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Minneapolis, seconda notte di proteste per l’afroamericano ucciso dalla polizia: incendi e saccheggi

Minneapolis sprofonda nuovamente nell’incubo delle proteste per crimini di stampo razziale: la città è sotto assedio a causa della morte del giovane Duanne Wright di appena 20 anni. L’afroamericano è stato ucciso dalla polizia che lo aveva fermato per un controllo. La poliziotta che lo ha fermato ha sparato contro di lui un solo colpo mortale.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Minneapolis precipita nella sua seconda notte di proteste dopo l'omicidio di un ragazzo nero ucciso dalla polizia che lo aveva fermato per un controllo nella giornata di domenica. L'agente Kim Potter, 48enne, veterana del dipartimento di Brooklyn Center, avrebbe sparato contro Daunte Wright, di 20 anni, credendo di impugnare un taser e non una pistola. Il copione è simile a quello per la morte di George Floyd, afroamericano ormai simbolo del razzismo sistemico negli Stati Uniti, ucciso da un poliziotto bianco che gli ha tolto il respiro premendogli un ginocchio sul collo per otto minuti. Il processo per quell'omicidio è ora in corso mentre questa nuova vicenda si prepara ad essere una polveriera per gli Usa già tesi dalla vicenda Floyd. Il tutto si è verificato a 15 chilometri dal palazzo di Giustizia nel quale è in corso il processo all'ex poliziotto Derek Chauvin. 

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I manifestanti hanno assediato nella notte il distretto di polizia di Brooklyn Center. La polizia ha reagito con i lacrimogeni e pallottole di gomma, ma i disordini continuano con incendi e saccheggi. La Guardia Nazionale dichiara il coprifuoco notturno, ma non è stato rispettato. Sono scattati decine di arresti mentre gli agenti hanno risposto alle proteste con lacrimogeni, granate stordenti e sostanze chimiche irritanti per disperdere la folla. Dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni, il presidente degli Stati uniti Joe Biden ha detto di non aver ancora parlato con i familiari di Daunte. "Le mie preghiere sono con loro – ha detto il Presidente -. Una vera tragedia quella accaduta, ma penso che dobbiamo aspettare e vedere cosa diranno le indagini".

Daunte Wright si era fatto prestare cinquanta dollari dai genitori per lavare l'auto che la famiglia gli aveva da poco regalato. Quella domenica era in giro per le strade deserte con la sua nuova vettura. La polizia lo ferma per un controllo e si accorge che su di lui pende un mandato d'arresto per una multa non pagata. Quando hanno cercato di ammanettarlo, lui avrebbe tentato la fuga. La poliziotta ha sparato un colpo solo, letale. Daunte riparte per pochi metri mentre la poliziotta grida di avergli sparato per sbaglio. L'auto si schianta poco più avanti e la fidanzata, in auto con lui, chiama la madre per dirle della morte del ragazzo. Arriva dopo pochi minuti sul luogo dell'omicidio.

Racconta che il figlio le aveva detto cosa stava accadendo al telefono, con la paura che una stupidaggine gli costasse la vita come spesso accade ai neri afroamericani fermati dalla polizia.

Le dimissioni dell'agente

Kim Potter si è dimessa dopo la morte del ventenne afroamericano di Minneapolis Daunte Wright. Come lei anche il capo della polizia del dipartimento di Brooklyn Center. Potter era una veterana in servizio da 26 anni. Avrebbe scambiato la pistola con il taser per errore prima di sparare al ventenne, morto con un solo colpo fatale. Era stata sospesa in attesa del risultato delle indagini. "Il nostro Paese ha bisogno di giustizia – ha commentato Kamala Harris, vicepresidente degli Usa – e per le forze dell'ordine valgono i massimi standard di responsabilità. la gente continuerà a morire se non affrontiamo decisamente il problema delle ingiustizie razziali"

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