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Vent’anni fa usciva “No logo” di Naomi Klein, libro simbolo del movimento no-global

Nel dicembre del 1999 Naomi Klein pubblicava “No Logo”, libro che raccontava il modo in cui le marche hanno sostituito la fabbrica nel capitalismo contemporaneo. In vent’anni, è stato tradotto in più di trenta lingue e ha venduto oltre un milione di copie, ma soprattutto il capitalismo è andato ben oltre le previsioni della scrittrice e attivista canadese.
A cura di Redazione Cultura
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"No logo" di Naomi Klein uscì sul finire del 1999 in Canada e sin da subito divenne un manifesto contro la globalizzazione. Con questo volume (che in Italia uscì nel gennaio del 2000) abbiamo imparato a conoscere il mondo "no-Global" e l'attivismo politico di quegli anni che era sconfinato nel movimento di Seattle del 1999 e che al G8 di Genova del 2001 subì un colpo senza precedenti, frutto della reazione a quel movimento che cercava di organizzarsi e proporre un'alternativa reale al nuovo capitalismo che si affacciava sulle soglie del ventunesimo secolo. In vent'anni, "No Logo" di Naomi Klein, la studiosa canadese che lo scrisse, è stato tradotto in oltre 30 paesi, diventando a suo modo un classico e di certo un bestseller internazionale, vendendo oltre un milione di copie.

20 anni di "No logo": aveva ragione la Klein?

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Nei mesi e negli anni successivi alla sua uscita fu oggetto di dibattito e aspre critiche, come quelle che gli furono rivolte da "The Economist", il prestigioso settimanale britannico, che criticò duramente la lettura scelta dalla Klein, in particolare quella che contrapponeva in maniera "fondamentalista" il destino delle classi lavoratrici al mercato. Vent'anni dopo, con l'affermazione delle nuove, tecnologiche e pervasive forme di espansione del mercato nella vita e nelle relazioni sociali di ciascuno, possiamo dire che è andata persino peggio di come prevedeva la Klein.

"No logo" e le influenze sulla cultura di massa

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Un altro aspetto da sottolineare, a distanza di due decenni dall'uscita di questo libro, sono le influenze che "No logo" ha esercitato sulla cultura di massa. Nel suo libro la Klein attaccò duramente la cultura dei consumi di massa, orientata alle marche e al loro strabordante esito nel nostro sistema economico e sociale, in particolare analizzò un’economia dove sono soprattutto le marche a produrre il valore economico, così come nel capitalismo industriale a svolgere lo stesso compito era la fabbrica. Tutti motivi per cui "No logo" vent'anni fa divenne una sorta di faro per intellettuali e artisti dell'epoca. A tal punto che una delle band più famose al mondo, i Radiohead, dichiararono di essersi lasciati ispirare da questo libro per realizzare alcuni brani dei dischi "Amnesiac" e "Kid A".

La risonanza del libro scritto dall'autrice e attivista canadese fu talmente grande, inoltre, da costringere Nike a rispondere punto per punto alle accuse di sfruttamento mosse nel volume simbolo del movimento "No Global." Il libro della Klein vinse il premio National Business Book Award canadese del 2000 ed il Prix Médiations francese del 2001.

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