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“La crisi dei mercati rientrerà a breve”: l’analisi dell’economista dopo l’operazione Ubs-Credit Suisse

L’intervista di Fanpage.it a Elena Carletti, professore ordinario di finanza all’Università Bocconi, su salvataggio Credit Suisse da parte di Ubs: “I mercati devono avere il tempo per digerire queste informazioni, vedremo oscillazioni ancora per qualche giorno. Le banche italiane sono sane, razionalmente dovrebbe tutto rientrare a breve”.
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Intervista a Elena Carletti
professore ordinario di finanza all’Università Bocconi.
A cura di Ida Artiaco
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"I mercati devono avere il tempo di digerire le informazioni, in particolare in momenti di panico e nervosismo come quelli che stiamo vivendo. L'apertura di ieri è stata negativa, ma poi c'è stata una ripresa. È normale che ci siano queste oscillazioni, che potrebbero ancora verificarsi nei prossimi giorni. Credo, tuttavia, che non ci saranno rischi per la banche italiane, che sono solide".

Così Elena Carletti, professore ordinario di finanza all’Università Bocconi, dove dirige l’Unità di ricerca "Banking, Finance and Regulation", ex presidente dell’European Finance Association, ricercatrice alla Bundesbank e membro del panel di esperti sulla supervisione bancaria al Parlamento Ue, ha spiegato a Fanpage.it perché dopo l'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs le Borse abbiano reagito in maniera altalenante. Dopo l'apertura negativa di ieri, già questa mattina le Borse europee cercano di consolidare i rialzi strappati nell’ultima parte della seduta di ieri.

Prof. Carletti, perché dopo l'intervento della Banca entrale svizzera si è reso necessario anche quello di Ubs?

"Cominciamo col dire che il problema di Credit Suisse inizia due anni fa, quando c'è stata una forte esposizione rispetto a due istituzioni, che erano da una parte Greensill e dall'altra Archegos. Hanno fatto svariati miliardi di perdite, in seguito ai quali hanno cambiato anche vari amministratori delegati e presidenti.

Con l'ultimo, che è entrato solo otto mesi fa e guarda caso veniva da Ubs, avevano messo in atto un piano di ristrutturazione della banca che però non aveva ancora portato grandi frutti. E poi il 2022 era stato un anno di perdita. Se guardiamo al sistema bancario nel suo complesso, le banche sono state altamente profittevoli nello stesso periodo. Questa cosa ha fatto sì che quando poi è scoppiato in America il caso delle piccole banche, e quindi appena c'è stata una debolezza nel settore bancario, gli investitori si sono innervositi e hanno posto l'attenzione sull'altra banca debole, che era per l'appunto Credit Suisse".

Prof.ssa Elena Carletti.
Prof.ssa Elena Carletti.

E poi cosa è successo? 

"La Banca Centrale Svizzera è intervenuta fornendo liquidità ma il problema di Credit Suisse è molto diverso da quello della Silicon Valley Bank, perché non è un problema di mancanza di liquidità, quanto di fondamentali della banca stessa, che non andavano più nel verso giusto: c'erano stati problemi di controlli interni, di risk management, cioè tutta una serie di avvenimenti che si protraevano nel tempo.

In una situazione nella quale ci sono problemi di fondamentali, dare liquidità da parte della Banca Centrale può dare respiro per qualche giorno o al massimo per qualche settimana ma non può essere la soluzione. Perché Credit Suisse rimane una banca debole: può cioè aiutare a ripagare i depositanti e ad evitare che la banca stessa debba vendere degli asset, ma la liquidità in sé non può aiutare a risolvere un problema che è di natura più strutturale della banca.

La liquidità dalla Banca Centrale doveva calmare la perdita di fiducia ma non ha avuto gli effetti sperati. Quindi a quel punto rimaneva da trovare una soluzione, perché all'apertura dei mercati il problema Credit Suisse fosse risolto. E devo dire sono stati velocissimi perché comunque questa è una banca complessa, molto grande e la soluzione non era proprio ovvia".

All'inizio però i mercati non hanno reagito benissimo….

"I mercati devono avere il tempo per digerire queste informazioni, in particolare in momenti di panico e nervosismo come quelli attuali. L'apertura di ieri è stata negativa, in particolare sui titoli di Credit Suisse e Ubs, ma a distanza di qualche ora sono tornati positivi.

Quindi credo che dovremmo aspettare qualche giorno per capire quali sono le reali condizioni di Credit Suisse e le vere potenziali perdite derivate dall'operazione per Ubs. Sembra che ci siano dei portafogli legati a derivati in cui potrebbero esserci delle perdite ma è stata talmente veloce l'operazione che non sono riusciti a capire le situazioni di tutti i portafogli di Credit Suisse.

Dobbiamo aspettare per capire gli sviluppi. Inoltre, sempre Ubs ha sospeso al momento il programma di riacquisto delle proprie azioni quindi gli azionisti nel breve periodo non prendono più quello che si aspettavano. L'aumento di valore derivante da questa operazione si vedrà nel corso del tempo, e anche gli investitori che si aspettavano grandi dividendi si sono visti un po' bloccati".

Queste oscillazioni che vediamo nelle Borse europee, quindi, sono normali? 

"Sì, la vera risposta dei mercati la capiremo nei prossimi giorni".

Alla luce degli ultimi avvenimenti, credo ci sia rischio contagio per le banche europee e italiane?

"Il fatto che ci sia stato un salvataggio così rapido è sicuramente una notizia super positiva per quanto riguarda il contagio, perché l'obiettivo è stato contenere il problema in pochi giorni. Inoltre, le banche anche italiane possono avere esposizioni con Credit Suisse che sono limitate. Anche la Bce ha detto che non c'è nessuna banca in Europa che abbia una grossa esposizione diretta nei confronti di Credit Suisse.

Quindi il rischio di contagio diretto si è molto contenuto. C'è poi un altro tipo di contagio, di natura più indiretta ed emotiva, che prescinde dai rapporti diretti che le banche possono avere l'una con l'altra. Ma credo che l'operazione di cui abbiamo parlato prima aiuti anche quest'altra fonte di contagio.

Non dimentichiamo poi che le banche italiane sono banche molto diverse da Credit Suisse, non sono banche di investimento, hanno forti capitali e liquidità e a parte qualche piccola eccezione sono sane. La stessa Ubs, in questi anni che Credit Suisse ha avuto problemi, non è stata toccata. Le banche italiane, in particolare quelle grosse, non hanno niente in comune con Credit Suisse o anche con Silicon Valley Bank. Razionalmente dovrebbe tutto rientrare a breve".

Ieri anche Lagarde ha rassicurato, affermando che la Bce ha accolto "con favore l’azione rapida e le decisioni prese" su Credit Suisse…

"Sì, c'è solo una cosa rispetta alla quale questa fusione ha creato un po' di confusione. È un punto un pò tecnico ma è importante capirlo: in questa operazione è successo che gli azionisti prenderanno qualcosa, nonostante siano stati pesantemente colpiti, mentre i detentori di quei titoli che si chiamano in gergo tecnico Additonal Tier 1, cioè titoli che sono leggermente più senior rispetto agli azionisti base, perderanno tutto.

Questa cosa ha creato confusione e malumore nelle istituzioni europee perché abbiamo speso più di 15 anni nel disegnare un sistema di passività bancarie dove ci siano chiare regole di seniority quindi ci sono gerarchie nell'ambito dei creditori per cui alla fine i depositanti non vengono mai colpiti.

Prendendo questa decisione le autorità svizzere hanno in realtà invertito questo principio perché i creditori più junior avranno più denaro rispetto ai senior e questo è importante perché potrebbe cambiare il modo in cui gli investitori investiranno in banca e quindi la struttura della passività delle banche stesse. Ma stiamo comunque parlando di strumenti, quelli AT1, che sono altamente rischiosi e subordinati e detenuti da operatori sofisticati".

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