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Himalaya: ritrovato corpo dell’alpinista Alex Lowe, 16 anni dopo la valanga che lo uccise

Fu travolto e sepolto da una valanga nel 1999, insieme al suo amico e cameran David Bridges, dopo il crollo di un seracco. A ritrovarli gli alpinisti Ueli Steck e David Goettler. Lowe era considerato il più forte scalatore vivente.
A cura di Biagio Chiariello
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Alex Lowe (sinistra) e David Bridges
Alex Lowe (sinistra) e David Bridges

16 anni fa Alex Lowe, uno fra i più noti alpinisti americani degli anni Novanta, veniva sepolto da una devastante valanga in Himalaya. Era l'ottobre del 1999, la coppia, 40 anni il primo e 29 anni il secondo, si trovava in Tibet sullo Shishapangma (8.027 metri), il più basso fra i 14 Ottomila, per girare un documentario per Nbc Sports. Nei giorni scorsi il suo corpo è stato ritrovato assieme a quello del suo amico e cameraman, David Bridges. Un terzo alpinista, Conrad Anker, era invece sopravvissuto.

La notizia del ritrovamento è stata confermata dalla "Alex Lowe Charitable Foundation", che ha fatto sapere che i loro resti sono stati ritrovati la settimana scorsa da due alpinisti, lo svizzero Uli Steck e il tedesco David Goettler, che si trovano sulla stessa montagna per aprire una via nuova sulla parete Sud. "I genitori di Alex sono lieti di sapere che i resti del figlio sono stati ritrovati e che io, Conrad e i ragazzi andremo in pellegrinaggio allo Shishapangma," ha detto Jenni Lowe-Anker, la vedova di Lowe che poi si è risposata con Anker: "E' tempo che Alex riposi in pace".

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Era il 5 ottobre quando Lowe e Bridges incontrarono la morte a causa del crollo di un seracco che provocò una valanga. Anker, come detto, sopravvisse nonostante diverse fratture e lesioni. Successivamente sposò la vedova di Lowe.  "Alex e David scomparvero, catturati dalle nevi. Sedici anni di vita sono stati vissuti nel frattempo e ora sono stati ritrovati. Siamo grati", ha detto Anker, che ha anche adottato i tre figli di Lowe. Quest’ultimo, le cui capacità tecniche e fisiche gli erano valse il soprannome di "mutante" e quello di "polmone con le gambe", era stato indicato dalla rivista Outside, pochi mesi prima della sua morte, come il più forte alpinista vivente. Riferendosi a lui, Conrad Anker aveva detto: "Siamo tutti a questo livello… e poi c'è Alex".

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