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Franzoni chiede risarcimento di 200mila euro a Taormina

Taormina chiede 771mila euro a Franzoni e lei ne vuole 200mila per le responsabilità dell’avvocato nel processo Cogne-bis.
A cura di Redazione
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Prima l'avvocato Carlo Taormina, che aveva citato in giudizio Annamaria Franzoni per il pagamento di onorari mai saldati pari al valore di 771mila euro, poi gli stessi coniugi Lorenzi, che attraverso domanda riconvenzionale ne chiedono 200mila all'avvocato. Annamaria Franzoni e il marito Stefano Lorenzi si ritengono infatti danneggiati dal coinvolgimento nel processo Cogne-bis, che in primo grado ha condannato la donna a un anno e quattro mesi di reclusione e un consulente svizzero a otto mesi, colpevoli di calunni e frode processuale. Questo secondo processo fu originata dalla denuncia che lo stesso Taormina presentò agli inquirenti il 31 luglio 2004, quando suggerì di indagare su un guardaparco potenzialmente sospetto. Il Cogne-bis vide tra gli undici imputati lo stesso avvocato, per il quale tuttavia si giunse ad archiviazione. Oggi i legali che difendono Lorenzi e Franzoni – avv. Lorenzo Imperato e Livio Bonazzi – sostengono che Taormina sia stato palese responsabile di "un ulteriore calvario giudiziario e mediatico e, per la Franzoni, in una ulteriore sentenza di condanna". Pertanto, concludono i legali, si richiede un risarcimento di 150mila euro per Annamaria Franzoni e di 50mila per Stefano Lorenzi.

Circa la richiesta di pagamento di Taormina, che rivendica 771mila euro di onorari mai retribuiti, i legali della Franzoni hanno fatto osservare che non solo l'avvocato aveva stabilito la gratuità della prestazione, ma che più volte l'aveva anche confermata di interviste televisive. Non solo, ma Taormina non aveva affatto informato la Franzoni delle attività computate nella richiesta di risarcimento, viceversa "in modo autonomo ha deciso di improntare la difesa a criteri di massima aggressività, con una profusione di istanze, reclami, nonché di commenti polemici rivolti agli inquirenti". Un aggressività che comprendeva anche la presenza assidua del processo di Cogne in tv, nonostante l'assistita a più riprese evidenziasse "il proprio disagio richiedendogli che la propria tragica vicenda non venisse continuamente analizzata e riproposta nelle trasmissioni televisive".

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