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In Vaticano c’è una guerra segreta contro papa Francesco

Il “Papa della misericordia” non si pone il problema di dare bordate durissime ai suoi detrattori, che lo ripagano con uguale moneta. Lo scontro nella Santa Sede è, però, solo all’inizio.
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In Vaticano è in corso una vera e propria guerra e neppure tanto silenziosa. Papa Francesco e le sue riforme rivoluzionarie vivono ormai sotto l’attacco di un gruppo neppure tanto piccolo di cardinali, vescovi, sacerdoti, giornalisti. Una guerra che si esprime spesso con bordate pubbliche ed atteggiamenti eclatanti, date da una parte e dall’altra. Una guerra che va avanti, ormai, da subito dopo l’elezione di Bergoglio al soglio pontificio. Una guerra che sembra peggiorare, giorno dopo giorno, mentre ogni tanto c’è chi tira fuori la parola “scisma”.

Segno visibile di questa guerra, il fatto che il “Papa della misericordia”, come è stato chiamato da molti osservatori negli ultimi anni, non ha risparmiato durissimi attacchi ai suoi confratelli durante il consueto incontro prenatalizio con i cardinali. Francesco ha denunciato le “resistenze malevole, che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive, spesso in veste di agnello". " Gli artefici di questi comportamenti sarebbero coloro che si rifugiano “nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare tutto sul personale senza distinguere tra l'atto, l'attore e l'azione.” Persone accusate di avere “cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del gattopardismo spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima". Parole simili a quelle pronunciate due anni fa, dove accusò i suoi confratelli di sentirsi immortali, di avere il cuore di pietra, di essere ammalati di Alzheimer spirituale, di vivere in uno stato di schizofrenia esistenziale e di essere artefici di un "terrorismo delle chiacchiere".

Con chi ce l'ha il Papa? Francesco, tanto amabile in pubblico quanto rigido nel privato, ce l’ha con quanti non solo non hanno mai gradito le sue riforme di Curia. Riforme  che lo hanno portato ad allontanare numerosi tanti alti prelati da posti di potere in Vaticano ed alla nomina di un “cerchio magico” di cardinali in suo supporto. Francesco ce l’ha con i prelati che lo accusano di ambiguità e che di riforme di dottrine e pastorale non vogliono sentir parlare.

Papa Francesco ha convocato ben due sinodi sulla famiglia, che, alla fine, più che di parlare di famiglia ha visto cardinali e vescovi scontrarsi su due temi specifici: aperture della Chiesa verso gli omosessuali e la possibilità di concedere ai divorziati risposati di poter accedere alla comunione. Alla fine dei sinodi papa Francesco ha redatto un documento che ha creato scalpore, la “Amoris Laetitia”, dove ha messo nero su bianco che, in determinati casi, il problema della comunione ai divorziati risposati va sciolto sulla base del “discernimento”.

Cosa questo voglia dire non è chiaro a molti: qualche vescovo ha scritto ai suoi fedeli dicendo che sì, a determinate condizioni è possibile; altri hanno negato in maniera decisa questa ipotesi, chiarendo che il Papa non ha cambiato la dottrina. Quattro cardinali “tradizionalisti” hanno, quindi, scritto al Papa una lettera contenente dei “dubia”, chiedendo di dire una parola definitiva sull’argomento. Lettera a cui il Papa non ha dato e, sembra non darà, alcuna risposta.

Nel campo dei “resistenti” al Papa vanno annoverati non solo i quattro autori dei dubia, cardinali di primissimo piano, ma anche due prelati che occupano tuttora posti chiave in Vaticano: il prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede, il tedesco Gerhard Mueller, che nega che i divorziati risposati possano fare la comunione; il prefetto della Congregazione per il Culto Divino, l’africano Robert Sarah, che vorrebbe un irrigidimento della liturgia e a cui il Papa ha recentemente fatto lo sgarbo di sostituirlo nel corso di un importante evento pubblico, dando a tutti l’idea di una aperta sconfessione. Non è stata molto gradita neppure la recente decisione di concedere a tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere dall’aborto, che, secondo alcuni, porterebbe ad una banalizzazione di un peccato considerato, storicamente, gravissimo.

Uno dei tradizionalisti, l’americano Raymond Burke, epurato dal Papa non appena insediatosi, si è preso una piccola rivincita nelle scorse ore. Il Papa ha, infatti, deciso di creare una commissione di indagine nei confronti del Sovrano Militare Ordine di Malta, che ha recentemente cacciato il suo Gran Cancelliere, colpevole di aver fatto distribuire preservativi in Africa. L’Ordine, con il supporto di Burke, ha risposto a muso duro al pontefice, in un modo che non si vedeva da secoli, chiarendo che il Papa non ha alcuna giurisdizione sull’Ordine, che è parificato dal diritto internazionale ad uno Stato sovrano.

Da notare che, in questo desolante quadro, alcuni tra i maggiori vaticanisti italiani ed internazionali sono, ormai, schierati in maniera netta contro Bergoglio. Solo per rimanere nel nostro Paese, sono diventati via via sempre più critici nei confronti del pontefice giornalisti di primo livello come Aldo Maria Valli (Rai), Marco Tosatti (già a La Stampa), Vittorio Messori  (editorialista del Corriere della Sera), Sandro Magister (L'Espresso), Alessandro Gnocchi (Libero) aggiuntisi al più critico di tutti, Antonio Socci, durissimo contro Francesco fin dal primo giorno.

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