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Trovata cocaina nei sacchi del caffè per le capsule Nespresso

La scoperta nello stabilimento Nespresso a Romont, in Svizzera. L’azienda assicura che la droga non è entrata in contatto con nessuno dei prodotti usati nella fabbrica.
A cura di Antonio Palma
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Dovevano contenere dei normali cicchi di caffè da lavorare per preparare poi le capsule per uso domestico ma quando gli operai dello stabilimento di torrefazione hanno aperto quei sacchi si sono trovati davanti a tutt’altro: all’interno infatti vi era nascosto un carico di oltre 500 kg di cocaina. L’episodio in uno stabilimento Nespresso a Romont, un comune svizzero del Canton Friburgo, dove grande e comprensibile è stata la sorpresa dei dipendenti quando invece dei chicchi scuri si sono trovati davanti a una polvere bianca sospetta. Ai responsabili dell’azienda non è rimasto altro da fare che chiamare la polizia che ha confermato si trattava di cocaina.

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La polizia cantonale friburghese è stata informata dall’azienda che alcuni dipendenti avevano scoperto una sostanza bianca indeterminata scaricando sacchi di caffè. Gli inquirenti quindi sono accorsi sul posto e hanno trovato altra droga in altri container dello stesso trasporto per un valore complessivo di oltre 50 milioni di franchi, circa 48 milioni di euro. La polizia infatti ha fatto analizzare la polvere che è risultata poi essere cocaina con un grado di purezza dell’80%. Secondo quanto ricostruito finora, la spedizione proveniva dal Brasile ed era arrivata in treno lunedì scorso. La cocaina era probabilmente destinata al mercato europeo, secondo la polizia elvetica e “sicuramente rappresenta un grosso sequestro per il cantone di Friburgo”.

Durante l’intervento è stato allestito un grande perimetro di sicurezza intorno alla fabbrica ma Nespresso ha assicurato che la merce e gli impianti per la produzione di capsule di caffè nello stabilimento non è stata contaminata. "Vogliamo rassicurare i consumatori sul fatto che tutti i nostri prodotti sono sicuri da consumare", ha affermato l'azienda del caffè in una nota. “La polvere non è entrata in contatto con nessuno dei prodotti utilizzati nella produzione” ha confermato la Polizia cantonale.

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