Tenta suicidio in carcere l’ex informatrice di Wikileaks, Chelsea Manning
Si sta riprendendo da un tentativo di suicidio in carcere, Chelsea Manning, l'ex analista dell'intelligence americana accusata di aver passato documenti coperti dal segreto a Wikileaks e ad oggi detenuta in un penitenziario della Virginia. L'ex gola profonda dovrebbe presentarsi in tribunale venerdì per affrontare le accuse di oltraggio alla Giustizia, incassate per essersi rifiutata di testimoniare al processo su Wikileaks. La trentaduenne, infatti, è ancora ferma nel proposito di non testimoniare, sostenendo di averlo già fatto nel processo che, nel 2013, la dichiarò colpevole di spionaggio, condannandola a 35 anni di carcere. Condanna che è stata commutata nel 2017 dall'allora presidente americano Barack Obama.
Il reato risale a quando Chelsea, allora Bradley Manning, soldato di sesso maschile, serviva lo Stato nell'Esercito americano. Circa dieci anni fa, prima di compiere la transizione, nel 2010, il soldato Manning avrebbe fatto trapelare, grazie a WikiLeaks, circa 700mila documenti riservati relativi alle guerre in Iraq e in Afghanistan, creando grave imbarazzo per gli Stati Uniti. Condannata tre anni dopo, è stata rilasciata nel maggio 2017, dopo sette anni di prigione, durante i quali ha compiuto la sua transizione verso il sesso femminile. L'8 marzo 2019 è tornata in carcere per aver rifiutato di testimoniare davanti a un Grand jury.
WikiLeaks è un'organizzazione internazionale che riceve e pubblica in forma protetta documenti di carattere governativo o aziendale, coperti da segreto . Cofondatore del progetto Julian Assange, arrestato ad aprile di un anno fa per un'accusa di stupro. Chelsea Manning, che ha combattuto una battaglia per essere stata detenuta in condizioni disumane, è diventata anche un'icona del mondo LGBT.
