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Morto suicida Viktor Smagin, eroe di Chernobyl: fu tra i primi soccorritori del disastro nucleare

Il 75enne Viktor Smagin, ex ingegnere della centrale nucleare di Chernobyl e tra i primi soccorritori del disastro del 1986, si è tolto la vita nella sua casa di Mosca. In una lettera destinata alla famiglia avrebbe spiegato di non sopportare più gli effetti dell’avvelenamento da radiazioni.
A cura di Eleonora Panseri
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A sinistra, la centrale nucleare di Chernobyl dopo il disastro. A destra, Viktor Smagin.
A sinistra, la centrale nucleare di Chernobyl dopo il disastro. A destra, Viktor Smagin.

Il giorno del disastro, il 26 aprile del 1986, tra i primi ad accorrere sulla scena della fusione nucleare alla centrale di Chernobyl, per spegnere l'incendio che avrebbe seminato morte nei decenni successivi nel continente, c'era anche Viktor Smagin, ex ingegnere dell'impianto e supervisore del reattore esploso, il numero 4. Il 75enne si è tolto la vita nella sua casa di Mosca, incapace di sopportare ancora gli effetti dell'avvelenamento da radiazioni. Lo riferiscono media internazionali.

All'epoca Smagin fu non solo soccorritore, ma anche vittima e testimone dell'orrore provocato dall'incidente nucleare, quando il reattore numero della centrale sovietica esplose. E le radiazioni a cui fu esposto gli provocarono permanenti problemi di salute che per anni era stato costretto a sopportare.

L'uomo ha spiegato alla famiglia le motivazioni del suo gesto con una lettera straziante, in cui ha scritto di non riuscire più a sopportare le cure di cui aveva bisogno. "Mi hanno trovato un nuovo tumore oggi e ciò significa che ne ho quattro dentro di me. Non è possibile curarli e io non ho più la forza per farlo", ha scritto il 75enne.

"Chiedo perdono per la mia dipartita. Miei cari Larisa, Dima e Sveta, ora è il momento di salutarci. Grazie mille per gli anni che abbiamo vissuto insieme. È stata felicità", ha aggiunto. È stata la moglie a trovare il corpo del marito e il biglietto d'addio.

Subito dopo l'esplosione del reattore nel 1986, che rilasciò radiazioni in tutta Europa, Smagin corse da casa alla centrale elettrica: "Il personale spense l'incendio e scaricò l'olio in contenitori sotterranei; gli elettricisti si occuparono dell'idrogeno – aveva raccontato nelle sue memorie – Molti di coloro che hanno salvato la stazione hanno ricevuto dosi letali di radiazioni e sono morti in ospedale". 

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