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Come sarà il rapporto tra Trump e Papa Leone XIV: le critiche a Vance e lo scontro sui migranti

Papa Leone XIV e Donald Trump non si conoscono ma alcune dichiarazioni di Robert Prevost, che quando era ancora cardinale si era espresso criticamente nei confronti di alcune uscite del vicepresidente Jd Vance e in generale, delle politiche migratorie della nuova amministrazione americana, possono dirci qualcosa di come sarà il rapporto con il tycoon.
A cura di Giulia Casula
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L'elezione del primo Pontefice statunitense, Papa Leone XIV, ha colto di sorpresa gli americani e non solo. La scelta di un Papa proveniente dalla prima potenza mondiale, leader in ambito economico e geopolitico, sembrava improbabile ai più, a partire dal presidente Donald Trump che si è detto stupito. I due non si conoscono ma alcune dichiarazioni di Robert Prevost, quando era ancora cardinale, possono dirci qualcosa di come sarà il rapporto con il tycoon.

In questi mesi, Prevost si è espresso criticamente nei confronti di alcune scelte della nuova amministrazione americana. In particolare, lo scorso 3 febbraio aveva rilanciato un articolo del National Catholic Reporter dal titolo "JD Vance si sbaglia: Gesù non ci chiede di fare una classifica nel nostro amore verso gli altri". Il riferimento è alle parole pronunciate dal vicepresidente JD Vance in un'intervista a Fox News. "Esiste un concetto cristiano secondo cui si ama la propria famiglia, poi si ama il prossimo, poi si ama la propria comunità, poi si ama il proprio concittadino e poi si dà priorità al resto del mondo. Gran parte dell'estrema sinistra ha completamente ribaltato questa idea", aveva dichiarato il numero due della Casa Bianca.

Parole evidentemente non condivise dal cardinale americano, che non ha nascosto i suoi dubbi neppure sulle politiche di Trump in materia di immigrazione. Anche in questo caso si tratta di un articolo ricondiviso dal cardinale su sul suo account X e intitolato "Quello che il Vangelo chiede a tutti noi sull'immigrazione". L'articolo riprende la lettera scritta da Papa Francesco ai vescovi degli Stati Uniti in risposta al programma di deportazioni di massa annunciato da Trump. Nel suo messaggio Bergoglio esprimeva la sua preoccupazione rispetto a una certa retorica che lega l'immigrazione a concetti come la criminalità e finisce inevitabilmente per discriminare le persone migranti.

Sempre sul tema migratorio, nella sua ultima apparizione social lo scorso 15 aprile, Prevost rilanciava un post polemico sull'espulsione illegale di un residente statunitense da parte degli agenti federali, che a sua volta rimandava a un pezzo del Catholic Standard dedicato all'immigrazione, intitolato "Questa prova è una Passione". Insomma, Papa Leone XIV sembra condividere la linea di Bergoglio sull'importanza dell'accoglienza e della solidarietà nei confronti dei migranti e le sue prese di posizione lo dimostrano. D'altronde i due sono legati da un rapporto di amicizia e probabilmente, le esperienze di Prevost come missionario in Perù hanno contribuito ad avvicinarlo alle questioni sociali e migratorie.

Dall'altra parte, il nuovo Papa viene descritto come moderato, né conservatore ma neppure, per così dire, liberale. Pur non essendosi mai schierato apertamente con l'ala reazionaria dei cattolici americani, Prevost è parso molto legato alla dottrina e alla liturgia tradizionali. E su alcuni temi, come il genere o la sessualità, ha mostrato rigidità contrariamente ai messaggi di apertura lanciati dal suo predecessore. In particolare, quando si trovava ancora in Perù, si era opposto all'introduzione di corsi sull'educazione al genere nelle scuole, perché parlando di "generi inesistenti" avrebbero creato "confusione" nei ragazzi.

Aspetti questi ultimi che potrebbero avvicinarlo all'attuale amministrazione americana. Nel frattempo la base repubblicana si è divisa tra chi festeggia l'elezione di un Papa statunitense – il primo nella storia – attribuendone il merito in qualche modo anche a Trump, e chi non ha apprezzato la scelta del Conclave e già prefigura possibili tensioni con l'inquilino della Casa Bianca. Come ad esempio l'influencer Laura Loomer, molto vicina al tycoon, che l'ha definito un "anti-Trump". Addirittura c'è chi dice che tra i papabili americani Prevost candidato preferito di Washington, che invece aveva puntato sull'arcivescovo di New York Timothy Dolan.

È ancora presto per fare pronostici e per il momento il presidente americano ha lanciato segnali positivi al connazionale, che "non vede l'ora di incontrare". Il suo dissenso verso determinate politiche trumpiane però, non passerà inosservato a Washington e la loro relazione nei prossimi mesi andrà senz'altro tenuta d'occhio.

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