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Ilva, Michele Emiliano a Luigi Di Maio: “Irregolare la cessione ad ArcelorMittal”

In una lettera al vicepremier, Luigi Di Maio, il presidente della Puglia Michele Emiliano chiede di riconsiderare la proposta di AcciaItalia, migliore in termini di ambiente, occupazione e investimenti. “Zone d’ombra” ci sarebbero invece in quella vincente di ArcelorMittal. Di Maio risponde: “Stiamo valutando”.
A cura di Giorgio Tabani
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 "L'aggiudicazione segue una procedura ad evidenza pubblica che, tuttavia, mi permetto di segnalarLe, presenta zone d'ombra che andrebbero chiarite al fine di accertare se effettivamente sia avvenuta in favore della migliore offerta". Il presidente della regione Puglia Michele Emiliano scrive al vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, denunciando "irregolarità sulla gara con cui ArcelorMittal si è aggiudicata Ilva" e invocando una verifica da parte dell'Autorità Anticorruzione (Anac), guidata da Raffaele Cantone. Di Maio fa pubblicare la lettera sul sito del ministero, datata 10 luglio, e dice: "Prendiamo atto". Più tardi, in Senato, il vicepremier ha dichiarato che si sta valutando "la regolarità delle procedure di aggiudicazione, a seguito delle segnalazioni arrivate, la più autorevole quella di Michele Emiliano. Sono state inviate le carte all'Anac".

Emiliano elenca puntigliosamente i punti critici che avrebbero viziato l’aggiudicazione dell’Ilva a Am Investco Italy srl, la cordata formata dalla multinazionale ArcelorMittal, con la partecipazione minoritaria (15%) del gruppo italiano Marcegaglia Carbon Steel Spa. Innanzitutto viene lamentato il mancato accesso al piano industriale, che recentemente Di Maio ha voluto ridiscutere con le parti sociali e gli acquirenti, in un incontro al Ministero dello Sviluppo economico; il vicepremier aveva dichiarato: "Sul piano ambientale ci sono novità, ma non entusiasmanti, su quello occupazionale è tutto da vedere".

Per il presidente pugliese "non emerge quali siano stati i criteri (predeterminati) di aggiudicazione del contratto che avrebbero ‘vincolato’ il ministero dello Sviluppo economico" a preferire la proposta di ArcelorMittal, se non una valutazione "basata solo sull’offerta economica, senza alcuna considerazione degli aspetti qualitativi della medesima". In particolare Emiliano si riferisce alla proposta della "cordata AcciaItalia Spa, che aveva offerto la auspicata decarbonizzazione dell’impianto Ilva di Taranto", uno dei cavalli di battaglia del governatore pugliese, che si era scontrato più volte sul punto con l'ex ministro Carlo Calenda. Il consorzio AcciaItalia (partecipato dalla Delfin di Leonardo Del Vecchio, dalle acciaierie italiane Arvedi e dagli indiani di Jindal) aveva proposto, entro il 2021, una riconversione della produzione con tecnologie a minore impatto ambientale, come l'utilizzo del gas naturale al posto del carbone in altoforno, che avrebbe abbattuto la produzione di anidride carbonica e polveri sottili. Il piano ambientale della cordata vincente è, invece, molto meno ambizioso e punta ancora sul carbone, avendo peraltro come orizzonte temporale il 2023.

AcciaItalia avrebbe impiegato a regime fino a 10.500 lavoratori (inizialmente meno), a differenza di ArcelorMittal che prevede "8.100 unità lavorative a regime", anche se dopo un successivo rilancio ha proposto di mantenere temporaneamente 10mila lavoratori. Ci sono poi anche grandi differenze sugli investimenti proposti, con 3 miliardi di euro promessi da AcciaItalia, di cui 1,1 miliardi sarebbero stati spesi per installare le nuove tecnologie a basso impatto ambientale nel ciclo integrale (quello che, partendo dal minerale, permette di produrre acciaio che viene poi trasformato, tutto nello stesso sito). Ad essi si sarebbero aggiunti 0,9 miliardi per le bonifiche, contro il totale di investimenti di ArcelorMittal che si ferma a 2,4 miliardi, di cui 1,15 per interventi ambientali.

Il governatore si sofferma anche sugli aspetti antitrust dell'operazione ArcelorMittal. La cordata infatti "notoriamente concentra una cospicua fetta della produzione di acciaio a livello europeo e mondiale, nonché quote di mercato Ue con un evidente e conclamato rischio antitrust, essendo superiori al 40%". Ed è per questo che la Commissione Ue "ha dato il via libera sotto condizione", imponendo "l’eliminazione del gruppo Marcegaglia dal consorzio di acquisto e numerose cessioni di altri impianti". In tal modo però, fa notare Emiliano, si modifica in modo sostanziale il "soggetto aggiudicatario", violando le regole della gara pubblica. Intanto non si è fatta attendere la difesa dell'ex ministro Calenda, che ha twittato più volte in risposta a chi gli chiedeva un commento.

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