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Terremoto in Marocco nella regione di Marrakech

Nata durante il terremoto e cacciata dall’ospedale, rabbia dei marocchini: “Serve aiuto di tutti”

Mamma e neonata hanno dovuto trovare posto in una tenda allestita a caso sul lato di una strada dopo essere state mandate via dall’ospedale per paura di nuovi terremoti. La rabbia dei cittadini per la mancanza di assistenza: “Qui manca tutto. Serve aiuto da chiunque ce lo darà”.
A cura di Antonio Palma
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Doveva essere un giorno felice per la famiglia marocchina, tutti attendevano l’arrivo della nuova figlioletta ma, proprio mentre la piccola veniva alla luce, il terribile terremoto che ha colpito il Paese ha distrutto tutto trasformando quel lieto evento in una disgrazia. Senza nemmeno aver trovato un nome alla sua bimba, Khadija e la neonata infatti sono state costrette a lasciare l’ospedale di Marrakesh in cui si trovavano perché evacuato e ora vivono in tenda perché la loro casa è distrutta.

"Ci hanno detto che dovevamo andare via dall’ospedale per paura delle scosse di assestamento", ha raccontato alla Bbc la donna che tre ore dopo il parto ha dovuto trovare posto in una tenda allestita a caso sul lato di una strada dal marito. "Non abbiamo ricevuto alcun aiuto o assistenza dalle autorità. Abbiamo chiesto ad alcune persone in questo villaggio delle coperte in modo da avere qualcosa con cui coprirci. Abbiamo solo Dio", hanno aggiunto i due coniugi.

Hanno tentato anche di raggiungere la loro casa sulle montagne dell'Atlante ma ogni strada è interrotta dalle macerie e le notizie che arrivano dal villaggio sono sconfortanti. Parenti e amici hanno detto alla famiglia che la loro casa è stata gravemente danneggiata dal terremoto e ora non hanno un posto dove stare e niente per vestire la neonata.

Scene che purtroppo sono diventate tristemente familiari in Marocco dopo il terribile sisma e che stanno facendo nascere non pochi segni di frustrazione e rabbia tra i cittadini per i pochi aiuti che raggiungono città e villaggi nelle zone rurali montagnose a sud di Marrakesh. Lo stato qui non si è fatto vedere e il sostanziale rifiuto agli aiuti dall’estero appare incomprensibile a chi vive in queste zone.

"Non abbiamo cibo, non abbiamo pane né verdure. Non abbiamo niente. Abbiamo bisogno urgentemente di aiuti" ripetono tutti, sottolineando: “Serve aiuto da chiunque ce lo darà”. In alcuni villaggi si scava ancora a mano tra le macerie in cerca dei dispersi ma nessuna squadra di soccorso specializzata si è vista. Ormai quasi tutti sono rassegnati al fatto che pochi sono ancora vivi ma chiedono che almeno possano essere recuperati i corpi per avere una tomba su cui piangere.

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