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La prima donna imprenditrice della storia è di Pompei: con Eumachia inizia l’emancipazione femminile

Poetesse, commercianti e lavoratrici instancabili: chi l’ha detto che le donne in passato non erano emancipate? Pompei ce lo racconta: Mamia ed Eumachia sono solo due fra le donne più famose, e importanti, dell’antichità.
A cura di Federica D'Alfonso
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Il celebre affresco pompeiano "Donna con tavolette cerate e stilo", altrimenti conosciuto come "ritratto di Saffo".
Il celebre affresco pompeiano "Donna con tavolette cerate e stilo", altrimenti conosciuto come "ritratto di Saffo".

Chi l’ha detto che le donne devono dedicarsi esclusivamente al matrimonio e alla famiglia? La pensavano così anche le antiche romane che, stando ai numerosissimi documenti giunti fino a noi, erano molto più emancipate di quello che crediamo. Molte di loro sono passate alla storia per il loro ruolo in episodi storici decisivi, e molte altre, oggi dimenticate, hanno avuto il privilegio di essere le prime commercianti, imprenditrici o dottoresse della storia. È soprattutto Pompei a raccontarci di loro.

Poetesse, imprenditrici, medici e lavoratrici instancabili: possediamo una quantità spropositata di testimonianze relative a donne che ricoprivano incarichi importanti o che comunque, in una situazione di relativa indipendenza dalla figura maschile, hanno lasciato il segno nella storia. Varie fonti citano, ad esempio, Sabina Poppea come una delle donne più facoltose della romanità antica: la consorte di Nerone proveniva proprio da Pompei, dove possedeva due lussuosissime abitazioni.

Molte altre testimonianze ci sono state lasciate dall'arte: celebri sono i dipinti delle fanciulle con lo stilo oggi conservati presso il Museo Archeologico di Napoli, una identificata come la moglie di Paquio Proculo e l’altra associata alla figura di Saffo. Entrambe stringono fra le mani una tavoletta per scrivere e uno stilo, simboli dell’alto status sociale che dovevano rivestire, in quanto donne estremamente istruite.

Molte altre sono state donne d’affari: negli affreschi rinvenuti sulla via del Commercio non è raro vedere delle donne sedute al bancone intente a fare di conto o a contrattare con i clienti. Nonostante, per legge, non avessero il permesso di svolgere professioni riservate agli uomini come il banchiere o il politico, non era escluso che esse si occupassero degli aspetti più rilevanti dell’economia e della politica del tempo.

Mamia ed Eumachia: le donne più importanti di Pompei

La statua di Eumachia rinvenuta all'interno del Foro di Pompei.
La statua di Eumachia rinvenuta all'interno del Foro di Pompei.

Camminando lungo la via dei Sepolcri ci si imbatte in una magnifica tomba circolare, ormai erosa dal tempo ma che dà ancora l’idea della magnificenza di cui doveva essere simbolo nell’antichità: la sepoltura è quella di Mamia, importante sacerdotessa di Iside di origine sannitica. La sua figura è di capitale importanza per comprendere il ruolo che le donne avevano soprattutto all'interno degli uffici sacri: il culto della dea egizia infatti, portato a Pompei dai tanti stranieri che affollavano la città, era prevalentemente riservato ad esse.

Molte iscrizioni rinvenute non solo a Pompei e i dipinti murali di Ercolano raffigurano le femminilità dedite alla dea Iside, le quali grazie al culto potevano aspirare a ricoprire importanti posizioni sociali all’interno della società: Mamia fu evidentemente una di queste, tanto da riuscire a permettersi la costruzione di un piccolo tempio personale a sue spese.

Eumachia potrebbe invece essere definita la prima vera donna “imprenditrice” della storia: anche se della sua biografia conosciamo ben poco, il ritrovamento di una statua in suo onore nel Foro e l’importanza che aveva all’interno del tessuto commerciale della città l’edificio a lei intitolato ci fanno ipotizzare che questa donna, sacerdotessa di Venere e patrona dei lavandai, dovesse essere un personaggio di spicco nella società pompeiana di epoca augustea.

Fu lei, infatti, a desiderare fortemente e a realizzare la costruzione dell’imponente edificio che doveva ospitare il mercato della lana: membro di un’antica famiglia di Pompei, Eumachia diventerà sacerdotessa e, grazie agli sforzi economici profusi per incrementare il commercio manifatturiero, protettrice della corporazione dei lanaioli e dei tintori. Una donna attenta alle tradizioni, tanto da dedicare l’edificio alla Concordia Augusta e alla Pietas, ma ancor più alla carriera: alcuni studiosi ipotizzano infatti che la costruzione del complesso sia stata ordinata e pagata a sue spese per favorire la carriera politica del suo unico figlio Marco Numistro Frontone, divenuto poi effettivamente duoviro nel 2 a. C.

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