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Terremoto in Marocco nella regione di Marrakech

Terremoto in Marocco, zone rurali restano isolate: “Creiamo nuove strade, ma si aprono voragini”

Il terremoto che ha causato la morte di più di 2.500 persone in Marocc ha isolato quasi completamente le zone rurali nei pressi di Marrakech. Mentre si continua a scavare per trovare sopravvissuti sotto le macerie, il re Mohammed VI ha rifiutato (quasi) tutti gli aiuti dal mondo.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Dopo la scossa di terremoto di magnitudo 6.8 che ha causato la morte di 2.500 persone e il ferimento di altri 2.476 cittadini , il Marocco si è chiuso in 3 giorni di lutto nazionale. Decine di strutture di Marrakech sono attualmente distrutte eppure, nonostante le mani tese dai diversi angoli del mondo, il re Mohammed VI avrebbe rifiutato quasi tutti gli aiuti.

Le uniche squadre di soccorritori che il Marocco ha accettato finora, arrivano dalla Spagna, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti e Qatar. Tutte le persone impegnate sul campo per aiutare le vittime sono invece volontarie. La denuncia è arrivata dal presidente della Ong francese Secouristes sans Frontières, Arnaud Fraisse. 

Molti Paesi hanno comunque dato il via alla gara di solidarietà: l'Algeria ha disposto un piano urgente per offrire aiuti al Paese, l'Italia si è detta pronta a inviare aiuti e team sanitari come la Turchia, la Francia e gli Usa. Solo a Marrakech, sono in 300mila ad aver bisogno di aiuto nell'immediato.

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Mentre le zone rurali restano isolate dopo il sisma, i sindaci dei comuni più colpiti dal terremoto hanno raccontato alla stampa internazionale di essere impegnati in prima persona nelle ricerche sotto le macerie.

"Sono il sindaco di un comune che non c'è più – racconta Abdelrahim Aid Douar, 34 anni, sindaco di Tata N'Yaacoub, il comune dove ha avuto epicentro il terremoto- e sono qui a scavare con le mani e con ogni mezzo, nella speranza di trovare vivo qualcuno". I 28 tra paesi e piccoli villaggi che fanno parte del comprensorio, tra cui Ighil e Imlil, non è ancora riuscito a visitarli tutti.

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"Quelli che ho visto, però, sono ridotti a cumuli di macerie", spiega ancora. "La strada per raggiungerli, a 120 chilometri da Marrakesh è interrotta in più punti e i soccorsi sono resi difficili dal fatto che quando cerchiamo di creare nuovi accessi, si aprono voragini".

Nei piccoli comuni colpiti dal terremoto manca elettricità e gli elicotteri non riescono a lavorare di notte, ma nonostante tutto si continua a scavare, anche con le mani. Un lavoro senza sosta e una corsa contro il tempo che spesso ha esiti drammatici, perché, dice il sindaco, "tra coloro che ho cercato di raggiungere, al telefono o anche urlando a squarciagola, non mi ha risposto nessuno".

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