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Eternit, la Cassazione: “Reato prescritto prima del processo”. Annullati i risarcimenti

Diffuse le motivazioni della sentenza del processo Eternit. Lo scorso 19 novembre venne dichiarato prescritto il reato di disastro ambientale, annullando le condanne e i risarcimenti in favore delle parti civili. Nel frattempo chiesto nuovo giudizio per Schmidheiny.
A cura di Davide Falcioni
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La Cassazione ha reso note le motivazioni della sentenza del processo Eternit giunto a verdetto lo scorso 19 novembre. Secondo i supremi giudici il processo torinese per le morti da amianto era prescritto prima ancora del rinvio a giudizio dell'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny. La prescrizione, tra l'altro, ha annullato i risarcimenti alle vittime. Secondo la Cassazione “a far data dall’agosto dell’anno 1993″ era ormai noto l’effetto cancerogeno delle polveri di amianto la cui lavorazione, in quell’anno, era stata “definitivamente inibita, con comando agli Enti pubblici di provvedere alla bonifica dei siti”. A sostenere questa tesi era stato anche il pg della Cassazione che nella sua requisitoria aveva chiesto di annullare la condanna. “E da tale data – scrivono i giudici nelle motivazioni della sentenza – a quella del rinvio a giudizio (2009) e della sentenza di primo grado (13/02/2012) sono passati ben oltre i 15 anni previsti” per “la maturazione della prescrizione in base alla legge 251 del 2005″. Dunque "per effetto della constatazione della prescrizione del reato, intervenuta anteriormente alla sentenza di I grado”, cadono “tutte le questioni sostanziali concernenti gli interessi civili e il risarcimento dei danni”. Per i giudici della Cassazione il “Tribunale ha confuso la permanenza del reato con la permanenza degli effetti del reato, la Corte di Appello ha inopinatamente aggiunto all’evento costitutivo del disastro eventi rispetto ad esso estranei ed ulteriori, quali quelli delle malattie e delle morti, costitutivi semmai di differenti delitti di lesioni e di omicidio”.

La sentenza dello scorso 19 novembre

Lo scorso 19 novembre la Cassazione ha annullato la condanna a 18 anni comminata in secondo grado dalla Corte d'Appello di Torino all'unico imputato del processo Eternit, l'imprenditore elvetico Schmidheiny. La sentenza aveva innescato non poche polemiche, in primis tra i familiari delle vittime dell'amianto, che in aula hanno a lungo urlato "Vergogna" all'indirizzo dei giudici. "Sono sconvolta. Siamo dispiaciuti e increduli ho bisogno di qualche ora per capire come reagire, devo discutere con la giunta prima di prendere qualunque provvedimento" ha aggiunto il sindaco di Casale Monferrato, Concetta Palazzetti. All'indomani la Cassazione spiegava con una nota: "L'oggetto del processo Eternit era esclusivamente l'esistenza o meno del disastro ambientale, la cui sussistenza è stata affermata dalla Corte che ha dovuto, però, prendere atto dell'avvenuta prescrizione del reato”, avvenuta nel 1986 con la chiusura degli stabilimenti.

Renzi disse: "Cambieremo la legge sulla prescrizione dei reati"

La sentenza, dunque, è stata causata dalla legge sulla prescrizione, contro cui si è scagliato all'epoca anche Matteo Renzi: "O una vicenda come Eternit non è un reato o se è un reato ma prescritto, vuol dire che bisogna cambiare le regole del gioco sulla prescrizione perché non ci deve essere l'incubo della prescrizione. Le domande di giustizia non vengono meno nel tempo. Cambieremo il sistema del processo e le regole del gioco della prescrizione", ha poi annunciato il Presidente del Consiglio.

Chiesto nuovo giudizio Schmidheiny

Nel frattempo la procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio per l'imprenditore svizzero della Eternit, Stephan Schmidheiny. L'accusa è di omicidio volontario aggravato per la morte da amianto, tra il 1989 e il 2014, di 258 persone. Lo ha comunicato il pm Guariniello commentando le motivazioni della sentenza di prescrizione della Cassazione. Secondo l'accusa, Schmidheiny, "nonostante sapesse della pericolosità dell'amianto", avrebbe "somministrato comunque fibre della sostanza". Le aggravanti ipotizzate dai pm sono quelle dei motivi abietti, la volontà di profitto, e del mezzo insidioso, l'amianto. Solo 66 delle vittime sono ex lavoratori degli stabilimenti Eternit di Casale Monferrato (Alessandria) e Cavagnolo (Torino), mentre tutti gli altri sono residenti di quelle zone.

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