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Decreto dignità, Luigi Di Maio: “80mila posti di lavoro in meno? Numero apparso nella notte”. Il Mef lo smentisce: è scontro

Il ministro del Lavoro Luigi Di Maio si scaglia contro le lobby che starebbero contrastando l’approvazione del decreto dignità: “Leggo sui giornali di stamattina che questo decreto farebbe perdere 80mila posti di lavoro. Ma non c’è scritto da nessuna parte. C’è un altro numero nella relazione che accompagna il decreto, il numero di 8mila. Ci tengo a dirvi che quel numero è apparso la notte prima che il decreto venisse inviato al Quirinale. Non è un numero messo dal governo. Quel numero per me non ha nessuna validità, perchè nessuno ha spiegato davvero cosa significava. La verità è che questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi”. Scontro con il Mef, che smentisce la ricostruzione di Di Maio.
A cura di Charlotte Matteini
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Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, si scaglia contro le lobby che starebbero lavorando sotto traccia al fine di contrastare l'approvazione del Decreto Dignità. In un video pubblicato su Facebook, Di Maio contesta le analisi che sostengono che il provvedimento genererà una perdita di decine di migliaia di posti di lavoro: "80mila è un numero che non sta da nessuna parte, mi faccio una risata. Leggo sui giornali di stamattina che questo decreto farebbe perdere 80mila posti di lavoro. Ma non c'è scritto da nessuna parte. C'è un altro numero nella relazione che accompagna il decreto, il numero di 8mila".

"Ci tengo a dirvi che quel numero è apparso la notte prima che il decreto venisse inviato al Quirinale. Non è un numero messo dal governo. Quel numero per me non ha nessuna validità, perchè nessuno ha spiegato davvero cosa significava. La verità è che questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi", prosegue il ministro del Lavoro. "Non è una cosa che ci hanno messo i miei ministeri, non è una relazione che hanno chiesto i miei ministeri e soprattutto la relazione non è stata chiesta dai ministri della repubblica", conclude Di Maio, evocando dunque una sorta di complotto ordito dalle lobby per contrastare l'approvazione del provvedimento che a breve verrà discusso in parlamento.

Di Maio affronta anche il nodo relativo alla norma che vieterebbe la pubblicità al gioco d'azzardo, spiegando che il provvedimento è necessario perché "non me ne frega niente che lo Stato fa soldi con il gioco d'azzardo legale, non me ne frega neanche niente che le squadre di calcio o i giornali hanno i loro introiti dal gioco d'azzardo, perché spendiamo miliardi di euro della sanità per disintossicare dall'azzardopatia e curare la depressione. Il minimo sindacale da fare è eliminare la pubblicità e l'abbiamo eliminato".

La smentita del Mef

Dopo il video pubblicato da Di Maio, dal Movimento 5 Stelle sono filtrati alcuni commenti. Nel mirino ci sarebbe "una manina annidata al Ministero dell'Economia o alla Ragioneria dello Stato" e i piani alti dei 5 Stelle avrebbero intenzione di "fare pulizia", ovvero "togliere dai posti chiave chi mira a ledere l'operato di governo e M5s. Abbiamo bisogno di persone di fiducia, non di vipere", è il commento che viene fatto filtrare. Immediata e durissima la replica del Ministero dell'Economia, che mentisce la ricostruzione di Luigi Di Maio: "Le relazioni tecniche sono presentate insieme ai provvedimenti dalle amministrazioni proponenti, così anche nel caso del decreto dignità, giunto al Mef corredato di relazione con tutti i dati, compreso quello sugli effetti sui contratti di lavoro della stretta anti-precari. La Ragioneria generale dello Stato prende atto dei dati riportati nella relazione per valutare oneri e coperture". Nessun intervento esterno, dunque, e anzi la cifra "incriminata"era già presente nel testo arrivato dal ministero dello Sviluppo e sarebbe frutto di un'elaborazione dell'Inps.

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