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Opinioni

Il registro dei tumori in Campania non ci sarà: lo Stato impugna la legge

Per il governo monitorare i casi di cancro nella regione dell’emergenza rifiuti costa troppo ed è in contrasto con l’operazione di rientro dal deficit sanità. L’oncologo Marfella: “È una condanna a morte”. Lunedì 17 protesta davanti al polo oncologico Pascale di Napoli.
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le ecoballe di acerra

Cinque righe per cancellare una battaglia. Sono lì, nero su bianco, nel comunicato che documenta il lavoro dell'ultima seduta del Consiglio dei ministri. Eccole:

Il Consiglio ha deliberato l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale: della legge Regione Campania n. 9 del 10 luglio 2012 recante “Istituzione del registro tumori di popolazione della regione Campania" che contiene alcune disposizioni in contrasto con il piano di rientro dal disavanzo sanitario.

Cosa significhino è fin troppo chiaro: lo Stato non vuole il registro dei tumori in Campania. Il motivo? Costerebbe tanto, troppo, per una regione in disavanzo sanitario.
La legge regionale, approvata nel luglio di quest'anno, aveva l'obiettivo appunto di raccogliere, elaborare e registrare di dati statistici completi, di buona qualità e validati scientificamente, provenienti da molteplici fonti di flussi informativi in campo sanitario, per incidenza, prevalenza e sopravvivenza, secondo l’andamento spaziale e temporale, dei casi di tumore anche infantili che si verificano nella popolazione della Regione Campania. Molteplici gli obiettivi: strumento di ricerca e allo stesso tempo campanello d'allarme se è vero – come riferiscono numerosi ricercatori di fama internazionale – che la Campania soffre di un aumento esponenziale dei casi di cancro.
Una spesa iniziale, dunque, ma con l'obiettivo di far migliorare l'efficienza dei programmi di screening oncologici, tradizionali e sperimentali attivi ed operativi presso le Aziende sanitarie locali della Regione Campania. Dunque fare prevenzione ed evitare le successive cure, in alcuni casi costose e disperate o peggio ancora i costosi viaggi della speranza fuori regione o all'estero.

Dunque, il governo ha deciso presentare opposizione alla legge regionale e ora è tutto fermo. La speranza è appesa a un filo. Antonio Marfella, oncologo del "Pascale" coraggioso medico in prima linea da sempre, è infuriato: "Sto veramente male. Sto piangendo in silenzio. La notizia del blocco di questa legge, votata all'unanimità dai consiglieri regionali campani, mi ha distrutto come medico, come cittadino, come italiano. Per me è come se oggi Falcone e Borsellino fossero saltati in aria una seconda volta".

Parole dure e sconfortate che però rapidamente lasciano il campo all'azione: lunedì, alle ore 13 catena umana davanti al polo oncologico del Rione Alto.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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