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Miliardi di euro nascosti al fisco nei paradisi fiscali, Ocse: “I ricchi devono pagare le tasse”

“I ricchi devono pagare le tasse. Le leggi sono molto chiare e loro usano ogni modo possibile per sfuggire e portare il denaro nei paradisi fiscali. Dobbiamo rafforzare i controlli”: così il segretario generale dell’Ocse al World Economic Forum ha parlato di evasione fiscale, che ogni anno toglie miliardi di euro all bilancio dell’Ue. Al momento ci sarebbero 1.500 miliardi, il 10% del Pil dell’Unione, di ricchezza offshore che sfuggono al fisco.
A cura di Annalisa Girardi
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Durante il summit di Davos, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) è stata chiara: non si può più sorvolare sugli stratagemmi che le persone più abbienti mettono in atto per sfuggire al fisco, in primis spostando ingenti somme di denaro nei paradisi fiscali. Servono più controlli affinché tutti paghino le tasse. Lo ha detto il segretario generale del'Ocse, José Angel Guerrìa, durante il World Economic Forum: "I ricchi devono pagare le tasse. Le leggi sono molto chiare e loro usano ogni modo possibile per sfuggire e portare il denaro nei paradisi fiscali. Dobbiamo rafforzare i controlli", ha dichiarato l'economista messicano. I dati di riferimento sono quelli diffusi dalla Commissione europea lo scorso ottobre, in riferimento al 2016: i numeri presentati affermano che la ricchezza offshore nel mondo è pari a circa 7.500 miliardi di euro. Di questi, 1.500 appartengono a cittadini europei.

Si tratta di circa il 10% del Pil dell'Unione (tenendo conto di 28 Stati Membri, quindi Regno Unito compreso). Per quanto riguarda l'Italia, si stima che 142 miliardi di euro, circa l'8,1% del Pil, costituiscano la ricchezza offshore dei cittadini. Il nostro Paese viene dopo la Germania (con 331 miliardi di ricchezza fantasma), la Francia (277 miliardi) e il Regno Unito (218 miliardi). Per quanto riguarda però il ranking in base percentuale, al primo posto troviamo Cipro, di cui il 50% del proprio prodotto interno lordo sarebbe costituito da ricchezza offshore. A quando rimarcano le autorità, questo tipo di ricchezza riesce ad evitare i controlli fiscali. Evasione internazionale sui patrimoni e redditi personali non dichiarati rappresentano un problema serio per l'economia dell'Unione. Infatti, questi miliardi di euro fantasma si traducono in circa 46 miliardi persi dalle casse di Bruxelles.

L'entità dell'evasione fiscali sui capitali offshore

Lo studio, che analizza il periodo tra il 2004 e il 2016, "per la prima volta stima la ricchezza offshore degli europei e le perdite per gli Stati", ha spiegato l'ex Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Pierre Moscovici, presentando il report. "I dati confermano prima di tutto l'ampiezza del fenomeno: nel 2016 1,5 trilioni di asset erano detenuti offshore da ricchi residenti in Europa, che significa 46 miliardi di gettito persi. Questi soldi si sarebbero potuti usare per scuole e ospedali, e questo è semplicemente inaccettabile", ha aggiunto il Commissario sottolineando che i capitali offshore si concentrano maggiormente nelle economie più grandi dei Paesi membri. La ricchezza fantasma che Germania, Francia, Regno Unito e Italia detengono in paradisi fiscali rappresenta, nel suo insieme, il 65% di tutta la ricchezza offshore dell'Europa. Il report precisa che le stime riportate includono diverse modalità di evasione: sulle rendite da capitali, sul reddito da lavoro, sulla ricchezza. Inoltre, i modi più comuni per celare i capitali al fisco comprendono trasferimenti di cash attraverso i confini, ricevute fittizie di beni e servizi, pagamenti a banche offshore per servizi transnazionali.

Le raccomandazioni dell'Ocse

Si tratta di entrate mancanti che non contribuiscono al bilancio degli Stati membri. Per questo motivo l'Ocse, diversi anni fa, ha adottato il Common Reporting Standard, cioè un sistema che supporta lo scambio di informazioni e dati sui conti all'estero e attività finanziarie tra gli Stati membri. Guerrìa ha sottolineato l'importanza di strumenti di questo tipo, che hanno già permesso di recuperare centinaia di miliardi di euro: "Abbiamo avviato prima lo scambio di informazioni su richiesta, ora c’è lo scambio automatico, che coinvolge 100 giurisdizioni nel mondo. Vuol dire che se viene aperto un conto ai Caraibi, si informa immediatamente il ministero delle Finanze del Paese di residenza della persona che ha aperto il conto.

Sono già avvenuti scambi di informazioni relativi a 50 milioni di conti correnti bancari, che valgono complessivamente 5mila miliardi di euro, vale a dire un terzo dell’economia Usa. Sono stati recuperati per ora 102 miliardi di euro di tasse, e 25.000 tax ruling sono stati resi pubblici. Inoltre, i depositi nel Centri finanziari internazionali si sono ridotti di un terzo, non c’è più un posto per nascondersi". Inoltre, ha sottolineato il segretario generale dell'Ocse, secondo i report che analizzano l'attività di scambio di informazioni avvenuta nel 2019, questa sarebbe cresciuta del 36% rispetto all'anno precedente: un dato che mette in luce l'efficienza del sistema e la volontà degli Stati membri di affidarsi allo strumento per combattere l'evasione. Infine, per il 2020 questo dovrebbe espandersi anche all'Albania, Ecuador, Kazakhstan, Maldive, Nigeria, Oman e Perù.

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