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Opinioni

Un’estate ricca di sorprese in tutta Europa

Anche la giornata di ieri è stata ricca di novità in campo economico e finanziario in Europa, a cominciare dalla Francia e dall’Italia. Da Peugeot al gruppo Bollorè, da Fondiaria-Sai a Impregilo, la crisi rimescola le carte….
A cura di Luca Spoldi
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Peugeot operai

Anche ieri è stata una giornata ricca di annunci importanti per chi sa selezionare opportunamente le notizie dal caotico flusso che 24/7 rimbalza sui principali canali della “rete”. Accantoniamo per un poco i problemi relativi alla crisi del debito sovrano europeo e allo spread tra Btp e Bund, risalito a fine giornata al 4,66%, 12 basis point più della vigilia, col rendimento del decennale italiano al 5,91% dal 5,82% di mercoledì nonostante un’asta di Bot a 12 mesi che ha visto il Tesoro italiano raccogliere 7,5 miliardi di euro (il massimo preventivato) ad un tasso medio lordo del 2,697% annuo contro il 3,972% della precedente asta di metà giugno, nonostante una frenata della domanda, pari a 1,55 volte l’offerta (da 1,73 volte).

Cerchiamo anche di non pensare, per quanto possibile, alla prospettiva per nulla allegra di un “ritorno” in politica (se n’era mai andato?) del Cavalier Silvio Berlusconi, a suo dire invocato “a gran voce” da tutti gli imprenditori italiani (del resto una razza in via di estinzione in un paese dove la pressione fiscale è superiore al 52% per chi non evade il fisco e dove ormai la natalità d’impresa era calata ai minimi degli ultimi 6 anni già a fine 2010), in vista delle elezioni del 2013, quando l’arzillo vecchietto avrà 77 anni e potrà sicuramente guidare con mano salda l’Italia verso un futuro che metta al riparo gli interessi non tanto suoi quanto dei suoi eredi (che metta al riparo gli interessi degli italiani è meno probabile).

Concentriamoci solo sulle notizie industriali e finanziarie che dovrebbero essere (e sono) il pane quotidiano dei mercati: stavolta sotto i riflettori è stata la Francia, che ha visto l’annuncio da parte di Peugeot di altri 8 mila licenziamenti (che si sommano ai 6 mila già preannunciati lo scorso anno) e la chiusura dello stabilimento di Aulnay, una “banlieue” alle porte di Parigi tra le più esplosive dal punto di vista sociale tanto che il governo transalpino per bocca del ministro dello Sviluppo produttivo, Arnaud Montebourg, ha fatto subito sapere di non accettare il piano “nella sua attuale”(senza però dire cosa pensa di proporre in cambio di eventuali modifiche).

La situazione di Peugeot, storico alleato del gruppo Fiat, preoccupa i sindacati anche italiani perché come noto Sergio Marchionne sta pensando a sua volta di chiudere un’altra fabbrica italiana, mentre è di un paio di giorni fa la notizia che Mitsubishi Motors ha preferito cedere per la somma simbolica di un euro il suo unico impianto europeo, in Olanda, a Netherlands Car (che punta a trasformarlo per produrvi le Mini per conto del gruppo Bmw). Tra la soluzione Peugeot e l’ipotesi Mitsubishi è immaginabile cosa i sindacati italiani preferirebbero, meno chiaro è chi sia disposto a subentrare se Fiat dovesse chiudere un altro impianto, visto come sta andando la vicenda di Termini Imeresen e vista anche un’altra notizia.

L’ex top manager di Zanussi e Telecom Italia, Gian Mario Rossignolo, 70 anni, che aveva acquistato nel 2009 la De Tomaso tentandone inutilmente il rilancio (l’azienda è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Livorno, mentre un’analoga istanza è tuttora pendente davanti al tribunale fallimentare di Torino), è da ieri agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta aperta dalla Procura di Torino su corsi di formazione professionale che la stessa De Tomaso avrebbe dovuto erogare agli ex dipendenti di Pininfarina dello stabilimento di Grugliasco, alle porte di Torino, rilevato da De Tomaso e per i quali corsi la Regione Piemonte aveva erogato finanziamenti pubblici per quasi 7 milioni di euro.

La Procura sospetta che i corsi di formazione non siano mai stati avviati e che la polizza fideiussoria milionaria prevista dalla procedura per accedere ai corsi fosse falsa, mentre parte dei fondi sarebbero stati stornati ai dirigenti della De Tomaso (oltre a Rossignolo sono stati arrestati un dirigente della De Tomaso e un mediatore creditizio). Una vicenda che dopo il "flop", finora, dei tentativi da parte di alcune società e intermediari finanziari italiani di subentrare almeno in parte a Fiat nella produzione di vetture a Termini Imerese, non contribuisce certo a rassicurare investitori e lavoratori circa le prospettive del settore dal punto di vista produttivo in Italia.

Altra notizia proveniente dalla Francia è legata all’acquisizione da parte del gruppo giapponese Dentsu, per 3,16 miliardi di sterline (poco meno di 5 miliardi di dollari), del colosso pubblicitario britannico Aegis finora controllato (col 26,4%) dal finanziere bretone Vincent Bolloré, che in Italia siede tra l’altro nei Cda di Mediobanca e Generali (oltre ad aver rilevato le attività di Pininfarina nel settore delle auto elettriche). Bollorè (che resta socio al 6%, ma Dentsu si è già impegnata a rilevare col tempo anche la residua partecipazione) ha incassato 915 milioni di euro in contanti e potrebbe dire la sua in alcune delicate partite che si stanno svolgendo attorno a Mediobanca (in cui tramite la holding Financière Du Perguet è socio al 6%) e Generali (di cui è vicepresidente dall’aprile del 2010 e dove risulta detenere poco meno dello 0,15% del capitale).

C’è poi la partita Premafin-FonSai-Unipol, che vede l’uomo d’affari francese nelle vesti di socio di minoranza (al 5%) della holding dei Ligresti, una partita che pare avviata a conclusione dopo che due giorni fa il Tar del Lazio ha respinto il ricorso di Sator e Palladio  (socie di FonSai per circa l’8% complessivo), da sempre contrarie all’operazione, che chiedevano la sospensione del provvedimento con cui l’Isvap ha autorizzato la compagnia bolognese guidata da Carlo Cimbri a rilevare Premafin e le sue controllate (FonSai e Milano Assicurazioni) e dopo che ieri la Consob ha dato via libera ai due aumenti da 1,1 miliardi di euro ciascuno di Fondiaria-Sai e Unipol. Gli aumenti dovrebbero partire lunedì, con una settimana di ritardo sulla tabella di marcia originaria, sempre che le banche che dovranno garantire il collocamento si accordino nelle prossime ore con Unipol e FonSai (e sempre che Sator e Palladio Finanziaria, che non mollano, non riescano nelle prossime settimane a vincere un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar Lazio di ieri, rimettendo tutto in discussione).

C’è infine un’ultima partita, finanziaria e industriale al tempo stesso, che sembrava doversi chiudere ieri pomeriggio e invece ha visto la sua soluzione slittare di un’altra settimana, quella di Impregilo. Anche qui, da tempo, si fronteggiano due gruppi con idee opposte sul futuro della società: la famiglia Gavio di Tortona (cui fa capo l’Autostrada Torino-Milano e la società di costruzioni Itinere) che tramite Igli controlla il col 29,959% e la famiglia Salini, gruppo romano che un paio d’anni fa rilevò la Todini. I Gavio hanno pagato cari i propri titoli avendo rilevato l’anno scorso le quote fino a quel momento in mano ai Ligresti e ai Benetton di Igli (un terzo a testa), i Salini debbono ancora smaltire l’acquisizione della Todini e per arrivare a contendere il primato ai Gavio si sono dovuti indebitare con le banche. I primi vogliono restare soli al comando, i secondi vorrebbero arrivare alla fusione di Impregilo col gruppo Salini.

Nell’assemblea di ieri per poco non si è venuti alle mani, tra sospensioni, congelamento delle deleghe di voto (i Salini avevano raccolto un ulteriore 1,5%, i Gavio meno dello 0,5%), richieste di rinvio a settembre e conteggio fino all’ultimo voto dei presenti. Alla fine per soli 86 voti la richiesta (dei Gavio) di rinviare a settembre non è passata ma l’assemblea è stata aggiornata a martedì 17 luglio prossimi, il giorno dopo che la stessa Salini avrà ufficialmente approvato il bilancio 2010 che i Gavio sospettano non essere così brillante. A decidere la contesa potrebbe tuttavia essere il fondo Amber, salito all’8,46% (anche se per l’assemblea sono stati depositati titoli pari al 7,26%), che più che alle prospettive industriali di lungo periodo potrebbe essere tentato dal cogliere la migliore offerta per valorizzare a breve la propria partecipazione. Magari siglando un patto di sindacato con uno dei due concorrenti, cui rivendere gradualmente i propri titoli nel giro dei prossimi 12-24 mesi. La crisi, insomma, scompiglia alleanze e salotti buoni e fa saltare regole (anche di buone maniere) consolidate in decenni di “vacche grasse”. Chi ne saprà approfittare?

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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