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Recovery fund, la Commissione europea studia il piano per lasciare fuori Polonia e Ungheria

Secondo un’indiscrezione del quotidiano spagnolo El Pais, la Commissione europea sta studiando la possibilità di ricreare un altro fondo da 750 miliardi dal quale escludere Polonia e Ungheria. I due Paesi ancora non hanno intenzione di togliere il veto dall’approvazione del bilancio europeo, bloccando così il Recovery Fund e gli aiuti a tutti gli Stati messi in ginocchio dall’emergenza Covid-19.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La Commissione europea discute di come aggirare i veti di Polonia e Ungheria, che minacciano il bilancio europeo in un momento in cui il continente è ancora avvolto e travolto dalla pandemia di Covid-19. Nella riunione settimanale, tenutasi ieri, la Commissione ha parlato di costituire un Recovery fund senza la partecipazione dei due Paesi. Secondo quanto ricostruito da El Pais, la minaccia di escludere Budapest e Varsavia arriva una settimana prima del vertice europeo, che si terrà il 10 e l'11 dicembre. Dopo la riunione della Commissione, fonti dell'Ue hanno detto di essere convinte che "la soluzione può essere trovata e attuata rapidamente", scrive il quotidiano spagnolo. Le stesse fonti hanno aggiunto che "la Commissione è convinta si possa replicare esattamente il fondo da 750 miliardi di euro e mettere a disposizione i soldi nei tempi previsti". In tutto ciò i Paesi che parteciperebbero a questo progetto dovrebbero decidere se ridurre il fondo dell'importo che sarebbe andato a Ungheria e Polonia, o se redistribuire la somma tra gli altri.

Cosa succede tra Polonia, Ungheria e Unione europea

I due Paesi stanno bloccando l'accordo sul bilancio europeo per il periodo 2021-2027, e di conseguenza la creazione e distribuzione del fondo economico al quale possono attingere gli Stati messi in ginocchio dall'emergenza Covid-19. Polonia e Ungheria pongono il loro veto, e hanno tutto il diritto di farlo, perché è prevista l'unanimità per approvare il bilancio. Il problema è che lo fanno perché vogliono impedire che si adotti il nuovo regolamento, che lega a filo doppio gli aiuti comunitari al rispetto dello Stato di diritto. Nel frattempo la Germania, che avrà la presidenza del Consiglio Ue nei prossimi sei mesi, sta cercando un accordo dietro le quinte con i due Paesi, con tanto di chiamate semisegrete tra Angela Merkel e Viktor Orban. L'obiettivo è risolvere la questione al prossimo appuntamento del 10 dicembre. Ogni giorno in più è un giorno perso per far arrivare gli aiuti ai Paesi in difficoltà.

Castaldo chiede di rivedere il principio di unanimità, Gualtieri: "Veto incomprensibile"

Le decisioni europee "non possono essere continuamente ostaggio della Polonia e Ungheria di turno", ha commentato il vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente del Movimento 5 Stelle, Fabio Massimo Castaldo. E "non potrà esserci alcun ruolo importante geopolitico dell'Ue finché non si supererà il principio dell'unanimità". Fiducioso il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri: "C'è uno stallo per un veto incomprensibile, sbagliato e improprio che non riguarda il dossier su cui i Paesi stanno mettendo il veto, auspichiamo che verrà superato nel prossimo Consiglio europeo, sono fiducioso che alla fine i due Paesi non riusciranno a bloccare il varo di un programma storico".

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