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Terremoto in Marocco nella regione di Marrakech

Terremoto in Marocco, quasi 3mila morti. Unicef: “100mila i bambini coinvolti”

Case crollate, scuole e ospedali che non esistono più dopo la violenta scossa di venerdì in Marocco. E come spesso succede in circostanze analoghe a pagare il prezzo più alto sono i poveri e i bambini. Secondo l’Unicef sarebbero almeno 100mila i più piccoli coinvolti.
A cura di Biagio Chiariello
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Almeno 100mila bambini sono stati colpiti dal fortissimo terremoto che ha colpito il Marocco nella tarda serata di venerdì 8 settembre – il più forte evento sismico che abbia colpito il Regno dal 1960. Cifre sconvolgenti quelle fornite oggi 12 settembre dall’Unicef, dopo la scossa di magnitudo 6,8 arrivata in un momento in cui molti dei più piccoli erano a casa a dormire con le proprie famiglie.

L'Onu ha stimato che oltre 300.000 persone siano state colpite nella zona di Marrakech e nelle montagne dell’Alto Atlante. L’ultimo bilancio ufficiale rilasciato dal governo di Rabat parla di 2.862 morti. Tra loro ci sono tantissimi minori. In tal senso i racconti arrivati dal Paese nordafricano nelle ore subito dopo il sisma sono davvero inquietanti. Altre migliaia sono rimaste ferite. Inutile dire che questi numeri sono solo destinati ad aumentare..

Migliaia sono le case crollate, con moltissime famiglie costrette ad evacuare e dormire fuori la notte, esposte alle intemperie in un periodo dell’anno in cui le temperature scendono durante la notte. Scuole, ospedali e altre strutture mediche ed educative sono state danneggiate o distrutte dalle scosse, con un ulteriore impatto sui più piccoli.

E come sempre capita in queste occasioni, il prezzo più alto lo pagano i più poveri, che già prima del cataclisma di venerdì avevano difficoltà di vario tipo e, oggi, si ritrovano catapultati in una gravissima emergenza che richiede un intervento immediato.

L’Unicef fornisce assistenza ai bambini del Marocco dal 1957, ha aperto un ufficio nel Paese nel 1978 e ha già mobilitato il personale umanitario per sostenere la risposta immediata sul campo, guidata dal Regno del Marocco.

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