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The Protester, il volto ignoto di chi cambierà la storia

La crisi economica e la diffusione di internet hanno scritto le pagine del 2011, destando da un torpore lungo decenni milioni di persone in ogni angolo di mondo: i manifestanti di qualunque paese, sesso ed età sono stati i protagonisti dell’anno che sta per concludersi, secondo il Times. A cominciare da Mohamed Bouazizi, il fruttivendolo tunisino che si diede fuoco in piazza “per dignità”.
A cura di Nadia Vitali
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La crisi economica e la diffusione di internet hanno scritto le pagine del 2011, destando da un torpore lungo decenni milioni di persone in ogni angolo di mondo, i manifestanti di qualunque paese, sesso ed età sono stati i protagonisti dell'anno che sta per concludersi, secondo il Times. A cominciare da Mohamed Bouazizi, il fruttivendolo tunisino che si diede fuoco in piazza per dignità.

Se credevamo che il ruolo delle masse nella storia fosse ormai finito, soppiantato da un individualismo che è forse inevitabile risposta alla globalizzazione che ci rende una collettività indistinta dedita al medesimo vuoto consumismo, il 2011 ci ha smentito. Abbiamo constatato con piacere che internet non è diventato l'ennesimo «oppio dei popoli», bensì lo strumento che, mettendo in contatto tra loro tutti gli individui di ogni angolo di mondo, ha maggiormente contribuito a destare coscienze, a comunicare notizie in tempo reale, ad esigere con forza che i diritti umani vengano rispettati ovunque: un mezzo per perseguire la libertà.

Nell'incoronare «The Protester» come personaggio dell'anno, il Time non può non citare Francis Fukuyama e il suo The End of  History del 1990, ricordando come il politologo statunitense, in seguito alla caduta del Muro di Berlino e dunque dei regimi comunisti, sostenesse che il genere umano fosse ormai arrivato al culmine della propria evoluzione ideologica, avendo raggiunto il traguardo finale dello stato liberale e democratico. E forse i due decenni di apatia che hanno seguito la pubblicazione, durante i quali gli standard di vita si sono alzati come mai prima di allora e le proteste di piazza sono diventate sporadiche immagini obsolete di un mondo che non esisteva più, hanno dato ragione a Fukuyama.

Ma poi gli anni novanta sono andati via portando con sé, poco a poco, tutta la loro superficialità, i parchi giochi, i programmi televisivi dozzinali dai colori pastello, il boom delle discoteche ed i risparmi in banca, mentre il mondo scivolava velocemente verso l'unica inevitabile conseguenza delle proprie azioni troppo ottimiste e troppo poco caute; e così, dopo un po', è arrivata la crisi economica. Un incubo per l'Occidente che, naturalmente, è stato pagato al prezzo più caro dalla parte di mondo più povera; ed è accaduto così che la storia ha fatto irruzione, nuovamente, nelle nostre vite smentendo violentemente le interessanti opinioni di Fukuyama.

La scintilla del 2011 è stata accesa in un paese che affaccia sul Mediterraneo, lì dove la miseria e l'ignoranza sembrano, a noi di poco più fortunati, un'ordinarietà secolare contro la quale nessuno ha mai pensato di agire. Mohamed Bouazizi compì il proprio gesto orgoglioso e disperato, che avrebbe cambiato il corso degli eventi, proprio lì in Tunisia, uno dei tanti paesi immaginati come semplicemente caldi ed indolenti; il 17 di dicembre si diede fuoco pubblicamente per fuggire ai soprusi e all'ingiustizia che per lui, fruttivendolo costretto a subire quotidianamente angherie di ogni tipo da parte delle forze dell'ordine, erano diventati insostenibili. La sua agonia straziante durò diverse settimane. Morì in ospedale il 4 gennaio del 2011: l'anno iniziò così e, poi, le rivolte si accesero. Ovunque.

La crisi economica e la diffusione di internet hanno scritto le pagine del 2011, destando da un torpore lungo decenni milioni di persone in ogni angolo di mondo, i manifestanti di qualunque paese, sesso ed età sono stati i protagonisti dell'anno che sta per concludersi, secondo il Times. A cominciare da Mohamed Bouazizi, il fruttivendolo tunisino che si diede fuoco in piazza per dignità.

Guardando indietro agli ultimi mesi trascorsi non si può non restare stupiti dalla impressionante quantità di proteste: quella piccola parte di mondo che detiene per sé ricchezze  ha dovuto confrontarsi, per la prima volta dopo tanto tempo, con coscienze attive, vigili e consapevoli. Le colorate briciole del capitalismo, riservate come momentanei palliativi della povertà per coprire l'orrore della realtà, sono diventate improvvisamente insufficienti per placare una massa che non ha intenzione di pagare anche le conseguenze di una crisi scatenata dalla brama di potere, da un positivista entusiasmo, dalla distrazione di chi doveva garantire. Nascono anche da questo i collassi dei regimi dispotici e decennali del Medio Oriente.

La crisi economica e la diffusione di internet hanno scritto le pagine del 2011, destando da un torpore lungo decenni milioni di persone in ogni angolo di mondo, i manifestanti di qualunque paese, sesso ed età sono stati i protagonisti dell'anno che sta per concludersi, secondo il Times. A cominciare da Mohamed Bouazizi, il fruttivendolo tunisino che si diede fuoco in piazza per dignità

Dopo la Primavera Araba «i diritti umani sono diventati contagiosi», ha ricordato Ban Ki-Moon pochi giorni fa; e con essi anche le proteste che sono sbarcate a Madrid a partire da maggio. Tutti in piazza per pretendere di non essere spazzati via da una crisi che ha colpito solo le fasce più deboli della popolazione, così come nella Grecia messa in ginocchio da piani di austerità e banche.

La crisi economica e la diffusione di internet hanno scritto le pagine del 2011, destando da un torpore lungo decenni milioni di persone in ogni angolo di mondo, i manifestanti di qualunque paese, sesso ed età sono stati i protagonisti dell'anno che sta per concludersi, secondo il Times. A cominciare da Mohamed Bouazizi, il fruttivendolo tunisino che si diede fuoco in piazza per dignità.

E poi, quello che forse nessuno si aspettava e poteva prevedere: la rabbia è esplosa anche negli Stati Uniti, nel cuore di quel capitalismo che, ormai, ha affamato e reso indigenti i suoi stessi figli più devoti. Al grido di «noi siamo il 99%» l'America ha conosciuto manifestazioni che non ricordava ormai da decenni e la cui forza e potenza, forse, sperava di aver sepolto. Occupy Wall Street è uno dei simboli più significativi di questo 2011 che volge al termine: se anche al di là dell'Oceano la gente ha abbandonato il sorriso di plastica ed è scesa per le strade in cerca di un'alternativa significa che, ormai, le urla e le voci dei più disperati non possono più essere coperte con la violenza del silenzio e del disinteresse.

La crisi economica e la diffusione di internet hanno scritto le pagine del 2011, destando da un torpore lungo decenni milioni di persone in ogni angolo di mondo, i manifestanti di qualunque paese, sesso ed età sono stati i protagonisti dell'anno che sta per concludersi, secondo il Times. A cominciare da Mohamed Bouazizi, il fruttivendolo tunisino che si diede fuoco in piazza per dignità.

Infine, pochi giorni fa, anche la Russia si è sollevata contro lo Zar Putin per protestare contro i brogli elettorali. The protester è giunto anche nelle fredde città dell'Europa Orientale; in migliaia stanno dimostrando contro una tirannide fatta di violenze, segreti di stato, omicidi di personaggi scomodi, prevaricazione e volontà di potenza. Aspettiamo di vedere cosa sarà di questi movimenti con la consapevolezza che la storia, no, non è finita.

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