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I colloqui tra Veronica Panarello e il marito: “Ho paura, ci sono cose che non posso dire”

Ecco cosa si sono detti Veronica Panarello e Davide Stival in carcere: “Ci sono cose che non posso dirti, ho paura”. E ancora: “A Lorys tutto quel male non potevo farglielo. Come potrei tenere dentro una cosa del genere? […] Sto morendo dentro”.
A cura di Fabio Giuffrida
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A quasi un anno da quel maledetto 29 Novembre 2014, la Procura di Ragusa deposita la ricostruzione completa, passo dopo passo, dell'omicidio del piccolo Lorys Stival, strangolato a Santa Croce Camerina: 267 pagine, 34 telecamere esaminate. Veronica Panarello, unica sospettata con l'accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere, rimane in carcere ad Agrigento: la donna si professa innocente ma si va verso il rinvio a giudizio. Tanti sono gli indizi che la incastrerebbero, ritenuti troppo deboli dalla difesa, dall'avvocato Francesco Villardita. Nei colloqui in carcere Veronica Panarello ha continuato a ribadire la sua estraneità ai fatti e ha avanzato diverse ipotesi su chi avrebbe potuto uccidere Lorys. Suo marito Davide Stival non le ha creduto fin dal primo momento e – nei colloqui in carcere – emerge chiaramente la sua posizione intransigente nei confronti della moglie. Nei mesi scorsi, come noi di Fanpage.it vi abbiamo documentato, Davide Stival avrebbe sferrato un pugno alla donna: notizia seccamente smentita dall'avvocato Daniele Scrofani e messa in dubbio dalla stessa Procura.

Momenti di tensione tra Davide e Veronica

"Veronica riferisce a […] gli esiti del colloquio avuto con il marito nel corso del quale, a dire della donna, il coniuge ha cercato di alzarle le mani" si legge. In realtà, in base alle intercettazioni audio e video, emerge che nel corso di un colloquio con il marito, la Panarello gli avrebbe stretto le mani implorandolo di ascoltarla; Davide, spazientito, dapprima avrebbe tentato di divincolarsi fin quando con uno spintone avrebbe cercato di allontanarla "senza tuttavia riuscirci". Davide, "con un altro gesto repentino" sarebbe riuscito a divincolarsi dalla presa invitando la moglie "a non toccarlo più". A quel punto è intervenuto il personale della Polizia penitenziaria che ha invitato i presenti a calmarsi. Sempre nel corso dello stesso colloquio (Veronica ha interloquito con il marito in tre telefonate e in tre incontri presso il carcere di Agrigento), Davide insiste sulla colpevolezza della moglie e sul fatto che Veronica non abbia portato Lorys a scuola. D: "Dimmi tu come hai fatto a portare Lorys da casa a scuola"; V: "Mi sa che ho preso un'altra strada"; D: "No, perché sei troppo bugiarda.."; V: "Posso aver fatto un altro percorso"; D: "Ora ti sei ricordata?"; V: "Un po' di cose, sì"; D: "Dimmele"; V: "No, Davide, non posso" […] V: "Tu stai colpevolizzando me. Mi stai mettendo in una posizione in cui ci sono cose che in questo momento… io te le vorrei dire, perché non io voglio perdere né a te né a mio figlio perché non ho fatto niente"; D: "Quali erano queste novità?"; V: "Io ho paura" […] "Ci sono cose che non posso dirti" […] "Vorrei dirtele ma ho paura"; D: "E dimmi chi è stato!"; V: "Chi è stato non lo so. Ma so che non sono stata io, che non sono io in quel posto. Che la magistratura dice, l'assassina è la madre. Io ho le prove, posso dimostrare che Lorys era in macchina con me quella mattina" […]; D: "A me non sei riuscita a dimostrare la tua innocenza, per me sei tu"; V: "Perché ci sono cose che non posso dirti"; D: "Allora tienitele per te, fatti la tua strada che io mi faccio la mia".

Veronica Panarello: "Sto morendo dentro"

V: "E menomale che non ho mai ascoltato quel consiglio di ammazzarmi da innocente, così morivo.. l'assassina, senza aver fatto niente". Davide, nel corso dei colloqui, mantiene sempre un atteggiamento distaccato: "Me lo merito di essere trattata così?"; e ancora "Io non copro nessuno perché non ho nessuno, sono sola come lo sono sempre stata!". Davide, allora, ipotizza che qualcuno potrebbe aver preso il piccolo, mentre si trovava nelle scale dello stabile in cui abitavano: "Mi stai facendo venire i dubbi, non lo so. Potrebbe anche essere.. […] Può essere che hai ragione tu, può essere che io mi ricordi di averlo lasciato e invece.. sia rientrato a casa.. ma quando sono rientrata non c'era più… perché mi ricordavo di averlo lasciato là… io non l'ho toccato, questo è sicuro. Tutto quel male non glielo potevo fare […] Come potrei tenere dentro una cosa del genere, tu non lo sai come mi sento dentro sapendo che mio figlio è morto. Abbandonata da tutti senza aver fatto niente!". A Gennaio 2015, in carcere, Veronica confida di non farcela più: "Sto morendo dentro, sto morendo, già sono morta dentro. Ammazzarmi significherebbe ‘Sono stata io e smettete di cercare, no?". In uno dei colloqui con i parenti, l'indagata aggiunge: "Se dovessero dirmi di confessare qualunque cosa pur di vedere [l'altro figlio, ndr], non prendetelo come un tradimento ma io lo farò! […] Me ne vado fino alla corte di Strasburgo, fino all'ultimo…".

Le immagini delle telecamere

Scrive la Procura: "E' emerso che la Panarello abbia, in modo premeditato e con spiccate capacità criminali, fornito una ricostruzione della giornata vissuta il 29 Novembre 2014 del tutto falsa". Il marito della donna, indicato quale soggetto che quella mattina l'avrebbe vista transitare per Via Matteotti, ha dichiarato: "Escludo categoricamente che durante la mia permanenza nel locale o nei pressi dell'uscio possa aver notato la Panarello transitare. Non mi ha mai salutato anche in virtù del fatto che i nostri rapporti non erano tali da poterci scambiare il saluto". La titolare della lavanderia ha aggiunto: "Mentre parcavo la mia auto nel posto adiacenete la lavenderia, notava la signora Veronica che, a bordo della sua autovettura, usciva dal suo garage". Erano le 9.20 circa. "La stessa è solita parcheggiare nell'area di parcheggio a noi riservata. Ho visto raramente Veronica entrare l'auto all'interno del garage. In quel sito ci sono tre posti auto, due di questi occupati dalle mie sorelle giunte intorno alle 9 mentre, quello in cui ho parcheggio io, ovviamente era vuoto". Ha escluso, infine, che Orazio Fidone e suo genero – già intervenuto a Fanpage.it – possano essersi mai recati nei pressi dell'abitazione degli Stival.

Su quest'ultimi è stata eseguita un'approfondita analisi sui dati di traffico telefonico e "non sono emersi contatti né pregressi o tantomeno prossimi all'evento omicidiario con l'indagata". Ininfluenti ai fini delle indagini anche i risultati relativi al GPS installato a bordo del veicolo del Fidone. Per il cacciatore si andrà, inevitabilmente, verso l'archiviazione.

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