domestici, non il girovagare per discoteche e bar facendo cose sbagliate", ha insistito, aggiungendo che la gente "ha diritto di dare loro una lezione". Secondo l'assassino, la sua esecuzione "aumenterà i pericoli per le ragazze indiane". "Ora – ha osservato – quando le violentano, non le lasceranno come facemmo noi. Le uccideranno". L'uomo ha anche aggiunto: "Prima le avrebbero violentate e poi avrebbero detto: ‘lasciala, tanto non parlerà con nessuno'. Ora le ammazzeranno e basta".

Era la sera del 16 dicembre 2012 quando la 23enne Jyoti Singh stava tornando da una serata trascorsa insieme ad un suo amico, con cui era stata al cinema. A bordo di un autobus venne avvicinata da cinque uomini, poi picchiata e violentata. Inseguito al ricovero, perse la vita per le gravi lesioni 13 giorni più tardi. Malgrado la tragedia uno dei suoi stupratori ed assassini, per niente pentito, ha dichiarato alla BBC: "Solo il 20% delle ragazze sono in gamba". Quel che lascia stupiti è anche la strategia adottata da uno dei legali della "gang" di assassini, che in tribunale ha ammesso: "Se mia sorella o mia figlia avesse una vita disordinata prima del matrimonio e disonorasse la mia famiglia, sarei sicuramente felice di perderla e – di fronte alla mia famiglia – la cospargerei di benzina e le darei fuoco".

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