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Amina rimane in carcere: nuove accuse a carico dell’attivista delle Femen

L’attivista tunisina delle Femen che lotta per i diritti delle donne nel mondo arabo dovrà rimanere in carcere per rispondere a nuove accuse a suo carico. Non c’è ancora tregua per la ventenne che ha osato sfidare la morale pubblica tunisina.
A cura di Laura Murino
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Amina Tyler resterà in carcere, è quanto deciso dal giudice istruttore del processo a suo carico. Verso la ragazza sarebbero state mosse nuove accuse per comportamento immorale e per profanazione di cimitero dal giudice che ha voluto mantenere l'anonimato. Il 5 giugno Amina sarà interrogata riguardo alle nuove imputazioni. E’ stata infatti accusata di aver scritto la parola Femen sul muro di un cimitero e di essere stata trovata in possesso di una bomboletta spray. La storia di Amina, una ragazza tunisina di appena 20 anni, è iniziata quando postato su Facebook una sua foto nella quale posava a seno nudo e il corpo coperto da una scritta che recita "il mio corpo appartiene a me e non è la forte dell'onore di nessuno". Appoggiata dalle Femen, la ragazza tunisina si è fatta portavoce della protesta contro la morale che vige nel suo paese. Dopo il sospetto di rapimento, una giornalista francese è riuscita a trovare la casa di Amina e ha scoperto che era la famiglia stessa a tenerla rinchiusa in casa sotto sedativi. I genitori avrebbero agito così seguendo il consiglio di due avvocatesse che si occupano specificatamente di diritti delle donne. L’accusa che è stata mossa ad Amina da parte delle femministe arabe è di aver sbagliato il metodo di lotta messo in campo. Infatti, non avrebbe dovuto utilizzare messaggi e proteste occidentali in contesti mediorientali.

In un’intervista a Rainews24 Amina ha denunciato di come la cultura araba sia ancora intrisa di sessismo, di come le donne non siano libere di utilizzare il proprio corpo come meglio credano. Continua raccontando che le donne arabe crescono con l'idea indotta che debbano mantenersi pure e immacolate non per se stesse, ma per l’uomo che le avrà in moglie; insomma, "sicuramente se si controlla il corpo si controllerà anche l'anima". "Siamo contro gli islamisti, ma siamo anche contro la prostituzione e la strumentalizzazione del corpo femminile", "mi sono messa in topless, non per soldi per far vedere che il mio corpo mi appartiene" ha rimarcato l'attivista davanti alle telecamere della Rai. Anche le Femen, preoccupate per la sorte di Amina, hanno denunciato, tramite un post sulla loro pagina Facebook, di essere contro "l'islamizzazione radicale e la distruzione degli ideali delle Primavere Arabe".

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