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India, si uccide in carcere l’uomo accusato di stupro di gruppo (VIDEO)

Ram Singh era l’autista dell’autobus sul quale era stata violentata, torturata e uccisa lo scorso dicembre una studentessa di 23 anni a Nuova Delhi. Quasi certamente sarebbe stato condannato alla pena di morte.
A cura di Biagio Chiariello
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Ram Singh, 34 anni, si è impiccato nella sua cella del carcere di massima sicurezza di Tihar, a New Delhi. L'uomo è il principale accusato dello stupro di gruppo ai danni di una ragazza 23enne, il 16 dicembre a New Delhi, una brutale aggressione avvenuta su un autobus – di cui Singh era l'austista – e terminata qualche giorno dopo con la morte della vittima per le ferite riportate. Un caso che proprio per la crudeltà con cui si consumò, finì per suscitare un’ondata di indignazione popolare in tutta l’India, tanto da costringere il governo ad approvare in breve tempo delle leggi in difesa delle donne. Singh si sarebbe ucciso stanotte (le 5.30 locali, l'1 in Italia), usando i suoi stessi vestiti. Per il crimine commesso, se condannato, avrebbe rischiato la pena di morte. "Sapeva che sarebbe morto comunque perché le prove contro di lui sono schiaccianti, ma la notizia che si sia impiccato da sé non mi emoziona granché perché io volevo che fosse impiccato sì, ma pubblicamente: è ingiusto che si sia ucciso quando e come ha voluto lui" è il commento a caldo del fratello 20enne della studentessa morta. La magistratura, intanto, ha avviato un’inchiesta per capire se ci sia stata una qualche falla nella sicurezza che ha consentito all’uomo di suicidarsi. "Il processo continua, non vi sono ragioni per cui debba essere sospeso", ha detto un responsabile della polizia che lavora sul caso.

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