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Patto Berlusconi-Renzi e addio governo Letta? La notte più lunga è iniziata

Il retroscena. La minoranza antirenziana tenta in ogni modo di allontanare lo spetto delle elezioni Politiche. Ma la strada è in salita. A poche ore dal vertice tra il segretario Pd e il Cav. aumentano le tensioni.
A cura di Carlo Tarallo
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Tutto in una notte. La fine del Governo Letta sembra sempre più vicina. Alla vigilia del fatidico incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, i lettian-bersaniani del Pd alzano il tiro. "Se domani si chiude il patto Berlusconi-Renzi che esclude tutti gli altri – dichiara il deputato del Pd Alfredo D’Attorre, bersaniano – la maggioranza finisce. Il sistema spagnolo è costituzionalmente e politicamente invotabile” e annuncia “una battaglia a viso aperto". "Io penso – conferma Gianni Cuperlo – che noi dobbiamo assolutamente confermare il metodo che in questo caso è anche un pezzo della sostanza: partire dalla maggioranza per poi allargare alle altre forze”. È l’ultimo affondo dell’ala governativa del Partito Democratico, a poche ore dal vertice Renzi-Berlusconi e dall’ormai probabile accordo sul modello elettorale spagnolo. L’ultimatum scatena la reazione furiosa dei “renziani”. Il segretario replica: “Il Pd balla? A me non sembra. Abbiamo votato ieri, votiamo lunedì. E soprattutto abbiamo votato l'8 dicembre”. Per Francesco Nicodemo, responsabile comunicazione della segreteria "D’Attorre minaccia. Paura eh! Ma di che stiamo parlando? Consiglio bagno d’umiltà e un po' di rispetto per i nostri elettori”. E di minacce e “mezze minacce” parlano esponenti vicinissimi al segretario: Angelo Rughetti, Mario Morgoni, Ernesto Carbone.

Fa caldo, caldissimo, dalle parti del Nazareno. Le parole di D’Attorre e Cuperlo seguono infatti di nemmeno 24 ore il voto della direzione del Partito Democratico, che ieri sera ha approvato la relazione del segretario Matteo Renzi con 150 sì e 35 astenuti (i cuperliani). Renzi ha convocato per lunedì una nuova direzione per esaminare una proposta definitiva sulla riforma, dopo l’incontro con Forza Italia. Ma le parole di D’Attorre fanno pensare che già domani, un minuto dopo l’incontro tra Renzi e Berlusconi, potrebbero esserci sorprese (si parla di dimissioni immediate dei ministri bersaniani). Ma la strada che la minoranza antirenziana sta percorrendo all’interno del partito per allontanare la minaccia di elezioni politiche contestuali alle Europee e per non tradire il patto con il Nuovo Centro Destra per imporre una legge (il doppio turno con le preferenze) che tuteli i piccoli partiti e lasci campo libero ai piccoli “signorotti” locali, sembra tutta in salita, considerando i numeri in direzione. Ma tra deputati e senatori, quanti sono pronti allo strappo? Ed ecco che prende corpo un’ipotesi che fino a oggi sembrava frutto di pura fantapolitica: la scissione. “Non ci fermeranno”, twitta Maria Elena Boschi, fedelissima di Renzi. La notte più lunga del nuovo segretario del Pd sta per iniziare…

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