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Debito pubblico e rischio default: cosa succede agli Stati Uniti?

La crisi economica sta investendo in pieno il colosso statunitense, anche la patria del libero mercato è alle prese con un enorme debito pubblico. Se non si troverà un accordo entro il 2 agosto, il rischio fallimento diventa concreto.
A cura di Antonio Palma
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Riunione per l'accordo sul debito pubblico USA

La crisi economica mondiale non ha confini, non guarda in faccia nessuna, neanche le potenze più grandi in campo politico ed economico, nemmeno la patria del libero mercato, gli Stati uniti d’America, è immune da una delle crisi più gravi dopo quella del ’29. La causa primaria che sta travolgendo le economie di tante nazioni come Grecia, Spagna e Italia si chiama debito pubblico.

Anche l’amministrazione Obama è alle prese con un debito pubblico non più sopportabile, neanche per una Nazione con un potere economico come quella americana. Le soluzioni al problema non sono affatto condivise e il Presidente è alle prese con il Parlamento spaccato in due, da una parte i Repubblicani alla Camera, dall’altra i democratici al Senato.

I primi che storicamente non vedono di buon occhio un rialzo delle tasse, ora propongono un taglio di spese limitato a mille miliardi e un rialzo del tetto del debito, che permetterebbe al Paese di respirare fino alla fine del 2011, il partito del Presidente, invece, propone un taglio di 2.400 miliardi di dollari, con riduzioni delle spese sociali e l'eliminazione degli sgravi concessi da George Bush ai contribuenti più ricchi per alzare il tetto del debito fino al 2013.

Molto probabilmente alle spalle ci sono anche motivi politici, per spostare o meno i sacrifici nel periodo della campagna elettorale presidenziale. Un’ipotesi di accordo è arrivata anche dall’ex Presidente Bill Clinton, che propone di rispolverare una legge di guerra che consenta al presidente la facoltà unilaterale di alzare il tetto del debito. Per il momento l’accordo però è lontano e le due ipotesi di manovra rimangono incompatibili tra loro gettando ancora più confusione nei mercati finanziari. Il termine ultimo per il tesoro statunitense per emettere bond e autofinanziarsi è fissato al 2 agosto oltre il quale, se la situazione non si risolve, tecnicamente sarebbe fallimento, con conseguenze disastrose per tutta l’economia mondiale.

Intanto l’agenzia di rating moody ha di nuovo declassato la Grecia portandola appena sopra il livello che indica il default nonostante il piano di aiuti deciso dall'Ue la scorsa settimana. Entrambi i rischi di fallimento greco e americano stanno trascinando al ribasso tutte le borse, sia quelle europee che quelle asiatiche, non bisogna dimenticare, infatti, che buona parte del debito americano è stato comprato proprio dalla potenza asiatica cinese che rischia di essere trascinata giù.

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