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“La pandemia di Covid poteva essere evitata”: gli esperti indipendenti Oms contro i leader mondiali

Secondo un gruppo di 13 esperti indipendenti incaricati dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesu, di realizzare un report sulla risposta dei leader mondiali e della stessa Oms all’epidemia di Sars-Cov-2, “la pandemia di Covid-19 poteva essere evitata. Un cocktail tossico di negazione, scelte sbagliate e mancanza di coordinamento hanno gettato il mondo in una catastrofe. Febbraio 2020 è stato un mese perduto”.
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A cura di Ida Artiaco
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La pandemia di Covid-19 poteva essere evitata. Lo affermano gli esperti indipendenti incaricati dal direttore generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesu, di realizzare un report sulla risposta dei leader mondiali e della stessa Oms all'epidemia di Sars-Cov-2, i quali hanno sottolineato come "un vero e proprio cocktail tossico" di negazione, scelte sbagliate e mancanza di coordinamento ha fatto precipitare il mondo in una situazione che avrebbe potuto essere tranquillamente prevista, evitando i milioni di morti che ci sono stati negli ultimi mesi. In altre parole, una risposta internazionale rapida e collaborativa avrebbe potuto fermare la diffusione del virus, impedendo che il focolaio cinese del 2019, individuato a Wuhan, si trasformasse in una catastrofe globale nel 2020.

Il rapporto critica in particolare l’Oms per non aver dichiarato l'emergenza sanitaria internazionale prima del 30 gennaio di quell'anno, e per aver aspettato il 30 marzo per parlare di pandemia. Ma ad essere bacchettati dagli esperti sono anche i principali Paesi europei e del Nord America, colpevoli di aver "buttato il mese di febbraio 2020″ senza fare nulla, un mese perduto in cui molti governi avrebbero potuto prendere decisioni che avrebbero contenuto la diffusione del Sars-Cov-2. "Quanto ai viaggi, è difficile ritenere che le restrizioni imposte dall’International Health Regulations possano bastare per fermare le pandemie in quest’epoca estremamente interconnessa". Secondo l’ex primo ministro della Nuova Zelanda Helen Clark, co-presidente del panel insieme a Ellen Johnson Sirleaf, ex presidente della Liberia, "se le restrizioni agli spostamenti fossero state imposte più rapidamente e diffusamente, avrebbero comportato una seria inibizione alla rapida trasmissione del virus: dobbiamo realizzare che viviamo nel 21esimo secolo, e non nel Medioevo. Questa situazione è stata aggravata da una carenza di leadership globale". In particolare, Clark ha descritto febbraio 2020 come "un mese di opportunità perse per scongiurare una pandemia, con tanti paesi hanno scelto di aspettare e vedere. Per alcuni, è stato solo quando i letti di terapia intensiva degli ospedali hanno iniziato a riempirsi che sono state intraprese le prime azioni. Ma a quel punto era troppo tardi per evitare l'impatto della pandemia".

Il rapporto afferma che i cinesi hanno rilevato e identificato prontamente il nuovo virus quando è emerso alla fine del 2019 e hanno fornito avvertimenti che avrebbero dovuto essere ascoltati. "Quando guardiamo indietro a quel periodo, cioè alla fine di dicembre 2019, vediamo come i medici di Wuhan hanno agito rapidamente quando hanno riconosciuto i primi casi di polmonite anomali", ha detto Sirleaf, aggiungendo che "tuttavia, il sistema di allarme funziona ad una velocità che non è sufficiente di fronte a un agente patogeno respiratorio in rapido movimento". Alla luce di tutto questo, il panel chiede anche importanti cambiamenti per garantire che ciò che è avvenuto nel 2020 possa non ripetersi più. "Il nostro rapporto mostra che la maggior parte dei paesi del mondo semplicemente non erano preparati per una pandemia", ha aggiunto Sirleaf. Il gruppo di 13 esperti indipendenti chiede anche che l'Oms si muova più velocemente e con migliori risorse, oltre ad un impegno da parte dei leader dei paesi ricchi a fornire vaccini per il resto del mondo, distribuendo almeno 1 miliardo di dosi entro il primo settembre 2021 a Covax, l'iniziativa sostenuta dalle Nazioni Unite per ottenere vaccini per 92 paesi a basso e medio reddito, e più di 2 miliardi di dosi entro la prima metà del 2022. Infine, c'è la raccomandazione che i governi e la comunità internazionale adottino senza indugio una serie di riforme tese a trasformare il sistema globale di preparazione, allerta e risposta alle pandemie.

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