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Argentina, uccide a pugni l’ex compagna incinta di 5 mesi: era un boxer allenato

Renzo Pancera, 25 anni è stato arrestato per i reati di “omicidio aggravato dalla violenza di genere e dall’aborto”. L’uomo, un boxer allenato, è accusato di aver aggredito a pugni l’ex compagna, la 27enne Micaela Zalazar. Già madre di due figli, la donna era incinta di cinque mesi. È morta per un’emorragia interna. Il delitto ha riacceso le proteste del movimento femminista Ni una menos.
A cura di Angela Marino
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Buenos Aires marcerà per chiedere giustizia per Micaela Zalazar, la madre di due figli incinta di cinque mesi uccisa a pugni dall'ex compagno boxer. Renzo Pencera era in attesa di processo per maltrattamenti per essere stato denunciato due volte dalla sua vittima, quando l'ha aggredita nella sua casa di Avenida 9 de Julio. La donna,  ventisette anni, era ancora viva quando è arrivata all'ospedale Julio de Vedia con gravi lesioni. I medici le hanno riscontrato una un'emorragia addominale e la milza perforata, ferite che si sono rivelate fatali. A seguito della morte, il pubblico ministero incaricato del caso, Luis Carcagno ha deciso di arrestare Pancera per i reati di "omicidio aggravato dalla violenza di genere e dall'aborto".

Gli investigatori hanno già accertato che Pancera, 25 anni, pratica boxe amatoriale e sono convinti che abbia picchiato la vittima fino a perforarle la milza. A confermarlo saranno i risultati dell'autopsia che verrà effettuata oggi. Il delitto è avvenuto domenica notte in una casa situata in quel quartiere dell'interno della provincia di Buenos Aires.La vittima aveva avuto una relazione con Pencera dall'ottobre 2012 e da quella relazione erano nati due bambini. La vittima aspettava un altro figlio che sarebbe nato tra quattro mesi. I due, tuttavia si erano separati e, dopo averlo denunciato due volte, la giovane donna aveva ottenuto un provvedimento restrittivo nei confronti del suo ex partner.

La notizia ha suscitato sconcerto nell'opinione pubblica che ha utilizzato il social network, con l'hashtag #JusticiaPorMicaelaysubebé, per manifestare la propria indignazione per il cruento femminicidio.  Il delitto ha riacceso anche le proteste di "Non uno di meno", il movimento femminista nato proprio in Argentina nel 2015 per protestare contro la violenza sulle donne e la sua conseguenza più estrema, il femminicidio.

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