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Stop all’export di petrolio russo verso gli Stati con il price cap: Putin firma il decreto

Sono vietate, a partire dal 1° febbraio 2023, le forniture di petrolio e prodotti petroliferi verso qualsiasi Stato indichi (anche indirettamente) un tetto al pezzo nei contratti. È quanto stabilisce il decreto firmato oggi da Putin.
A cura di Annalisa Girardi
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Stop all'export di petrolio russo verso quei Paesi dove è stato imposto il price cap. È quanto stabilisce un decreto firmato oggi da Vladimir Putin e già pubblicato in Gazzetta ufficiale russa. Si tratta di una risposta alla decisione, ratificata anche dal Consiglio europeo qualche settimana fa, di imporre un tetto al prezzo del petrolio dalla Russia a 60 dollari a barile.

Nel documento si afferma che il provvedimento sia stato introdotto "in relazione alle azioni ostili e contrarie al diritto internazionale degli Stati Uniti, dei Paesi stranieri e delle organizzazioni internazionali che si sono unite a loro" e per proteggere gli interessi di Mosca. Sono quindi vietate le forniture di petrolio e prodotti petroliferi verso qualsiasi Stato indichi (anche indirettamente) un tetto al pezzo nei contratti. L'unica deroga può essere concessa solo in base a una decisione straordinaria del capo di Stato russo. Del presidente Putin, quindi.

La misura entrerà in vigore dal 1° febbraio 2023 e sarà valido fino al 1° luglio di quello stesso anno. Dopo l'annuncio del Cremlino il prezzo del petrolio è tornato ad alzarsi: il contratto future sul Wti è salito a 80,96 dollari a barile, mentre quello sul Brent ha toccato gli 85,15 dollari a barile.

Intanto continuano i bombardamenti russi sull'Ucraina. Il segretario di stato Usa, Antony Blinken, ha comunicato oggi che Mosca "ha bombardato più di un terzo del sistema energetico ucraino, precipitando milioni di persone nel freddo e nell'oscurità mentre arrivano temperature sempre più rigide". Per poi aggiungere: "Riscaldamento, acqua, elettricità per i bambini, gli anziani, i malati: questi sono i nuovi obiettivi del presidente Putin".

Invece il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, ha parlato di alcune dichiarazioni di "funzionari anonimi" del Pentagono rispetto a un "attacco decapitante" contro il Cremlino, in cui si sarebbe tentato l'omicidio del presidente Putin. "Se tali idee sono davvero ponderate da qualcuno, allora questo qualcuno dovrebbe pensare meglio alle possibili conseguenze di tali piani", ha detto il ministro russo.

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