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New York, l’attentatore Sayfullo Saipov: “Ho agito per l’Isis”. Rintracciato un altro uzbeko

Saipov, 29 anni e di origini uzbeka, è il killer che, in nome dell’Isis, è piombato con un furgone sulla folla a New York uccidendo 8 persone. Dal 2010 aveva la Green Card e lavorava come autista di Uber: “Sembrava gli piacessero gli Stati Uniti”.
A cura di Ida Artiaco
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Notte di Halloween macchiata di sangue negli Stati Uniti. Un furgone è piombato su una pista ciclabile a New York, nei pressi del World Trade Center, seminando il panico e uccidendo 8 persone e ferendone un'altra dozzina. Alla guida del veicolo killer , al grido di "Allah Akbar", c'era Sayfullo Habibullaevic Saipov, 29enne di origini uzbeke residente dal 2010 a Tampa, in Florida. Attualmente, si trova ricoverato in gravi condizioni, con ferite all'addome causate dai proiettili sparati dagli agenti per neutralizzarlo. Intanto, l'Fbi sta cercando di ricostruire nelle ultime ore la vita dell'attentatore, anche e soprattutto alla ricerca dei suoi legami con l'Isis.

Fbi rintraccia una seconda persona

C'è un'altra persona che dovrà essere interrogata nell'ambito delle indagini sull'attentato a New York. Il suo identikit è stato diffuso in serata dalle autorità, che hanno poi fatto sapere di averlo rintracciato: si tratta di Mukhammadzoir Kadirov, ha trentadue anni, e anche lui è di nazionalità uzbeka come Sayfullo Saipov, l’aggressore già arrestato.

Chi è l'attentatore di New York Sayfullo Saipov

Saipov aveva una "Green Card", cioè l'autorizzazione permanente a risiedere negli Stati Uniti, da ben 7 anni.  Aveva una patente in Florida, anche se da tempo viveva con la moglie e tre figli a Patterson in New Jersey, ma ha vissuto per un periodo anche in Ohio. Frequentava la moschea di Paterson, già finita nel mirino della polizia di New York per il criticato programma di sorveglianza musulmana. Negli ultimi mesi lavorava come autista di Uber, come ha dichiarato la stessa società, aggiungendo di stare collaborando con l'Fbi e che nulla nel suo comportamento aveva lasciato sospettare le sue intenzioni. "Una persona molto amichevole", lo ha definito un amico. "Gli piacevano gli Stati Uniti – ha raccontato, invece, Kobijion Matkavor, 37 anni, anche lui uzbeko, al New York Times -. Sembrava molto fortunato ed era sempre contento e ogni cosa gli andava bene. Certo non sembrava uno che potesse essere un terrorista. Anche se non lo conoscevo in profondità".

L'attentatore fedele all'Isis: "Avrei voluto continuare a uccidere"

Tuttavia, molti indizi hanno confermato la sua fedeltà al Califfato. Alcuni appunti scritti a mano e rinvenuti nel furgoncino bianco, affittato per compiere l'attacco, ne sarebbero una prova. Il vice commissario del New York Police Department, John Miller, infatti ha spiegato in conferenza stampa che a bordo del pick-up è stato trovato un biglietto scritto a mano, in lingua araba, che recitava: "Lo Stato Islamico durerà per sempre".  Interrogato in ospedale dopo essere stato operato al Bellevue Hospital, secondo i media l'uomo avrebbe dichiarato di aver agito "in nome dell'Isis" e di aver pianificato l'azione da settimane dopo aver ricevuto online le istruzioni su come effettuare un attacco. Sempre secondo la stampa locale, si è mostrato abbastanza collaborativo dicendosi però "orgoglioso" dell'attacco e ammettendo davanti agli investigatori: "Avrei voluto continuare a uccidere".

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