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Strage di migranti in mare: 58 persone muoiono affogate a poche miglia dalla Mauritania

Nuova tragedia dell’immigrazione: almeno 58 persone sono morte ieri quando il barcone su cui viaggiavano si è capovolto nell’oceano Atlantico davanti alle coste della Mauritania. Erano partiti dal Gambia in 150, tra cui molte donne e bambini, diretti alle isole spagnole delle Canarie. Solo chi sapeva nuotare a potuto salvarsi raggiungendo la riva. E’ il naufragio con il numero più alto di morti registrato nel 2019.
A cura di Mirko Bellis
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Una nuova strage di migranti affogati nel tentativo di raggiungere territorio europeo. Questa volta la tragedia si è consumata davanti alle coste della Mauritania dove un barcone su cui viaggiavano circa 150 persone si è capovolto. Il bilancio delle vittime è uno dei peggiori registrato nel 2019: almeno 58 migranti di varia nazionalità hanno perso la vita. Il naufragio è avvenuto a poche miglia da Nouadhibou, a 470 chilometri a nord della capitale mauritana. I migranti, tra cui molte donne e bambini, erano partiti il 27 novembre scorso dal Gambia, piccola nazione dell’Africa nord-occidentale. La loro destinazione: le isole spagnole delle Canarie.

I sopravvissuti sono riusciti a nuotare fino a riva, mentre per gli altri non c’è stato nulla da fare e il mare ha cominciato a restituire i loro corpi. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha fatto sapere che l’imbarcazione con i migranti è rimasta senza carburante a poche miglia marine dalla costa della Mauritania. Secondo le autorità mauritane, che hanno immediatamente avviato i soccorsi, non c’è speranza di trovare altre persone in vita. I feriti, di cui ancora non si conosce il numero, sono stati portati all’ospedale di Nouadhibou. “Le autorità mauritane stanno coordinando in modo molto efficiente la risposta con le agenzie attualmente presenti a Nouadhibou”, ha dichiarato Laura Lungarotti, capo missione Iom in Mauritania. "La nostra comune priorità è prenderci cura di tutti coloro che sono sopravvissuti – ha aggiunto Lungarotti – e offrire loro il sostegno di cui hanno bisogno”.

Il portavoce dell’Iom, Leonard Doyle, ha dichiarato ad Al Jazeera che l’imbarcazione che trasportava i migranti non era adatta a quel tipo di navigazione ed inoltre era sovraffollata. “Questa tragedia ci dice molto della indifferenza dei trafficanti che ovviamente hanno preso i soldi e dopo sono scomparsi nel deserto”. “Questo è il vero problema – ha sottolineato Doyle – lo sfruttamento delle persone alla ricerca di una vita migliore”. “È una storia orribile e uno degli incidenti più mortiferi accaduti quest’anno di migranti che cercano di attraversare l'Oceano Atlantico o il Mar Mediterraneo verso l'Europa”. “È stato confermato che donne e bambini erano su quella barca, e alcuni di loro hanno perso la vita”.

“Possiamo solo immaginare quanto profondo è il trauma dei sopravvissuti. Queste persone hanno bisogno di cure mediche – ha concluso Doyle – e il nostro personale dovrà stabilire la loro origine e cercare di aiutarli a tornare a casa nel modo più dignitoso possibile”. Per chi è scampata alla tragedia in mare, infatti, il destino sarà con tutta probabilità il rimpatrio nel suo Paese d’origine, secondo l’Organizzazione internazionale delle migrazioni. D’accordo con i dati dell’Oim, tra il 2014 e il 2018, sono 35mila i gambiani che hanno raggiunto l’Europa.

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