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Confermato lo sciopero del 9 dicembre nella pubblica amministrazione: a rischio trasporti e scuole

Mercoledì 9 dicembre sciopera la pubblica amministrazione: a incrociare le braccia saranno i dipendenti pubblici che chiedono un rinnovamento della Pa ma anche dei loro contratti. A rischio i trasporti pubblici e la scuola, oltre ai servizi erogati dai comuni. Continuano le proteste contro lo sciopero, definito “inopportuno”. Ma i sindacati tirano dritto.
A cura di Stefano Rizzuti
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Confermato per la giornata di domani, mercoledì 9 dicembre, lo sciopero dei lavoratori della pubblica amministrazione, che chiedono il rinnovo del contratto del settore pubblico e un suo generale rinnovamento. A Roma ci sarà anche un presidio davanti al ministero della Pubblica amministrazione. I lavoratori in servizio indosseranno un adesivo con scritto ‘Non mi fermo ma protesto’, come spiegano le federazioni di categoria. Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa spiegano le motivazioni dello sciopero di domani: “Lo sciopero è un diritto e se siamo arrivati a proclamarlo è perché su assunzioni, sicurezza, contratti non ci sono risposte adeguate”. Lo sciopero di domani potrebbe riguardare i trasporti pubblici, ma anche la scuola e le attività relative ai comuni e alle province.

L’appuntamento di domani viene confermato nonostante la convocazione fissata per il 10 dicembre con la ministra della Pa, Fabiana Dadone. Secondo i sindacati la convocazione è arrivata troppo tardi: “Se il governo voleva, poteva convocarci prima”, afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Dello stesso parere Annamaria Furlan, della Cisl: “Il governo non ha voluto fare il confronto e la convocazione della ministra Dadone è molto ‘General-generica’”.

Lo sciopero è stato criticato da più parti, a partire dal Movimento 5 Stelle secondo cui le motivazioni della proteste sono state superate con i soldi stanziati per il rinnovo dei contratti pubblici in legge di Bilancio. Anche Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, critica la decisione dei sindacati parlando di scelta “incomprensibile e indecente e alimenta lo scontro sociale”. Anche il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, critica la decisione dei sindacati: “In un momento come questo non è la strada corretta. I lavoratori del pubblico impiego sono quelli che in questo Paese hanno sofferto meno”.

Dichiarazioni criticate da Furlan: “Siamo di fronte a persone, come gli operatori sanitari, che hanno pagato un tributo terribile anche in termini di morti per essere stati a fianco dei cittadini: ma come si permettono di dire queste cose?”. Il Garante sugli scioperi ha invece chiesto ai sindacati di “adottare ogni misura, anche straordinaria, ritenuta utile a mitigare e contenere i disagi per i cittadini, già profondamente provati sul piano personale, economico e sociale da un'emergenza pandemica che non ha precedenti almeno nella storia recente”. Non parteciperanno allo sciopero i dipendenti pubblici impegnati nell’emergenza Covid, come per esempio i medici e gli infermieri.

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