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Guerra in Ucraina

Ucraina, il primo Natale in guerra nei campi profughi: “Persone innocenti muoiono, vogliamo la pace”

Gli ucraini si apprestano a vivere il primo Natale dall’occupazione russa. Nei campi profughi tra neve e paura, gli sfollati sperano di rientrare nelle loro città. La popolazione fronteggia i blackout con mezzi di fortuna, ma per le feste, raccontano, si attendono nuovi bombardamenti.
A cura di Antonio Musella
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Per l'Ucraina si avvicina il primo Natale dall'invasione russa delle regioni dell'est del paese. Una guerra che, con l'arrivo dell'inverno, ha reso la vita ancora più dura per la popolazione locale e per i profughi scappati dalle città occupate dagli uomini di Putin. Fanpage.it è andata nei campi profughi di Leopoli, la città rifugio che più di tutte ha accolto gli sfollati provenienti dalle regioni dell'est, e che convive con i continui blackout elettrici e il razionamento dell'energia, dovuta ai bombardamenti che recentemente hanno distrutto numerose centrali elettriche in tutta l'Ucraina. "Vorremmo un Natale sereno"  racconta chi vive a Leopoli.

Nei campi profughi i tubi ghiacciano: "Viviamo con il sottofondo della morte"

Nella città di Leopoli ci sono tre campi profughi istituzionali realizzati dal Comune e dal governo, si trovano a Sykhiv, a Naukova e a Novaliv nello Striskj Park. Complessivamente ospitano oltre 1.000 persone, ma sono migliaia i profughi che hanno trovato ospitalità presso case private, monasteri, chiese, case di riposo, in tutto l'oblast, l'area metropolitana della città. Andrji Platosh è un padre salesiano che gestisce il campo profughi di Sykhiv nella parte sud di Leopoli: "Gli ultimi bombardamenti hanno sconvolto i profughi, se anche dove abbiamo trovato rifugio arrivano le bombe, dove possiamo scappare?", si chiedono.  Il campo è composto da container ed è stato realizzato in estate, senza prevedere la possibilità che anche durante l'inverno rimanesse attivo. "La mattina ci svegliamo e come prima cosa dobbiamo riscaldare i tubi perché l'acqua ghiaccia, non sono isolati. Qui il terrore lo vedi nei volti delle persone che scappano durante gli allarmi a nascondersi nei sotterranei delle case qui vicino. Per loro la paura è doppia, quando ricordano casa loro si commuovono, piangono, è un momento molto difficile. Il sottofondo di tutto è la guerra, le persone innocenti che muoiono, le notizie che arrivano dei soldati morti con numeri così elevati".

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Nel cimitero monumentale di Leopoli non c'è più spazio, da diversi mesi le salme dei soldati caduti in guerra vengono seppellite nel piazzale dei martiri, a ridosso del centro della città. Nei campi profughi operano diverse organizzazioni umanitarie, tra cui l'italiana Mediterranea Saving Humans, per portare assistenza medica e aiuti umanitari. L'afflusso di profughi è continuo, ora il Comune di Leopoli sta realizzando una cittadella per 1300 persone proprio nel quartiere di Sykhiv, accanto all'attuale campo profughi. Si tratta di prefabbricati bipiani, con bagno interno, a differenza degli attuali campi dove le docce e i bagni sono esterni e le persone per potersi lavare devono attraversare il campo sotto la neve.

Sotto le bombe senza corrente: "Illuminiamo le case con i power bank"

Vassyl Melitovski vive a Leopoli, ha vissuto per molti anni in Italia, in provincia di Napoli. Una settimana prima dello scoppio della guerra era tornato a Leopoli a far visita alla sua famiglia. Con lo scoppio del conflitto è rimasto bloccato qui perché è in età arruolabile e non può lasciare il paese. "Senza la corrente non possiamo riscaldare le nostre case, ognuno prova ad arrangiarsi in un modo, quello più diffuso sono delle lampadine led attaccate a un power bank, non fa molta luce ma copre per 5-6 ore. Solo che adesso è diventato difficile trovare i power bank e quando si trovano costano tantissimo, dei prezzi davvero esagerati". La guerra porta con sé inevitabilmente la speculazione. Introvabili anche i generatori a diesel e benzina, che scarseggiano anche nella vicina Polonia, dove un generatore da 3,5 Kw può arrivare a costare 1.500 euro.

"Abbiamo paura perché può succedere di tutto", racconta Vassyl. "Poche settimana fa qui nel quartiere di Solonka è caduto un missile tra le case. Non c'entrano nulla con gli obiettivi strategici o le infrastrutture, loro (i russi ndr) possono fare di tutto". Nonostante le condizioni durissime dell'inverno in guerra, la comunità a Leopoli sembra molto coesa, dimostrando una incredibile capacità di resistenza. La corrente è garantita solo per 8 ore al giorno, ogni quartiere ha dei turni.

Finite le 8 ore, chi può si arrangia con i generatori, che sono garantiti per farmacie e luoghi d'emergenza, chi non li ha si affida ai power bank e chi non ha nemmeno quelli resta al buio ed al freddo. "Desidero un Natale tranquillo e sereno. Ci aspettiamo le bombe anche a Natale, dobbiamo essere preparati". Gli ucraini non li citano mai per nome, dicono "loro", intendendo i russi, non lo fanno mai, anche se glielo fai notare.

Missile caduto nel quartiere di Solonka, Leopoli
Missile caduto nel quartiere di Solonka, Leopoli

"Tutto il mondo aspetta la pace, questa guerra può essere un fiammifero"

Lo stato di salute della popolazione peggiora costantemente con l'acuirsi del freddo,  che si somma alla scarsa disponibilità di energia elettrica per i riscaldamenti. Da un lato ci sono le patologie di chi arriva dalle zone occupate, dall'altro le malattie generate dalle condizioni climatiche. "Qui nel campo abbiamo tre ragazzi che hanno dei pezzi di missile nel corpo – spiega Padre Andrji – uno ha perso un piede mentre scappava verso il treno per rifugiarsi in un luogo più sicuro".

I focolai di malattie di stagione sono innanzitutto nei campi profughi ma anche nei luoghi di accoglienza informale. "Abbiamo molti casi di ipertensione mal curata a causa della difficoltà a reperire farmaci ", spiega la dottoressa Daniela De Giacomo del team medico di Mediterranea Saving Humans , "poi ci sono le sindromi da raffreddamento dovute al freddo, l'influenza, le bronchiti. Alle condizioni precarie nei campi si sommano quelle dei luoghi di accoglienza informale dove non arriva l'assistenza sanitaria istituzionale". L'associazione italiana oltre all'assistenza medica garantisce la somministrazione gratuita di farmaci per i profughi di guerra, che faticano a trovare le medicine in città. Cittadini residenti e profughi resistono a denti stretti, aspettando la fine del conflitto. "Qui tutti aspettano la pace, commenta padre Andrji,  non solo in Ucraina ma in tutta l'Europa, questa guerra ha sconvolto il mondo, è una guerra ingiusta. Può essere un fiammifero e causare tante altre guerre".

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