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Il Vangelo secondo Don Gallo: il “pantheon” del compagno Andrea

Don Gallo era un partigiano. Don Gallo era un No Tav. Don Gallo citava Arrigoni e Guevara. Don Gallo ricordava Carlo Giuliani. Don Gallo amava prostitute, ladri e omosessuali.
A cura di Davide Falcioni
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Quando nel 1996 Fabrizio De André incise Smisurata Preghiera, probabilmente non immaginò neppure lontanamente che un sacerdote della sua stessa città – e un suo grande amico, come Don Andrea Gallo – avrebbe potuto farne in futuro un testo di "memorie": è tutto scritto lì, in fondo, tutto riassunto in quei versi. Forse non ci sarebbe nessun bisogno di celebrare diversamente la sua vita di sacerdote anarchico, utopista, comunista, pacifista. Basterebbe leggere quelle strofe:

"Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria/col suo marchio speciale di speciale disperazione/e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi/per consegnare alla morte una goccia di splendore/di umanità di verità./Per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio/e seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli/con improbabili nomi di cantanti di tango/in un vasto programma di eternità./Ricorda Signore questi servi disobbedienti/alle leggi del branco/non dimenticare il loro volto/che dopo tanto sbandare/è appena giusto che la fortuna li aiuti/come una svista/come un'anomalia/come una distrazione/come un dovere". 

Cos'altro dire, se non che Don Andrea Gallo ha dedicato la sua esistenza alla sorte degli ultimi: coerentemente, fino all'ultimo giorno, ha applicato alla lettera la sua interpretazione delle parole dei Vangeli. Ha portato la chiesa fuori dalla polverose sagrestie, l'ha spogliata degli orpelli e dei riti vuoti volti a gerarchizzare, colpevolizzando, quelli che lui invece amava: i ladri, le puttane, i drogati. Don Andrea Gallo ha portato la Chiesa sui marciapiedi delle strade, nelle povere case in affitto delle prostitute, tra le baracche dei campi rom. A Don Gallo non era permesso baciare la mano:  era lui a servire, non ad essere servito. Per chi crede – ma anche per gli atei – è stato la dimostrazione vivente che "un altro mondo è possibile" non era solo uno slogan vuoto di moda per qualche anno, ma una pratica, una condotta di vita."Io trovo del cristianesimo negli altri – diceva – trovo del cristianesimo nelle prostitute, trovo del cristianesimo nei miei carissimi barboni, trovo del cristianesimo nell'ateo. Cioè la buona novella, chi mi dà una buona notizia è un evangelista.Chi mi dà una cattiva notizia no. L'aborto no, questo no, questo no, i divorziati no, le coppie eeeh se convivono no, no, no, no, no… e non è buona novella! Non è una buona notizia!". Saprà la chiesa del nuovo Papa Francesco cogliere la forza dirompente di queste parole?

Ma dire che Don Gallo è stato un sacerdote è forse fin troppo riduttivo. Parallelamente, Don Andrea Gallo è stato forse l'unico leader politico della sinistra degli ultimi anni: nessun altro come lui, pur da una posizione "scomoda" come quella di sacerdote, ha saputo coagulare e pacificare le varie anime  anticapitaliste italiane, sempre in guerra tra loro, talvolta senza ragioni: da Sel agli anarchici dei centri sociali, passando per comunisti e metalmeccanici. Tutti vedevano in lui un punto di riferimento.

Don Gallo è stato partigiano: lo chiamavano Nàn, da Nasàn, "nasone". Rivendicava con orgoglio quel passato e mai lo si è udito invocare "pacificazioni", né dire che i morti sono tutti uguali. Mai lo si è udito successivamente scagliarsi "senza se e senza ma" contro la violenza. Don Gallo c'era a Genova, nel 2001, ed era dalla parte della marea umana che contestava il G8. Negli anni a seguire, ricorderà sempre Carlo Giuliani e chiederà conto a Manganelli di quella e di tutte le altre morti per mano dello Stato. Don Gallo era un No Tav. Invitato in Val di Susa nel 2011 disse: "Sono fiero e orgoglioso di essere No Tav. La valle deve rimanere a misura umana. Gli abitanti della Val di Susa sono gli eredi dei valori della Resistenza. Emerge l'obiettivo prioritario che è il Bene Comune". Poi citò Bertolt Brecht: "Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, poi ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli imprescindibili. Donne e uomini della Valle di Susa siete imprescindibili". Don Gallo ricordava Arrigoni e citava Guevara. Nel "pantheon" di Don Gallo, c'è da giurarci, non c'erano santi e papi. Ma guerriglieri, anarchici, comunisti, partigiani, poeti. E puttane, ladri, zingari e omosessuali.

"Padre Nostro è la preghiera che preferisco. Primo perché l'ha insegnata Gesù. Secondo perché mi permette di dire ai ragazzi: "Potete anche non recitarla, perché San Benedetto non vi costringe, ma se decidete di farlo ricordate che il Padre Nostro significa che siamo tutti figli e figlie, fratelli e sorelle. Dal momento in cui uscirete da quella porta, chiunque incontriate sarà vostro fratello o sorella. Da questo non si scappa".

Don Andrea Gallo – Le preghiere di un Utopista – Aliberti editore

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