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Chi fuma è più resistente al Coronavirus? In Francia test sui cerotti alla nicotina

Dalla Francia arrivano notizie secondo cui la nicotina potrebbe avere un effetto protettivo dall’infezione da Covid 19. L’ipotesi nasce dalla bassa percentuali di fumatori su campione di 350 ricoverati: solo il 4%. Ma l’Organizzazione Mondiale della Salute ha voluto subito sgombrare il terreno da dubbi sul tema…
A cura di Biagio Chiariello
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Dalla Francia è arrivata la notizia secondo cui la nicotina potrebbe giocare un ruolo positivo nella lotta al Covid 19. Usare il condizionale in casi come questi è davvero d’obbligo, anche perché l’Oms ha subito messo le mani avanti. Ma andiamo con ordine. L’ipotesi sulle presunte proprietà della nicotina, di cui parla anche “Le Monde”, è scaturita dall'osservazione clinica nell'ospedale La Pitié-Salpetrière di Parigi dove, secondo uno studio, solo il 4,4% dei 343 pazienti affetti da Coronavirus ricoverati (età media 65 anni) è un fumatore, come confermato all’Afp da Zahir Amoura, professore di medicina interna e autore della ricerca in questione. Ora, per verificare le loro tesi, gli esperti del nosocomio della capitale francese condurranno alcuni esami con cerotti alla nicotina.

Le altre ricerche sul tema fumo-coronavirus

Lo stesso “Le Monde” menziona anche una ricerca cinese pubblicata il mese scorso sul “New England Journal of Medicine” che aveva preso in esame un campione di più di 1000 persone infette. Ne era emerso che la percentuale di fumatori fosse del 12,6%, molto inferiore, per esempio, rispetto alla percentuale di fumatori totali registrata in Cina (28%).Non è tutto.  In uno studio condotto su 7.000 pazienti negli USA, soltanto l’1,3% sono fumatori, una percentuale 10 volte inferiore al tasso di fumatori, come spiega a BFM TV Bertrand Dautzenberg, ex pneumologo e presidente dell’associazione ‘Paris Sans Tabac’. “Attendiamo la pubblicazione di dati precisi – precisa però Dautzenberg – dipende dal fumo, dalla nicotina? Per il momento non lo sappiamo”. E poi aggiunge: “Il tabacco non sarà però mai una soluzione per il Covid-19, significherebbe affrontare una polmonite col kalashnikov. Bisogna sempre smettere di fumare, la sigaretta non sarà mai qualcosa di positivo”.

Cosa dicono gli scienziati francesi

“L'ipotesi è che fissandosi sul recettore cellulare utilizzato anche dal coronavirus, la nicotina gli impedisca o lo trattenga dal fissarsi, bloccando così la sua penetrazione nelle cellule e il suo propagarsi in tutto l'organismo" osserva Jean-Pierre Changeux, neurobiologo membro dell'Istituto Pasteur. Gli studidosi ipotizzano che il "recettore nicotinico dell'acetilcolina" abbia un ruolo fondamentale nel propagarsi del coronavirus e sia all'origine della varietà di sintomi del Covid-19, tra cui l’attestata perdita dell'olfatto. “Fra il coronavirus e il tabacco c’è qualcosa di molto particolare. Abbiamo verificato che l’immensa maggioranza dei casi gravi non riguarda fumatori. Come se il tabacco ‘proteggesse’ contro questo virus, attraverso la nicotina”. Queste le parole del professor Jean-Francois Delfraissy, direttore del comitato scientifico che affianca il presidente Emmanuel Macron e il governo nella lotta alla pandemia.

Cosa dice l'Oms

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha però voluto fare subito chiarezza sul tema e anche alcuni esperti hanno confermato la posizione dell’Oms. "È pericoloso anche solo ventilare che una pessima abitudine, come il vizio del fumo, possa aiutare a fronteggiare quella che oggi è la principale emergenza epidemica", ha detto all'Agi Giovanni Maga, direttore dell'Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia. Di recente, anche il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità si erano espressi a riguardo. In un articolo apparso proprio sul sito del Ministero, gli esperti hanno detto che “i fumatori potrebbero essere più vulnerabili a contrarre l'infezione da nuovo coronavirus rispetto ai non fumatori. Questa maggiore vulnerabilità deriverebbe dall’atto stesso del fumo: le dita, ed eventualmente le sigarette contaminate, arrivano a contatto con le labbra e questo aumenta la possibilità di trasmissione del virus dalla mano alla bocca”.

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