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Dote a 18enni con tassa di successione, Franco frena: “Governo deve ancora definire riforma Fisco”

Il ministro dell’Economia Daniele Franco frena sulla proposta del Pd di dare una dote ai diciottenni, finanziandola con un aumento della tassa di successione: “Il governo non ha ancora definito la sua proposta di legge delega sul fisco, anche perché attende le risultanze dei lavori delle commissioni parlamentari. A maggior ragione non è entrato nel merito di proposte relative a singole misure”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministro dell'Economia Daniele Franco ha ribadito che per il momento il governo non è intenzionato a studiare l'aumento della tassa di successione, per dare risorse, vincolate, a circa 280mila diciottenni ogni anno.

"Il governo non ha ancora definito la sua proposta di legge delega sul fisco, anche perché attende le risultanze dei lavori delle commissioni parlamentari. A maggior ragione non è entrato nel merito di proposte relative a singole misure", ha detto durante il question time alla Camera, rispondendo a un'interrogazione di FdI sulla proposta, avanzata dal Partito democratico. L' aumento dell'imposta di successione, che riguarderebbe i patrimoni sopra i 5 milioni di euro, servirebbe a istituire una "dote" di 10mila euro a favore dei diciottenni.

La proposta di legge delega sulla riforma del fisco verrà approvata dal Consiglio dei Ministri entro il 31 luglio. "Non è bene – ha detto Franco – intervenire su singole componenti del sistema fiscale, in quanto queste devono inserirsi in un disegno complessivo e concorrere alla finalità generalità del sistema fiscale" ovvero "crescita, equità e contrasto all'evasione".

Iv vuole includere medie e grandi imprese nella platea del dl Sostegni

Il ministro ha risposto a un'interrogazione di Italia viva a proposito delle iniziative per includere le medie e grandi imprese italiane nella platea dei beneficiari dei contributi previsti dal dl Sostegni, al fine di favorire la ripresa economica.

"Il dl Sostegni approvato dal Parlamento reca misure per supportare gli operatori economici danneggiati negli ultimi mesi – ha detto il deputato di Iv Davide Bendinelliriconoscendo loro un contributo economico a fondo perduto. La platea è stata però fortemente circoscritta, escludendo le medie e le grandi imprese che hanno dichiarato più di 10 milioni di euro di ricavo. In Italia 62mila imprese che generano il 40% del Pil a livello nazionale nazionale, e 3600 imprese che danno occupazione al 21% della forza lavoro. Chiediamo se si intenda modificare la platea dei beneficiari, per superare il limite di 10 milioni di fatturato del 2019″.

"La soglia per gli interventi a fondo perduto è stata portata da 5 a 10 milioni con il decreto legge n.41 – ha detto Franco – Nel decreto numero 73, appena pubblicato, si conferma il limite dei 10 milioni ma si prevede che esso possa essere elevato a 15 milioni, ove emergano risorse non utilizzate per l'erogazione dei contributi per le partite Iva fino a 10 milioni. A tale intervento confluirebbero anche le eventuali risorse non utilizzate nell'ambito dell'articolo 1 del primo decreto Sostegni, per le quote eccedenti l'importo di 3,150 miliardi", ha spiegato il titolare di via XX Settembre.

"Noi di Iv – ha replicato Sara Moretto (Iv) evidenziamo come il tetto di 10 milioni di fatturato, che non è il guadagno, rappresenti un limite che rischia di penalizzare imprese che non sono definibili come grandi, che operano in settori particolarmente colpiti dalla pandemia e che rischiano di non riprendersi. Chi fattura oggi 10 milioni di euro? Il gestore di due alberghi, la catena di profumeria, le imprese delle edilizia".

"Non stiamo parlando di grandi colossi della finanza, ma di imprese che occupano doinne e uomini, che contribuiscono al Pil italiano, che rappresentano il Made in Italy italiano e che non sempre superano i 50 dipendenti. La nostra richiesta non giunge oggi, è stata oggetto di una riflessione e richiede ovviamente lo stanziamento di nuove risorse. Lei ci conferma che eventuali risorse non utilizzate da altri bonus verranno indirizzate alle imprese con più di 10 milioni di fatturato. Da un lato potrebbe significare che le imprese non erano così in difficoltà oppure che le risorse stanziate sono in eccesso rispetto alle reali necessità. In ogni caso è necessario pensare a nuove risorse e nuovi stanziamenti".

Quando ha pesato il lockdown

Il ministro ha poi risposto a un'altra interrogazione sugli effetti economici generati dalle riaperture delle attività commerciali e sulla riduzione di prodotto interno lordo imputabile all'adozione di misure di confinamento per l'emergenza pandemica, del deputato leghista Claudio Borghi: "Il 29 febbraio del 2020 il suo predecessore mentre annunciava le misure di lockdown stringente annunciava 3,6 miliardi per ristorare le attività produttive. Quanto è stato il costo del lockdown in termini di perdita di Pil e quanto abbiamo guadagnato iniziando a riaprire?".

"La maggior parte delle valutazioni disponibili si riferiscono alla prima fase della pandemia. Le stime della Banca d'Italia mostrano che ogni settimana di blocco comporta una riduzione di Pil annuale dello 0,5% – ha detto Franco La quantificazione nella seconda e terza ondata è più complessa. Il Mef ha sviluppato una valutazione: le restrizioni sui servizi nel quarto trimestre 2020 hanno pesato sul valore aggiunto settoriale per il 6,6%, per poi salire all'8,2%, nel primo trimestre del 2021. L'allentamento in corso ridurrà le restrizioni al 5,9% nel secondo trimestre di quest'anno, e all'1,7% nel terzo trimestre. Occorre però fare una precisazione: le stime citate non costituiscono una stima del costo del lockdown calcolano la perdita meccanica di Pil rispetto a uno scenario senza pandemia, senza includere gli effetti indiretti delle chiusure. La corretta valutazione di questo costo dovrebbe tenere conto del fatto che senza misure di contenimento, e con il conseguente aggravamento delle condizioni epidemiologiche, le difficoltà per l'economia sarebbero state molto significative. In tutti i Paesi è sempre stato cruciale il bilanciamento tra effetti restrittivi immediati delle misure da un lato e i costi sanitari e i possibili economici futuri che ci sarebbero state in assenza di misure di contenimento".

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