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Joaquin “El Chapo” Guzman è colpevole: condannato all’ergastolo, più altri 30 anni di carcere

Il celebre narcotrafficante messicano dovrà scontare una pena ulteriore di trent’anni di reclusione, dopo che un tribunale si Brooklyn ha stabilito che è colpevole di 10 capi d’imputazione per aver organizzato il passaggio di diverse centinaia di tonnellate di droga negli Stati Uniti.
A cura di Biagio Chiariello
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Il Signore della Droga messicano Joaquin "El Chapo" Guzman è stato condannato all'ergastolo a New York con una pena ulteriore di trent’anni di reclusione, dopo che un tribunale di Brooklyn ha stabilito che è colpevole di 10 capi d’imputazione per aver organizzato il passaggio di diverse centinaia di tonnellate di droga negli Stati Uniti. Inoltre Guzman avrebbe ordinato almeno 26 omicidi di presunti nemici del suo cartello dello stato messicano di Sinaloa. Dovrà pure restituisca 12,6 miliardi di dollari: una somma che equivarrebbe ai proventi del traffico di droga negli Usa gestiti dal suo cartello prima che fosse arrestato in Messico e processato negli Stati Uniti.

Le accuse contro El Chapo

Secondo la procura di Brooklyn il 62enne ha guadagnato quasi $ 14 miliardi come presunto boss del cartello di Sinaloa, accusandolo di incanalare centinaia di tonnellate di cocaina e altre droghe negli Stati Uniti durante il suo regno durato circa 25 anni. Sono state inoltre esibite prove che Guzman usava le proprie squadre d'assalto per colpire i rivali. La difesa, tuttavia, ha sostenuto che il suo ruolo nell'impero della droga è stato "ingigantito" dall'accusa, spiegando che tutti coloro che hanno testimoniato contro di lui avrebbero "mentito per ottenere la clemenza" della Corte.

Guzman: "Sono stato torturato"

Nei giorni scorsi era stata respinta una sua richiesta di nuovo processo per presunti pregiudizi dei giurati. Guzman è stato estradato negli Stati Uniti nel 2017 ed è stato tenuto in isolamento sotto stretta sorveglianza a New York dopo essere riuscito in più di un'occasione a fuggire dalle prigioni in Messico. Prima della sentenza, il 62enne aveva parlato della "negazione di un giusto processo" e per lamentarsi delle condizioni carcerarie legate al suo duro isolamento. Parlando attraverso un traduttore, il re dei narcos ha definito la sua detenzione “una tortura psicologica, emotiva e mentale 24 ore al giorno”.

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