Israele in fiamme, la testimonianza da Gerusalemme: “Incendi incontrollati, scenario spaventoso”

Un soldato israeliano estrae dalle fiamme un suo collega, lui si rotola a terra, il fuoco gli divora la maglietta. Sono le immagini che arrivano da Gerusalemme, dai monti sopra la Città Santa che ieri sono andati in fiamme a causa delle altissime temperature e dei venti molto forti.
Sono immagini che ricordano Gaza, i profughi bruciati vivi dentro le tende, i corpi dei bambini incastrati tra le fiamme, il giornalista Ahmed Mansour che si dimena dentro il fuoco. Immagini drammaticamente simili e insieme drammaticamente diverse allo stesso tempo per cause e conseguenze.
“Non ho visto personalmente le fiamme ma ho sentito il fumo, quando ho aperto le finestre non potevo respirare, mi sono dovuto chiudere in casa”, racconta Yeshua Israel ben David, ebreo israeliano di Gerusalemme, “gli incendi sono divampati all'inizio di mercoledì vicino a Mesilat Zion e si sono rapidamente diffusi verso le principali autostrade e le comunità residenziali. Le autostrade 1 e 3, arterie fondamentali che collegano Gerusalemme a Tel Aviv, sono state chiuse perché le fiamme hanno invaso le carreggiate, costringendo gli automobilisti ad abbandonare i propri veicoli e fuggire a piedi. I servizi di emergenza hanno evacuato migliaia di persone da città e villaggi come Neve Shalom, Mevo Horon e Eshtaol. Almeno 16 persone sono state ricoverate per l'inalazione di fumo e per ferite correlate”.
Anche a Ramallah, Jenin e in altre città della Cisgiordania occupata si sono verificate raffiche di vento caldo molto forti e tempeste di sabbia.
“I servizi antincendio e di soccorso hanno dispiegato oltre 150 squadre, supportate dalle Forze di Difesa Israeliane e da unità aeree. Nonostante questi sforzi, i funzionari riferiscono che gli incendi rimangono in gran parte incontrollati, con venti variabili che complicano le strategie di contenimento”, continua Yeshua, "Israele sta affrontando uno dei più grandi incendi della sua storia, che ha portato alla dichiarazione dello stato d'emergenza e alla richiesta di assistenza e supporto internazionale”.
In risposta all'escalation della crisi, infatti, il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar ha contattato più di una dozzina di Paesi per ottenere il supporto dei vigili del fuoco. L'Italia e la Croazia hanno immediatamente inviato aerei Canadair “Superscooper”, mentre si attende ulteriore assistenza da Grecia, Cipro, Romania e Macedonia del Nord.
A pochi chilometri da Gerusalemme, intanto, nella Striscia di Gaza martoriata da 18 mesi di bombardamenti e embargo totale, è da trenta giorni che per volontà israeliana non entra più niente, nessun tipo di aiuto umanitario internazionale.
“I funzionari dei vigili del fuoco descrivono la situazione attuale come il più grande incendio selvaggio nella storia di Israele. Oltre 7.000 dunam (circa 1.730 acri) sono stati distrutti dalle fiamme e la valutazione dei danni è ancora in corso. La combinazione di condizioni meteorologiche estreme e di sospetti incendi dolosi legati all’appello di Hamas a bruciare tutto per il giorno dell’Indipendenza di Israele, e quindi della Nakba per i palestinesi, ha creato uno scenario spaventoso per noi residenti”, spiega Yeshua che in Israele è appena rientrato dopo essere stato a Roma per dire addio a papa Francesco.
“Sono un pacifista e dedico la mia vita a costruire ponti di comprensione e guarigione tra ebrei, cristiani e musulmani – spiega a Fanpage.it – credo che al di là della politica e delle dottrine, ci sia un'essenza divina condivisa che chiama tutti noi a vivere in pace, dignità e rispetto reciproco. Papa Francesco può non essere stato compreso da tutti, ma la sua eredità di compassione, umiltà e coraggio morale trascende le divisioni tra fede e politica, per questo per me era importante essere a Roma sabato scorso”.
Quando Yeshua è tornato a casa ha trovato un paese letteralmente in fiamme da tutti i punti di vista: “Ci sono motivate previsioni da parte di persone che conosco che sono attualmente nell'esercito, sia nel servizio regolare che nelle riserve, che un'altra operazione di terra a Gaza potrebbe iniziare la prossima settimana. Sono stati richiamati di recente a Gaza centinaia di riservisti e i preparativi sono già in corso”, dichiara al telefono.
"Da quello che ho capito, questa operazione non viene inquadrata internamente come di difesa, ma piuttosto come parte di un'agenda politica più ampia che comprende la piena rioccupazione di Gaza. Chiedo alla comunità internazionale di prestare molta attenzione a cosa sta succedendo, è necessaria una netta opposizione a questa nuova campagna militare”.