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Ddl anti corruzione, processi a rischio?

Con le nuove norme approvate alla Camera in materia di corruzione e concussione, sono in molti a temere uno stop ai processi in corso, dal caso Penati al processo Ruby a carico di Berlusconi, ma certezze arriveranno solo dopo il voto al Senato.
A cura di Antonio Palma
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Ddl anti corruzione, processi a rischio?

La Camera ha appena approvato il ddl anticorruzione voluto dal Ministro Severino che ora dovrà passare al Senato dove in molti hanno chiesto modifiche anche importanti al testo. Ad ogni modo il disegno di legge così com'è introduce molte novità nel codice penale per quanto riguarda i reati di corruzione e concussione e sono in molti a sostenere che le modifiche effettuate mettono a rischio la tenuta di molti processi anche eccellenti. A Montecitorio ad avanzare per primi l'ipotesi di favoritismi, cercati o meno, sono stati i deputati del Pdl che vedono nell'abbassamento dei tempi di prescrizione per il reato di concussione per induzione un rischio soprattutto per il processo Penati. In realtà l'ex vicepresidente del consiglio regionale lombardo nonché ex sindaco di Sesto San Giovani è accusato di vari reati, tra cui il finanziamento illecito e la corruzione, ma solo sulla concussione potrebbe ottenere un forte vantaggio sulla prescrizione in modo da estinguere quel reato.

La trasformazione del reato di concussione e la prescrizione più breve – Il ddl anticorruzione, infatti, per il reato specifico prevede la trasformazione in «indebita induzione a dare o promettere utilità» con uno scorporo in due fattispecie tra cui quella che prevede la sanzione anche del privato indotto(precedentemente considerata solo vittima) oltre che del pubblico ufficiale. Inoltre previsto un abbassamento della pena da 4-12 anni a 3-8 anni che porta a una conseguente prescrizione più corta, con le nuove regole, infatti, il reato si estinguerà in 8-10 anni. Questa modifica è stata criticata aspramente anche da Antonio Di Pietro che vede nella scelta di punire anche il privato un pericolo per numerosi casi in cui l'indotto per paura di dover pagare due volte non sporgerà denuncia né collaborerà con la giustizia e i magistrati se scoperto.

Il processo  Ruby e la continuità normativa – Ancora più controverso è il caso del processo Ruby sul quale molti prospettano un allungamento dei tempi per vari motivi. Innanzitutto resta ancora da chiarire se c'è "continuità normativa" tra il vecchio e il nuovo reato come dicono ad esempio gli estensori del testo, gli avvocati Severino e Bongiorno, oppure no, come sostengono altri giuristi. Inoltre anche qui c'è un abbassamento dei tempi della prescrizione per l'imputato Silvio Berlusconi accusato di aver indotto indebitamente la questura al rilascio della giovane ragazza marocchina, anche se non sembra in pericolo il giudizio finale del Tribunale. Il reato, a differenza di Penati infatti, è stato scoperto immediatamente ed è in fase avanzata anche il Processo e dunque i tempi per i tre gradi di giudizio dovrebbero essere sufficienti. In molti però paventano il rischio che gli avvocati approfittino delle nuove normative proprio per allungare ulteriormente i tempi ponendo alcune questioni di ordine giudiziario, ovvero come collocare i vecchi reati in corso di giudizio nelle nuove fattispecie. In questo caso effettivamente per sapere chi ha ragione, bisognerà aspettare la Cassazione, con conseguenze deleterie sui tempi dei processi.

Il ddl anticorruzione potrebbe influenzare però anche i tempi di numerosi altri processi, dal caso del Cardarelli di Napoli al processo sulla P4, sempre nel capoluogo partenopeo, o quello sulla sanità pugliese del ‘sistema Tarantini'. A complicare le cose, infatti, anche l'introduzione del nuovo reato di traffico di influenze, mal accettato da una parte dell'Aula di Montecitorio  che per questo potrebbe stravolgere alcuni punti del testo al Senato facendo crollare tutte le analisi sui processi fin qui portate avanti.

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