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Strage del bus in A4, davanti casa dell’autista imputato piazzate 18 croci come le vittime

L’agghiacciate scena nella notte di Natale davanti casa dell’autista dell’autobus ungherese pieno di studenti delle superiori in gita in Italia, schiantatosi e andata a fuoco lungo l’autostrada A4, nei pressi di Verona, la sera del 20 gennaio 2017. A piazzare quelle croci a pochi giorni dal terzo anniversario della tragedia son stati i familiari delle vittime.
A cura di Antonio Palma
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Diciotto croci piazzate proprio davanti alla sua casa a rappresentare il numero delle vittime del drammatico incidente stradale di cui lui è l'unico imputato. È l'agghiacciate scena che si è trovato davanti nella notte di Natale l'autista dell'autobus ungherese pieno di studenti delle superiori in gita in Italia, schiantatosi e andata a fuoco lungo l'autostrada A4, nei pressi di Verona, la sera del 20 gennaio 2017. In quel drammatico schianto morirono carbonizzati 16 ragazzi di un liceo di Budapest e l'altro autista del mezzo. A loro, lo scorso ottobre, si è aggiunto colui  che è considerato la diciottesima vittima di quella  tragedia, Vigh Gyorgy, il professore-eroe che portò in salvo numerosi studenti ma non riuscì a evitare la morte dei suoi figli, Laura e Balazs. L'uomo era rimasto gravemente ferito nell'incidente ma soprattutto non si era mai ripreso da quel devastante lutto.

A piazzare quelle croci a pochi giorni dal terzo anniversario della tragedia sono stati proprio i parenti delle vittime. "Il 25 dicembre, durante la sera di Natale, abbiamo collocato davanti alla casa dell'imputato della tragedia del pullman 18 croci e 18 lumini: 18 perché la morte recente dell'insegnante Vigh Gyorgy la riteniamo una conseguenza dell'incidente" ha rivelato infatti Endre Szendrei, zio di una delle vittime. "In questo modo abbiamo portato il ricordo delle 18 vittime sotto l'albero di Natale dell'autista imputato, Varga Janos, che la Procura accusa della responsabilità dell'incidente" ha aggiunto l'uomo.

"Negli ultimi tre anni non ha avuto il coraggio di guardare negli occhi i familiari, non ha osato chiedere scusa perché non era riuscito a salvare la vita dei passeggeri affidatagli, non era riuscito a portarli a casa in sicurezza" ha dichiarato ancora Szendrei, accusando l'autista di aver provato "a dimostrare, attraverso una perizia, di non essere stato lui alla guida del pullman nel momento della tragedia, ma che fosse il suo compagno autista deceduto"

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