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Regno Unito, la sentenza storica sul veganismo: è come una religione, non si può discriminare

Secondo il giudice di un tribunale del lavoro nel Regno Unito il veganismo può essere considerato come una filosofia di vita o come una religione e per questo chi lo pratica ha diritto ad avere protezione legale. La sentenza nasce dalla battaglia di Jordi Casamitjana, un 55enne licenziato dall’azienda per cui lavorava, che si ritiene un “vegano etico”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il veganismo può essere considerato come una filosofia di vita o come una religione. E per questo chi lo pratica deve avere protezione legale. Il veganismo, in sostanza, nel Regno Unito viene protetto dalla legge. A stabilirlo è la sentenza di un tribunale del lavoro britannico sul caso di un vegano che ha presentato ricorso perché si è sentito discriminato dalla sua azienda e licenziato per le sue convinzioni. Il giudice Robin Postle ha dato ragione a Jordi Casamitjana, parlando di “veganismo etico” e sostenendo che merita protezione legale così come vale per il credo filosofico o per la religione. In sostanza il veganismo farebbe parte dei diritti garantiti da una legge del 2010 sull’uguaglianza del trattamento riguardante alcune categorie come quelle di età, sesso, orientamento sessuale, razza, religione, maternità, disabilità e matrimonio.

La battaglia di Jordi Casamitjana

Jordi Casamitjana è un 55enne dipendente della League against cruel sports, un’associazione per la difesa dei diritti degli animali. Lui si definisce un vegano etico, perché non solo segue una dieta alimentare molto rigida, ma perché applica i principi vegani anche in tutti gli altri ambiti della vita. Per esempio, quindi, evita abiti di lana o pelle o non prende mezzi come bus e auto perché potrebbero schiacciare o uccidere insetti, volativi o altri animali.

La sentenza sul veganismo etico

La vicenda nasce quando Jordi scopre che la sua azienda investe parte del fondo pensioni in una società che conduce esperimenti sugli animali. Lui protesta, ritenendo che questa operazione sia in contraddizione con lo spirito della società. L’azienda non lo ascolta, lui informa i colleghi e alla fine viene licenziato. Si arriva al processo e alla sentenza, favorevole al 55enne. L’azienda non si è opposta. Ma attende ora una seconda sentenza, quella riguardante la legalità del licenziamento. Secondo la società l’uomo ha perso il posto per il suo “comportamento inappropriato” e non per questioni riguardanti il veganismo. In attesa di questa seconda sentenza, Jordi si dice “molto felice per questo verdetto: spero che abbia conseguenze positive per tutti i vegani”.

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