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Don Luigi Ciotti risponde alle minacce di Totò Riina: “Non ho paura, l’impegno continua”

Il capo di Cosa Nostra, Totò Riina, intercettato nel carcere di Opera a Milano nel 2013, paragonava il fondatore di Libera a don Puglisi. Dopo tre anni e mezzo, si è svolta la prima udienza del processo per le minacce al prete antimafia: “Continueremo a difendere la libertà e a contrastare ogni forma di violenza e corruzione”.
A cura di Ida Artiaco
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Don Luigi Ciotti, fondatore dell'associazione Libera contro le mafie.
Don Luigi Ciotti, fondatore dell'associazione Libera contro le mafie.

"Ciotti, Ciotti, putissimu pure ammazzarlo". Sono queste le parole intercettate il 14 settembre del 2013 nel carcere di Opera a Milano, nel corso di una conversazione avvenuta tra il capomafia di Corleone, Totò Riina, e il detenuto Alberto Lorusso, esponente della Sacra Corona Unita pugliese. Una vera e propria condanna a morte nei confronti del sacerdote, fondatore e presidente dell'associazione Libera contro le Mafie, accusato dal boss siciliano di aver dato un contributo centrale alla legge sulla confisca dei beni, di cui proprio Libera si era fatta promotrice. A distanza di quattro anni, si è svolta lunedì 29 maggio presso il tribunale milanese la prima udienza del processo per quelle minacce al prete antimafia.

Il gip Anna Magelli si è riservata di decidere sull'opposizione all'archiviazione dell'inchiesta, aperta dopo che le intercettazioni del dialogo, depositate nel processo Stato-Mafia, sono state trasmesse per competenza territoriale da Palermo alla magistratura milanese. Ma, mentre la Procura ha presentato istanza di archiviazione, Libera, rappresentata dall'avvocato Enza Rando, ha chiesto di andare avanti nell'inchiesta "per approfondire il contesto in cui sono nate le minacce, sia per la persona che le ha pronunciate che per i riferimenti a don Pino Puglisi, prete che è stato alla fine ucciso dalla mafia". Sempre in una intercettazione del 2013, Riina aveva infatti paragonato don Ciotti a don Puglisi, oggi Beato, ammazzato da Cosa Nostra nel 1993, nel giorno del suo 56esimo compleanno.

Don Ciotti era presente oggi in aula, supportato dagli attivisti di Libera che mai lo hanno abbandonato nella sua lotta alla mafia. "Non ho paura. Sono disorientato – ha detto alla stampa il sacerdote -. Ma il nostro impegno, non quello di una singola persona ma di un insieme di associazioni, va avanti. Sarà la magistratura a valutare il profilo penale di quelle parole. Parole che per noi hanno un significato chiaro e sono minacce. Per questo continueremo a difendere la libertà e a contrastare ogni forma di violenza e corruzione".

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