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La Ue non boccia la manovra italiana: via libera “in cambio di riforme”

La Commissione europea sarebbe pronta a dare il via libera alla manovra di bilancio presentata dal Governo Renzi a certe condizioni: i negoziati potranno continuare fino all’inizio del 2017, si attende dunque il risultato referendario, in cambio però si richiedono alcuni correttivi. L’Europa, inoltre, permetterà politiche economiche di tipo espansionistico in cambio di ulteriori riforme.
A cura di Charlotte Matteini
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La Commissione europea, dopo le polemiche che hanno infiammato le ultime settimane, sarebbe pronta a dare il via alla manovra di bilancio proposta dall'Esecutivo Renzi senza richiedere modifiche aggiuntive al testo presentato, non reclamando dunque l'assoluto rispetto delle regole europee relative a debito e deficit. Secondo indiscrezioni, questo via libera potrebbe arrivare già nella giornata di domani: il presidente Juncker pubblicherà un documento di 18 pagine in cui spiegherà le motivazioni della decisione e decreterà una sostanziale sospensione dell'austerity per il biennio 2017 – 2018. Questo comporterà un allungamento dei termini di negoziato con il Governo italiano e un periodo di "moratoria" che potrebbe favorire politiche economiche di tipo espansionistico.

La manovra di bilancio relativa all'anno 2017, dunque, non verrà bocciata, a dispetto delle iniziali preoccupazioni scaturite dalle contestazioni di Bruxelles scritte nero su bianco nella lettera che la Commissione aveva inviato al governo e al ministro dell'Economia Padoan. Nonostante questa sospensione, però, verrà comunque sottolineata l'esistenza di un risk of non- compliance, ovvero del rischio che il bilancio non rispetti le regole europee, rimandando però il giudizio finale di Bruxelles a inizio 2017, ovvero passato il referendum costituzionale previsto il prossimo 4 dicembre, e richiedendo nel frattempo ulteriori chiarimenti sulle coperture per le spese relative all'emergenza immigrazione e quelle per la ricostruzione delle zone terremotate.

Come rilevato anticipatamente da Juncker nelle scorse settimane, nel biennio 2015-2016 l'Italia ha già beneficiato di 19 miliardi di flessibilità e nel 2017 avrebbe dovuto far scendere il deficit dal 2,4% del Pil del 2016 all’1,8%, così come promesso lo scorso maggio dal ministro Padoan. A causa però degli eventi sismici che hanno colpito quest'estate il territorio italiano e della crescente necessità di far fronte alle spese destinate all'emergenza immigrazione e accoglienza, nella manovra presentata a Bruxelles le spese inerenti a questi due eventi "emergenziali" sono state scorporate dal deficit, che comunque non si è attestato all'1,8% promesso precedentemente, ma è calato di uno 0,1%, al 2,3%, complice anche il ritocco al ribasso delle stime di crescita dell'economia italiana. Nel 2017, quindi, l’Italia non risanerà né il deficit e né il debito pubblico, che anzi salirà al 133,1%. Nonostante le furiose polemiche intercorse tra Bruxelles e Roma, ora la Commissione sarebbe pronta "ad aiutare" l'esecutivo Renzi, anche in vista di un possibile scenario post referendario ancora sconosciuto, dando la possibilità di proseguire il negoziato oltre i tempi stabiliti.

La Commissione sarebbe dunque pronta a concedere all’Italia uno sconto di oltre tre miliardi sul risanamento rispettivamente per le spese relative ai migranti, contro i 4,2 miliardi richiesti dal governo italiano, e per la ricostruzione delle zone colpite dai terremoti del 24 agosto e 30 ottobre, anche in questo caso una cifra inferiore ai 4,8 miliardi richiesti da Renzi. Stando però ai nuovi conti effettuati dai tecnici della Commissione, mancherebbero comunque all'appello altri 3,5 miliardi di euro circa. La Commissione, secondo indiscrezioni, si aspetta dei correttivi alla manovra dopo il referendum del 4 dicembre prossimo e sarebbe questo il motivo per cui avrebbe teso la mano all'esecutivo Renzi, in attesa di un periodo più tranquillo e favorevole. Qualora questi correttivi dovessero arrivare, la situazione sarebbe quindi sostanzialmente risolta, ma se invece le condizioni proposte non fossero accettate dal governo Renzi, ci si potrebbe trovare di fronte all'ipotesi di una procedura d'infrazione per l'Italia con conseguente commissariamento. Come spiega il quotidiano La Repubblica, la decisione è stata presa per due motivi specifici: da un lato "per tenersi le mani libere per ridimensionare Renzi nel caso dopo una vittoria del Sì il premier decida di sfidare apertamente l’Europa sui conti", dall'altro "l’intenzione è di poter gestire con la minaccia di una procedura di infrazione la transizione e la nascita di un nuovo governo nel caso di vittoria del No e dimissioni di Renzi".

Nel documento " Towards a positive fiscal stance for the euro area" che verrà recapitato domani si spiegherà dunque che le politiche di austerità imposte nel triennio 2011-2013 da Barroso servirono sostanzialmente a salvare diversi Paesi europei dal default ma "hanno danneggiato la crescita".  Con il cambio di scenario, però, "per rinforzare la ripresa ed evitare la trappola della bassa crescita e bassa inflazione serve una politica di bilancio più espansiva". Via libera dunque alle politiche espansiva, che però dovranno essere accompagnate dalle riforme richieste dai trattati europei.

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