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Dove si spenderà meno per andare in vacanza, in Italia e all’estero

Ivana Jelinic, presidente Fiavet: “Se si scelgono mete fuori dai classici circuiti turistici si può risparmiare. Penso ad esempio alle aree interne, dove i prezzi sono calmierati e si possono fare vacanze risparmiando qualcosa. Mi riferisco, ad esempio, al centro Italia, in particolare a regioni come Umbria, Marche e Abruzzo”.
A cura di Davide Falcioni
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Castelluccio di Norcia, nel Centro Italia
Castelluccio di Norcia, nel Centro Italia

Due anni di pandemia, una guerra ai confini dell'Europa e una crisi economica devastante alle porte: se c'è un settore che sta facendo letteralmente salti mortali è quello del turismo, piegato da un'emergenza dietro all'altra ma ancora in piedi, pur tra mille difficoltà. I numeri parlano chiaro: rispetto al periodo pre Covid sono state chiuse più del 20% delle agenzie di viaggio e ora è a rischio un ulteriore 10% a causa del conflitto in Ucraina. Milleottocento imprese del settore sono state costrette ad abbassare le saracinesche e 10mila lavoratori e lavoratrici hanno perso una fonte di reddito che, prima della pandemia, sembrava tra le più sicure in assoluto. La perdita di fatturato per il settore si aggira intorno al 95% e le prospettive future non sembrano rassicuranti. La pandemia non è finita, la guerra rischia di durare ancora a lungo e l'inflazione galoppa. In questo quadro, tuttavia, migliaia di operatori turistici stanno rialzando la testa, come spiega a Fanpage.it Ivana Jelinic, presidente Fiavet, Federazione Italiana Associazioni Imprese di Viaggi e Turismo.

Ivana Jelinic
Ivana Jelinic

Dottoressa, sono stati anni difficili.

Molto, ma la macchina si sta finalmente riavviando seppur con molte difficoltà, perché la pandemia si fa ancora sentire e nel frattempo è arrivata la guerra con il suo ulteriore carico di problemi. Negli ultimi due anni abbiamo perso il 90/95% del fatturato, hanno chiuso oltre il 20% delle imprese, e questo è stato un dramma perché 10mila persone sono rimaste letteralmente a piedi. Un numero enorme, ma se n'è parlato poco o niente e non sono state aperte vertenze nazionali perché a chiudere sono state migliaia di piccole attività "invisibili" dislocate su tutto il territorio nazionale. Eppure, numeri alla mano, è come se avesse chiuso una grande azienda italiana.

I governi vi hanno adeguatamente supportati?

Nella primissima fase dell'emergenza Covid c'è stato un significativo stanziamento di aiuti, dopodiché gli interventi sono stati talmente modesti da non riuscire in alcun modo a sostenerci e scongiurare le chiusure. Purtroppo, a meno che la situazione non migliori significativamente nei prossimi anni, non riusciremo a recuperare quei 10mila posti di lavoro persi.

Nel bel mezzo della pandemia è arrivata la guerra. Cosa è significato per il settore turistico?

L'ennesima batosta. Il turismo russo viene interamente veicolato tramite gli operatori turistici, e questo sta portando ripercussioni estremamente pesanti: centinaia di aziende negli ultimi anni si erano specializzate esclusivamente sul mercato russo facendo investimenti enormi in quel Paese per poter garantire una massiccia presenza russa in Italia. Queste aziende ora sono completamente a terra. Pensiamo che l'invasione dell'Ucraina sia stata ingiustificabile, ma non c'è dubbio che le sanzioni hanno avuto conseguenze sulla nostra economia, e in particolare sul settore turistico: stiamo pagando un prezzo altissimo per scelte non nostre e spesso neanche dei nostri clienti. Voglio ricordare che il turismo russo non è composto solo da magnati a oligarchi filo-governativi, ma anche tante persone normali. E non nascondiamoci, da centinaia di turisti molto benestanti che in certi frangenti hanno fatto pezzi di fortuna del nostro mercato.

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In questo quadro sono aumentati i prezzi per chi decide di fare una vacanza. Come mai?

L'aumento è motivato sostanzialmente dall'incremento dei costi vivi. Il caro energia ha un impatto enorme soprattutto sulle strutture ricettive, che sono molto energivore, mentre il carburante ha fatto lievitare il costo dei trasporti. Poi c'è l'inflazione. Il risultato è che un nostro cliente oggi spende per viaggiare molto più di un anno fa: parliamo di un incremento variabile tra il 20 e 40%.

Ci sono in Italia località più convenienti rispetto alle altre?

Se si scelgono mete fuori dai classici circuiti turistici si può risparmiare. Penso ad esempio alle aree interne, dove i prezzi sono calmierati e si possono fare vacanze alternative e molto belle risparmiando qualcosa. Mi riferisco, ad esempio, al centro Italia, in particolare a regioni come Umbria, Marche e Abruzzo molto più economiche della Toscana o della Puglia ma altrettanto affascinanti.

E all'estero?

L'aumento dei prezzi sull'estero risente prevalentemente dell'aumento del costo del carburante per il trasporto aereo. Tuttavia ci sono destinazioni come Egitto, Turchia e Tunisia dove ancora il rapporto qualità-prezzo è assolutamente interessante.

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